Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, domenica 29 dicembre 2024 -  l sacchetto, non sporco, era di un colore scuro. Dentro c'erano i numeri, novanta, che non aspettavano altro che essere estratti. Per dare felicità momentanee ad alcuni giocatori muniti di cartelle consumate. Cartelle che portavano su di loro le impronte digitali di alcune generazioni. Cartelle un po' ricurve verso l'alto, e alcune sporche con gocce di olio o caffè. Numeri stampati in nero e le caselle quadrate con i bordi in rosso. Il tabellone si faceva notare: 90 numeri che davano l'idea di un tribunale dal quale venivano dispensate condanne o assoluzioni.

Il sacchetto messo a lato del tabellone e la mano del giocatore che decantava i numeri estratti dal sacchetto. E poi riprendeva a mischiare. Per coprire sulle cartelle i numeri estratti, si usavano fagioli, ceci e altri legumi (crudi) oppure dei bottoni. Era quasi tutto pronto, bisognava solo decidere il costo della singola cartella per poi mettere sul tavolo le relative vincite per l'ambo, terno, quaterna... E le estrazioni iniziavano. La mano del giocatore detentore del tabellone iniziava a mischiare i numeri nel sacchetto, per poi estrarli. I numeri estratti uscivano senza vergognarsi: era da un anno che non cadevano su una tavola imbandita dove sopra c'erano piatti e pietanze quasi del tutto consumate.

I numeri resuscitati esattamente un anno dopo prendevano posto sul tabellone e i giocatori a scrutare se quei numeri fossero sulle loro cartelle. Altrimenti si aspettava. I numeri estratti prendevano vita appena toccavano il tabellone, ogni numero lo si associava ad un personaggio o ad un evento: 25, Natale; 5, la mano; 77, le gambe delle donne e così via. Sulla tombola si potevano inventare storie straordinarie, si vinceva pochissimo, e allora ci si sbizzarriva con la fantasia. Se su una cartella c'erano, ed uscivano, il 22 e il 23 allora c'era l'accoppiata "del pazzo" e "dello scemo". E solo chi fosse esperto sul significato dei numeri, alla loro estrazione non li nominava, ma diceva: la Madonna e Nanninella (Anna, la madre della Madonna) per dire che erano stati estratti i numeri 8 e 26. Su alcune cartelle alla fine di ogni singola giocata si avevano dei quadri viventi.

Tavole imbandite: il caffè (42), il caciocavallo (88), il pane (50), il vino buono (45), i fagioli (10), il capitone (32). Oppure dei campi di battaglia: il sangue (18), I colpi d'arma da fuoco (30), le mazzate (38), il coltello (41), un uomo ucciso (62). Forse senza saperlo giocando a tombola avevamo davanti agli occhi il nostro futuro, quello che durava almeno un anno. Fino a quando non si riprendeva la tombola e si riprendeva a giocare, un anno dopo. Per sapere i numeri della nostra vita.

Mario Ciro Ciavarella Aurelio