Antonio Monte da Milano
Gargano, mercoledì 2 dicembre 2015 - Sono appena tornato da Casale Monferrato, dove ho assistito presso la sala di Cinelandia alla prima del film “Un Posto Sicuro”. L’invito mi è stato offerto dai protagonisti e dal regista Francesco Ghiaccio che per l’occasione mi ha presentato Marco D’Amore e Giorgio Colangeli, due attori già affermati nel mondo del cinema e del teatro. La loro recitazione insieme a quella dell’attrice Matilde Gioli (amica di famiglia) ha portato in scena un misto di documenti, di testimonianze e di autenticità reale nel trattare la rabbia soffocata delle famiglie quando si presenta la morte annunciata e quando, nonostante vittime, non possono che restare impotenti e sbalordite di fronte a tristi sentenze.
La presenza nel film del mio nipotino, che impersonava il protagonista da piccolo, mi ha colmato ancor più di emozioni. Sono stato spettatore di un teatro dal vivo più che di un cinema. Ed ho recepito un messaggio preciso. Questo: Le molecole di amianto o meglio ancora Eternit (materiale eterno) sono le vere protagoniste del film. Coloro che inalano le micidiali fibre dell’asbesto e contraggono il mesotelioma pleurico, non hanno scampo. Esso può restare accampato nei polmoni per venti anni e quando si scatena provoca la morte a chi ne è stato contaminato. Il contagio non avviene soltanto per chi lo tratta materialmente, bensì il vero conduttore è il vento che ne divulga particelle in lontananza. È così che le killer molecole hanno ucciso centinaia di operai e tante altre persone contagiate.
L’eternit veniva utilizzato misto al cemento per renderlo più solido. Si costruivano i tetti in eternit perché resistenti all’acqua e alle intemperie, ma anche vasi per le verande e tanti altri oggetti. Il vero dramma è che in alcuni Paesi nel mondo vi sono ancora tante fabbriche che lo producono. Inoltre questo materiale è presente ancora in Italia in svariate tonnellate e anche nel mio Gargano. Questa la mia testimonianza diretta: Luglio 2014 per raggiungere l’ospedale di San Giovanni Rotondo “Casa Sollievo della Sofferenza” e far visita a un familiare ricoverato, mi servii del pullman. A metà strada della provinciale Sannicandro G. – San Marco in Lamis vicino alla fermata dell’autobus, sul ciglio della strada, notai una vera discarica di Eternit e alcune lastre tritate dal passaggio di automezzi.
Notai arrivare da dietro due ciclisti in tenuta sportiva che pedalavano ansimando per la salita e per il vento contrario intuibile da come si muovevano le foglie delle querce. Chiesi al mio vicino di viaggio perché un panorama stupendo di una delle località più belle del mondo venisse deturpato da così scelleratezza. “ Qui è così, mi rispose. Ci sono casolari ricoperti ancora di quel materiale e cisterne colme d’acqua dove bevono animali e persone. Non vi è rispetto per nulla. Siamo bombardati di continuo dalle radiazioni emesse dalle antenne, dai telefonini. Sai, mi disse ancora, che per ogni comodino vi è un computer con la sua carica batteria? Sai, quanto nocivi sono i nuovi televisori anche quando sono spenti se la spina della corrente resta inserita? La nuova civiltà manda al macero mobili fatti di legno, di castagno e di noce in sostituzione di arredi costruiti con materiale pressato e laccato perché più moderni e civili.
Si costruiscono case sempre più resistenti e sofisticate, ma si conosce per caso la composizione di questi materiali? Forse lo sapremo fra alcuni anni se ci arriviamo. Stavamo meglio quando si pensava di stare peggio.” La sua logica flemma mi azzittì. Mi ero seduto accanto a un pensionato contadino capace di amare l’ambiente, gli animali e le persone. Mi resi conto che il mio vicino di viaggio era un rappresentante della vera civiltà”.