Giuseppe Delle Vergini
San Marco in Lamis, mercoledì 13 febbraio 2019 - Ecco la 6° puntata di un racconto lungo - o romanzo breve - scritto da Giuseppe Delle Vergini anni fa. Lo stesso racconto è stato ispirato da un fatto di cronaca nell'infinita tensione che esiste tra israeliani e palestinesi e ha sullo sfondo la Shoah. E' la ricerca di un dialogo che vede la differenza di età dei protagonisti, la loro sofferenza e la passione per il bello e il buono, come può essere la musica, come elementi positivi per costruire la pace.
XI
Le lezioni con Omar proseguivano regolarmente anche se, per il clima di tensione che si era creato, più di una volta giunse in ritardo. Ma Omar era un ragazzo coscienzioso. Partiva con ore di anticipo pur di essere da Ilda puntuale. Faceva progressi giorno dopo giorno. Il suo impegno e la sua costanza stavano dando i loro frutti. Era contenta, soddisfatta. L’incontro con quel ragazzo le aveva dato un nuovo entusiasmo, si sentiva come ringiovanita al punto da restarne lei stessa meravigliata. Erano i suoi amici a farglielo notare.
- Da qualche tempo sei come rifiorita e ti è venuta fuori l’energia di quando giravi il mondo per fare concerti…- le dicevano.
Già, i concerti. Aveva viaggiato suonando nei teatri e nelle sale di musica più prestigiosi del mondo. Ogni volta un successo. Era stata la terapia giusta per riconciliarsi con la vita dopo l’orrore del lager. Poi si era stancata e, all’apice della sua carriera, aveva preferito ritirarsi a vita privata rifugiandosi a Gerusalemme “per invecchiare in pace nella Terra promessa” come diceva lei. Anche se di pace, in verità, ne aveva vista ben poca. Le accadeva che quando Omar suonava alla porta si emozionava come una nonna che sta per rivedere il nipote prediletto. Insieme alle lezioni di musica proseguivano quelle di italiano.
- Così quando diventerai famoso e andrai a suonare a Roma, farai bella figura! - diceva Ilda.
Omar si divertiva e se qualche volta arrivava col volto scuro, dopo aver suonato con Ilda, fatto la doccia e assaggiato le torte che da un po’ di tempo la donna gli preparava come “sostegno energetico alla musica”, ritornava ad essere sereno. In quei momenti prevaleva il suo essere un fanciullo e sul volto scompariva la durezza di chi era cresciuto troppo in fretta, non certo per sua scelta. Con discrezione a volte Ilda chiedeva ad Omar cosa facesse quando era a casa.
- Aiuto la mamma nelle faccende domestiche, poi gioco in strada con i miei amici…
Ma nient’altro, il ragazzo era di poche parole. Ilda in cuor suo sperava che giocare con gli amici non significasse andare a tirare pietre contro i soldati e i carri armati israeliani, come vedeva fare in tv, o peggio, partecipare a lezioni di terrorismo come leggeva sui giornali. Sapeva che gli estremisti palestinesi reclutavano i futuri kamikaze soprattutto tra i ragazzi più giovani, perché più facilmente influenzabili. Aveva letto che si diventava terroristi anche per soldi: per ogni martire, così loro chiamavano gli uomini-bomba che seminavano strage in Israele, alcuni governi arabi donavano alla famiglia parecchie migliaia di dollari come indennizzo e riconoscenza per il gesto. E nella miseria la tentazione di abbracciare il terrorismo doveva essere grande. Questi pensieri rabbuiavano il cuore di Ilda quando la situazione politica peggiorava, le tensioni sfociavano in violenze e Omar era lontano da lei.
- Speriamo che non si cacci in qualche guaio… - continuava a ripetere a se stessa. Le sarebbe dispiaciuto perché Omar aveva la musica nel sangue e il flauto sembrava essere la chiave d’accesso alla sua anima di musicista. Ma quando si vive in stato d’assedio, con la povertà dentro casa, pensare alla musica non doveva essere facile. Di questo Ilda ne era ben cosciente.
- Io cosa farei se fossi circondata dai carri armati, se vedessi attorno a me violenza e miseria, se mi fosse impedito di lavorare o di andare a scuola, se il problema principale diventasse il cibo?
La donna si faceva queste domande ma non trovava risposta. Non era semplice per lei ebrea, darsi una risposta, anche perché Omar abitava nella zona ritenuta essere la fucina dei terroristi, di quelli che senza nessuna umanità innescavano la miccia mentre un autobus carico di ignari passeggeri stava per ripartire dopo una fermata. Non era davvero facile essere equilibrati in una simile situazione e avvicinarsi alla verità.
XII
Il muro continuava a essere innalzato assieme alla sua logica di voler separare due mondi. Le polemiche crescevano giorno dopo giorno. Per Israele esso rappresentava un mezzo di tutela e di difesa dagli attacchi terroristici, era una necessità di sicurezza nazionale. Per i palestinesi e i pacifisti, quel muro rappresentava la violazione dei diritti dell’uomo e la questione era finita davanti all’Alta Corte di Giustizia dell’Aja. In Europa ricomparivano i segnali di antisemitismo che sessant’anni prima, sottovalutati, avevano dato il via alle persecuzioni nazifasciste. La tensione in Israele non accennava a diminuire. Gli autobus continuavano a saltare in aria e i caccia a fare voli punitivi nei territori palestinesi. L’unico risultato certo erano i morti. Ilda un giorno che si trovava in centro tra la confusione del traffico e della gente, era stata attratta dal suono di un flauto. Seguendo la musica improvvisamente si era trovata davanti Omar intento a suonare un brano provato due giorni prima insieme e lei. Stava cercando di raccattare qualche spicciolo. Restò senza parole, comunque turbata. Fece appena in tempo a fermarsi e a confondersi tra i passanti per non farsi notare dal ragazzo. Omar indossava i suoi abiti di sempre, un po’ malandati. Aveva lo spartito posato su un leggio di fortuna fatto col fil di ferro e suonava il flauto concentrato come quando faceva lezione con lei. Aveva dispiegato a terra il panno rosso nel quale avvolgeva lo strumento e dei passanti forse vi avevano gettato sopra delle monetine. Ilda le distingueva chiaramente, erano poche in verità. Il ragazzo suonava bene, pareva studiasse, estraneo alla gente che passava di corsa indifferente a lui e alla sua musica. Ad Ilda gli si strinse il cuore.
- E’ così che aiuti la mamma… - pensò. Lo osservò ben attenta a non farsi vedere e riconoscere. La figura piccina del ragazzo scompariva e appariva nell’andirivieni della gente. Restavano però le sue note che dal flauto volavano in aria, rimanevano per un po’ sospese per poi ridiscendere sulle persone affaccendate a rincorrere le proprie vite. Omar non guardava la gente, ma ogni tanto i suoi occhi veloci scrutavano il panno per vedere se le monete erano aumentate. Una bottiglia d’acqua sbucava dal suo zainetto. Passò una mamma con un bambino che volle fermarsi a tutti i costi, incantato dalla musica. Omar lo guardò e accennò, sempre suonando, ad un sorriso. Sua madre però aveva fretta, cercò una moneta che diede al figlio e insieme la posarono sul panno rosso. Il bambino voleva restare ancora, la musica gli piaceva ma con decisione sua madre lo strattonò via da lì, entrambi ingoiati subito dalla folla dei passanti. Si udì per un attimo il frignare del bambino subito coperto dal vociare e dagli altri rumori della strada. Quando il ragazzo terminò il brano si rinfrescò la bocca con un sorso d’acqua. Si guardò attorno per un momento, poi ricominciò a suonare. Ilda era sempre ferma ad osservarlo. Ad un tratto fermò un ragazzo.
- Ti posso chiedere un favore?
- Mi dica, signora.
- Porteresti queste monete a quel ragazzino che suona il flauto? Sai, ho una certa età e faccio fatica ad abbassarmi. Ho paura di perdere l’equilibrio…
- Non si preoccupi, signora. Dia pure a me. E stia certa che non scappo via con i suoi soldi!
Il ragazzo, forse uno studente, nel ricevere il denaro datogli dalla donna restò sorpreso dalla cifra ben consistente per essere una semplice offerta da elemosina e si avviò verso Omar. Ilda si accertò che depositasse i soldi sul panno rosso del suo allievo ma fu lesta a cambiare posto. Infatti Omar nel vedere quella cifra smise di suonare.
- Grazie! - fece sorpreso al ragazzo.
- Non devi ringraziare me -rispose l’altro - ma quella persona laggiù...- e si voltò ad indicare il posto dove aveva incontrato Ilda.
- Quale persona? - chiese Omar poiché in quella direzione c’erano solo passanti frettolosi.
- Non c’è più, è andata via. Era una signora, non la conosco. Ma ora devo scappare. Ciao! - e si allontanò. Omar cercò tra la folla la sua benefattrice, sperando di incrociare un volto conosciuto, ma non riconobbe nessuno. C’era solo gente che andava e veniva. Si chinò allora sul panno e rapido raccolse il gruzzoletto di monete accumulatosi improvvisamente. Era davvero una bella cifra. Aveva raccolto più di quanto avesse mai potuto immaginare. Per oggi poteva bastare. Ilda, che nel frattempo era entrata in un bar per evitare di incrociare lo sguardo del ragazzo, vide la gioia impressa sul volto di Omar che si allontanò dopo aver raccolto tutta la sua roba. Ordinò un caffè e attese senza fretta l’ora per ritornare a casa...
Continua
Link delle Puntate Precedenti:
1° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 26 Gennaio 2019
2° Puntata (Il Muro) Pubblicata Giovedì 31 Gennaio 2019
3° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 2 Febbraio 2019
4° Puntata (Il Muro) Pubblicata Giovedì 7 Febbraio 2019
5° Puntata (Il Muro) Pubblicata Sabato 9 Febbraio 2019