UDC Foggia

UDC, venerdì 10 marzo 2016 -  Un discorso ad ampio raggio. Partendo dalla lentezza nella convocazione del congresso alla necessità di ritrovare il piacere di fare politica tra la gente. Prendendo spunto dall’etologia si è fatto riferimento alla gestazione dei cetacei per spiegare la lunghezza dei tempi nell’UdC. «Un tempo si militava nella cosiddetta “balena bianca”; oggi di quella stagione politica pare ereditata solo la lunghezza della gestazione di ogni decisione. Come la balena ha bisogno di lunghe settimane per partorire, così noi abbiamo bisogno di lunghissimi mesi per convocare un congresso.»

 

Napoleone Cera, presidente del Gruppo Popolari alla Regione Puglia, è intervenuto al Consiglio nazionale dell’Udc, convocato a Roma per discutere della situazione politica nazionale e delle future iniziative del partito, tenendo come punti di riferimento la questione sociale, il lavoro giovanile e il Mezzogiorno. Nel suo intervento ha sottolineato la necessità di organizzare una risposta efficace ai problemi del Paese, ma soprattutto ha analizzato l’immobilismo del partito che non riesce a venire fuori da una discussione ostaggio dell’attendismo che, ad esempio, non consente la convocazione del congresso e una ripartenza sul territorio, puntando a recuperare la propria natura popolare. Soprattutto occorre velocizzare le procedure. «Intorno a noi c’è chi riesce a fare primarie in 50 giorni e avviare la stagione congressuale in poche settimane. Intorno a noi c’è chi utilizza il web per dare consistenza alla propria partecipazione politica. Intorno a noi si animano proposte politiche aggregative e propositive. Insomma, mentre il mondo gira, noi siamo all’anno zero», ha evidenziato Cera.

Non si può continuare a pensare di fare politica per la gente senza tenere in considerazione la gente. Ha ribadito in uno dei passaggi: «Intravedo il pericolo di un dibattito interno che tiene fuori la società, i giovani, il Mezzogiorno. Ovvero parlare dei problemi della gente, ma senza la gente. Inseguire la concretezza ma non essere concreti» e ha continuato: «Abbiamo la necessità di recuperare lo spirito che ci appartiene, ovvero occuparci dei problemi concreti del Paese, tenendo viva l’attenzione sull’impoverimento degli italiani, il lavoro giovanile, il rilancio della questione meridionale. E lo dobbiamo fare come sappiamo farlo. Senza urlare, senza alzare i toni, senza alimentare tensioni e polemiche politiche. Ma tutto questo non può bastare, serve elaborare una proposta politica e non restare a guardare l’evolversi dei tempi.»

Una proposta che deve ripartire dal Centro. «L’idea di Centro è una idea pragmatica, altrimenti è un’altra cosa. È strabismo del Centro: si punta al Centro ma si guarda da un’altra parte. Per questo abbiamo il dovere di elaborare una proposta chiara e che vada incontro alla ritrovata necessità di dare consistenza a un Centro federativo, aggregante e non dividente. Propositivo e non limitativo. Aperto a tutte quelle formazioni politiche che usano un linguaggio moderato, inclusivo e partecipativo.» Per questo ha concluso Napoleone Cera «Non possiamo consegnarci alla logica del politichese. Alle nostalgie della balena bianca. Alla gestazione elefantiaca del nostro essere in politica. Svegliamoci. Ridiamo vigore al nostro essere popolari e alimentiamo speranze di cambiamento, vero, equo, partecipativo.»