Antonio Daniele
San Marco in Lamis, lunedì 22 maggio 2023 - È perciò inerente alla società umana il diritto all'informazione su quanto, secondo le rispettive condizioni, interessa gli uomini, sia come individui che come membri di una società. Tuttavia il retto esercizio di questo diritto esige che la comunicazione sia sempre verace quanto al contenuto e, salve la giustizia e la carità, completa; inoltre, per quanto riguarda il modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti rigorosamente le leggi morali, i diritti e la dignità dell'uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro diffusione.
Non ogni conoscenza infatti giova, «mentre la carità è costruttiva» (1 Cor 8,1)”. È un passaggio del decreto conciliare Inter Mirifica sulle comunicazioni sociali che istituisce nella Chiesa la Giornata mondiale per le Comunicazioni Sociali che viene celebrata nel giorno della festa dell’Ascensione del Signore. Una giornata che non può riguardare solo gli operatori dell’informazione e dei mass- media. Una giornata che si rivolge a tutti i cristiani e attraverso di essi a tutta la società dove sono inseriti. La Giornata delle Comunicazioni Sociali ci dice la nostra responsabilità comunicativa in un mondo nuovo dove l’informazione è alla base di ogni nostra relazione.
Già i padri conciliari avevano avvertito l’importanza della comunicazione in un mondo che cambiava velocemente, tanto da emanare come primo decreto Inter Mirifica. D’altronde la Chiesa è fatta di comunicazione. Le parole sono intrise di Parola. Parlare al cuore è stato sempre la missione della comunità ecclesiale. Per questo motivo nel corso dei secoli la Chiesa è stata un passo avanti anche ai circoli culturali e letterali. Con l’avvento di internet la comunicazione ha aperto nuove sfide. La cosiddetta intelligenza artificiale pone nuovi interrogativi. Il confine tra la verità e la manipolazione è diventato sempre più labile. Papa Francesco ci avverte di questi rischi e nel suo messaggio per la 57ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali ci invita a partire dal cuore. Ogni comunicazione ha nel cuore la verità e ci aiuta a vivere la cordialità: “Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo.
Chi parla così vuole bene all’altro perché lo ha a cuore e ne custodisce la libertà, senza violarla”. Parlare con il cuore è oggi quanto mai necessario per promuovere anche una cultura di pace laddove c’è la guerra; per aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano l’odio e l’inimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile. La comunicazione non è un dialogo tra sordi. La comunicazione parte dal cuore ma ha bisogno dell’ascolto reciproco. “Solo ascoltando e parlando con il cuore puro- raccomanda Papa Francesco- possiamo vedere oltre l’apparenza e superare il rumore indistinto che, anche nel campo dell’informazione, non ci aiuta a discernere nella complessità del mondo in cui viviamo.