Pinuccio La Porta
San Marco in Lamis, martedì 24 dicembre 2024 - Il termine Presepe o presepio deriva da prae (innanzi) e saepes (recinto), luogo davanti un recinto. Deriva anche dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia. Il Presepe è riferito alla nascita di Gesù Bambino. Il luogo dove nacque Gesù, secondo le Sacre Scritture, è Betlemme, sito posto a 10 km da Gerusalemme e ciò indica che stiamo parlando di Palestina, in Arabia, e di conseguenza di una penisola dell’Asia sud -Occidentale.
Premessa per avere le idee ben chiare nel momento in cui parliamo della nascita di Gesù, tanto è vero che il Presepe perenne esposto nel Convento di S.Matteo, raffigura paesaggi e costumi Arabi del tempo considerato. La domanda che ci si pone adesso è la seguente: ma il Presepe di Napoli, cioè quello che noi Sammarchesi siamo soliti andare a visitare è lo stesso di quello citato dalle fonti religiose, oppure è una … succursale?
Andiamo con ordine e piano piano ci arriviamo seguendo un preciso percorso sia storico che cronologico. In un primo momento in Italia, la scena della Creatività, in forma scultorea, venne rappresentata dallo scultore Arnolfo di Cambio (Roma, S.Maria Maggiore). Successivamente fu Giotto a raffigurare in un dipinto la Natività (Padova, Cappella degli Scrovegni). In seguito si hanno immagini della Natività ad opera di Botticelli e Piero della Francesca.
L’usanza di raffigurare il Presepe su vasta scala si deve a S. Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio ( Rieti ) dopo aver avuto l’autorizzazione a rappresentare la Natività di Gesù, da Papa Onorio III. S. Francesco era tornato da poco dalla Palestina e colpito dalla visita di Betlemme, intendeva rievocare la scena della Natività anche in Italia. Man mano la Natività, dapprima si rappresenta nelle chiese e poi, successivamente anche nelle case aristocratiche e signorili. La tradizione del Presepe si diffuse anche durante tutto il sedicesimo secolo ed arrivò nel regno di Napoli, città in cui molti autori ritengono sia nato il Presepe “moderno”.
La diffusione dell’albero di Natale non ha cancellato la tradizione del Presepe ma si è ad essa affiancata. Non voglio dilungarmi più di tanto, ma resta il fatto che nel Presepe, ogni personaggio, come ad esempio: il pastore dormiente Benino; luogo o raffigurazione hanno il loro significato metaforico e la sua logica, poiché rappresentano, nello specifico, una parte significativa della realtà nei suoi molteplici e suggestivi aspetti. Per farla corta e per farla breve, come direbbero a Roma, vi lascio qui nella speranza di aver chiarito delle idee a qualcuno, così quando si visita il Presepe di Napoli, ci si rende conto esattamente di cosa si va a vedere.
E’ ovvio che ogni regione italiana ha sviluppato nel Presepe connotati tipici del luogo, ma ciò non toglie che solo a Napoli, per la maestria e la dovizia artistica di artigiani e scultori, si è riusciti ad ottenere il meglio… ed ancora di più. Le statuine di attricette o di calciatori, esposte in bella mostra a Spaccanapoli, poco o niente hanno a che fare con le tematiche di cui sopra, ma a volte bisogna pur capire chi ha famiglia e ha bisogno di “ arrangiarsi”. Capisc’ a me!!! Oggi noi, con la globalizzazione, ci siamo ridotti a semplici spettatori e consumatori inerti e passivi dei prodotti che le multinazionali ci propinano, bombardandoci con la pubblicità e rincretinendoci a dismisura con “il pallone” ( l’oppio dei popoli), con il risultato di perdere gran parte della nostra identità storica e culturale che ci distingueva dagli altri.
Ma ricordo, con grande nostalgia, che da ragazzi, si andava nei boschi a raccogliere il muschio ( li lipp ) per fare il Presepe che, in ogni caso, riempiva la nostra anima e rallegrava il focolare domestico, con i nonni e … “la s’mmuledda” in prima fila. Il Presepe, cari amici vicini e lontani, è una cosa seria, molto seria: credetemi!!! Per il resto: pace, salute e soprattutto …allegrezza.
Con l’affetto di sempre,
Pinuccio La Porta