Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, mercoledì 2 marzo 2016 - Dopo “Skizophrenia”, cortometraggio premiato lo scorso anno con tre “award” a San Diego (USA) e “in Articulo mortis”, dove è autore degli effetti speciali, l’autore e regista Francesco Longo, è di nuovo alla ribalta della cronaca nell’ambito del Cinema Indipendente di genere “Horror”. Lo è con un cortometraggio tutto suo dal titolo emblematico di “Claustrophobia”, da cui egli si libera dall’oscurità che avvolge il suo carattere, dando pieno sfogo alla fantasia.
Parimente all’etimologia il soggetto protagonista è prigioniero di se stesso, rifuggendo dai luoghi chiusi e ristretti alla pari della malattia vera, che spinge chi ne è affetto a detestare camerini, ascensori e metropolitane. Si ritiene altresì accerchiato e privo di libertà spaziale attorno a sé. Top secret su trama e contenuto. Ne sa meno o non vuole per davvero affrontare il tema lo stesso regista, timoroso di portare iella , se lo facesse. Perciò per saperne di più dobbiamo attendere ancora ulteriori settimane. Ciò che siamo riusciti a strappare è un quasi mugugno: “ Presto ci saranno tante novità. Adesso partiamo con le iscrizioni ai vari Festival! Speriamo bene! “ Alla realizzazione del filmato in parola, oltre ad essere ideatore- regista Longo, è anche responsabile di Editing e colore e soprattutto dei suoi accattivanti ed infallibili effetti speciali VFX.
Hanno collaborato: Elisa Russo, direttrice della fotografia; Giulia Giunta, in veste di Director assistant; Jack Grilli, come Make Up Artist. STARRING: Veronika Urban, Michael Segal, Roberto Ramon, Giuseppe La Rocca e Antonio Masella. Non resta che attendere un po’ di giorni per l’uscita ufficiale del “corto”, per saperne di più sul suo contenuto, che ci permetterà sicuramente di riprovare le medesime emozioni, riscontrate nelle precedenti opere. Aspettiamoci, dunque, attacchi di panico, senso di oppressione, difficoltà di respirazione, iperventilazione, sudorazione e nausea. Sintomi normalmente che prova il claustrofobo. Nel nostro caso l’attore protagonista, forse una donna. Il resto verrà fuori dall’ambiente cupo, di certo un sotterraneo, dove tanti uomini mascherati si muovono, brancolano nell’oscurità con armi in pugno (coltello o mannaia) e toccando le pareti fanno sentire il loro sinistro sfrigolio metallico, che si trasforma in un “can can” che raggela il sangue nelle veni.