Grazia Galante
San Marco in Lamis, sabato 2 novembre 2019 - “In alcuni comuni della Capitanata c’è l’usanza della calza dei morti. A Trinitapoli, Sannicandro Garganico, Serracapriola, Monte Sant’Angelo ecc. si crede che i defunti la sera del 1° novembre escano dalle tombe per raggiungere i negozi di giocattoli e dolciumi per caricarsi. Poi vanno nelle case dei parenti, soprattutto dove ci sono i bambini, e nel buio della notte, senza essere visti e sentiti da nessuno, riempiono le calze, appese al camino o ai lettini. Poi passano per la cucina, illuminata da una candela o da una lampada ad olio, per ristorarsi con pane e acqua posti sulla tavola. Dopo aver compiuto questo dovere, ritornano nelle tombe.
A Foggia, Lucera, Alberona, Trinitapoli ecc., invece, c’è l’usanza di preparare un dolce denominato “il grano dei morti”, che si consuma il 1° e il 2 novembre a fine pranzo. Esso si prepara con il grano tenero bollito, il vin cotto, i chicchi di melegrane, a cui si possono aggiungere mandorle tostate e tritate, noci a pezzetti, cioccolato, nocciole e cannella. A Monte Sant’Angelo al posto del grano usano il mais. Un dolce simile al grano dei morti’ viene preparato anche a Trapani per Santa Lucia. Si chiama cuccia e si prepara con grano bollito a cui si aggiungono ceci e fave e altri ingredienti; il tutto viene aromatizzato con il vin cotto e le arance candite.” (notizie tratte da Il matrimonio e altre tradizioni popolari di Grazia Stella Elia).
Anche a Sannicandro Garganico si crede che durante la notte tra il 1° e 2 novembre i morti riprendano il corpo e sfilano in maniera ordinata e gerarchica lungo le vie del paese. Questa processione può essere vista da coloro che accendono una candela preparata con il cerume prelevato nell’arco dell’anno. Si usa anche apparecchiare la tavola con ogni ben di Dio per far cibare eventualmente i morti. I bambini appendono dietro la porta la calza per avere leccornie e dolci se sono stati buoni, cenere e carboni se sono stati cattivi. (dalla tesi di laurea di Isabella Gualano).
Preghiera rivolta alle anime del Purgatorio
Jàneme sante mija bbijate,
a cquistu munne scite state,
mprijatòrie ve truuate,
mparavise v’accustate,
prijate lu Tèrne Patre
pe lli nòstre necessetà.
Quéddi figghie e quéddi spose
che ssò ttante turmentate,
Gesù mio, che ttante amate,
cunzulàteli pe ppiétà.
Cunzulàteli, Gésù mio,
cunzulàteli pe ccaretà.
Anime sante mie beate,
in questo mondo siete state,
in Purgatorio vi trovate,
al Paradiso vi avvicinate,
pregate l’Eterno Padre
per le nostre necessità.
Quelle figlie e quelle spose
che sono tanto tormentate,
Gesù mio, che tanto amate,
consolatele per pietà.
Consolatele, Gesù mio,consolatele per carità.
Tratta da La religiosità popolare di San Marco in Lamis.
Buona Commemorazione dei Defunti a tutti.