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San Marco In Lamis - mercoledì 17 ottobre 2018 - Prese parte alla strage di San Marco in Lamis, ovvero il quadruplice omicidio del 9 agosto dello scorso anno, nel quale furono uccisi il boss Mario Luciano Romito e il cognato Matteo De Palma che gli faceva da autista. Insieme a loro, furono assassinati anche i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori del posto, innocenti, uccisi per un drammatico scambio di persona.

All’alba di oggi, i carabinieri del Comando Provinciale di Foggia insieme ai colleghi del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Bari, con l'ausilio dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia e dell'11 Reggimento Puglia, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due persone, entrambe di Manfredonia. Ad una di queste, la Direzione Distrettuale Antimafia che ha coordinato le indagini contesta la partecipazione alla strage di mafia. I dettagli verranno forniti nel corso di una conferenza stampa in programma in mattinata, negli uffici del Comando Legione Carabinieri Puglia, a Bari, presieduta dal Procuratore Capo di Bari, Giuseppe Volpe.

Il fatto, lo ricordiamo, avvenne in pieno giorno, sulla strada provinciale 272, nei pressi della stazione dismessa di San Marco in Lamis. Le vittime designate erano a bordo di un Maggiolone Wolkswagen blu scuro che fu affiancato dai sicari che aprirono il fuoco: il boss e suo cognato furono uccisi da una pioggia di proiettili, di kalashnikov e un fucile da caccia calibro 12. Nel frattempo, sopraggiungeva un pick-up bianco con i due agricoltori, che avevano dei terreni in zona: i due sarebbero stati scambiati per due fedelissimi del boss, oppure uccisi perché testimoni scomodi.


Il commento del sindaco di San Marco in Lamis Michele MerlaOggi è un giorno importante per la nostra città e per tutto il territorio garganico. Questa mattina, in una conferenza stampa tenutasi a Bari presso il Comando Legione Carabinieri Puglia, i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, con la partecipazione dei vertici dell' Arma dei Carabinieri, hanno annunciato l'individuazione di uno dei responsabili dell'omicidio dei fratelli Luciani, vittime innocenti della mafia garganica. Il nostro ringraziamento alla magistratura e alle forze dell'ordine impegnate, in particolare all'Arma dei Carabinieri, che in questo anno trascorso dal barbaro eccidio hanno fatto sentire forte la loro presenza, assicurandoci che i risultati sarebbero arrivati. La promessa è stata mantenuta e questo primo risultato è molto importante, in una terra dove la gran parte degli omicidi di mafia non trova un colpevole anche per il muro di omertà con cui si scontrano gli inquirenti. Per questo ai miei concittadini ed a tutti i cittadini garganici rinnovo l'invito ad avere fiducia nelle istituzioni, a collaborare affinché questo importante risultato ottenuto sia solo il primo passo verso il riscatto del nostro territorio. Adesso il lavoro deve proseguire e l'augurio è che la magistratura faccia giustizia: il giusto tributo alla memoria di Luigi ed Aurelio ed alle loro famiglie e la speranza, per tutti noi, di poter vivere in una terra libera dal giogo della mafia.“

Le indagini si sono sviluppate su più livelli, affidate ad un pool di magistrati della D.D.A. di Bari e a diversi reparti dell'Arma dei Carabinieri, che hanno battuto i vari percorsi investigativi. Nel dettaglio, le indagini (ancora in corso) condotte dai carabinieri di Foggia e dal ROS hanno permesso di dimostrare come Caterino, già nei giorni precedenti la strage, avesse studiato le abitudini dell’obiettivo principale - ovvero il boss  Mario Luciano Romito -  per poi pedinarlo nel giorno dell'omicidio, per indirizzare e condurre i componenti del gruppo di fuoco fino al luogo dove avvenne l'atroce delitto.

Giannella (DDA): "Persone stanno collaborando"

Grazie alla raccolta ed al confronto di innumerevoli dati estrapolati da decine di telecamere disseminate lungo tutto il tragitto interessato dal passaggio di vittime e carnefici, e grazie alle numerosissime intercettazioni e instancabili servizi sul terreno, è stato documentato il coinvolgimento diretto del 38enne, nonché il ruolo svolto da Palena per procurare due armi da fuoco, con relativo munizionamento, da utilizzare per l'omicidio, ancora in fase organizzativa, di un altro esponente del contrapposto clan Romito. Altri, importantissimi elementi indiziari sono stati acquisiti, sin dall'inizio delle indagini, nell'ambito di una innovativa cooperazione internazionale, che ha coinvolto anche Eurojust.

Infatti, nel corso di altre indagini condotte sempre della DDA di Bari ed affidate all'Arma di Barletta, era emersa, grazie alla brillante intuizione dei militari, la possibile implicazione nella strage di Saverio Tucci, anch'egli manfredoniano, soprannominato "Faccia d'Angelo", in passato coinvolto nel processo alla mafia garganica denominato "Iscaro Saburo", nel cui ambito veniva condannato per traffico di droga. Due mesi dopo la strage, il 10 ottobre, Tucci è stato ucciso ad Amsterdam da Carlo Magno, un manfredoniano che da anni viveva facendo la spola tra la città olandese e Manfredonia.

Lo stesso Magno, il 12 ottobre 2017, si è presentato alla polizia olandese con un avvocato per costituirsi, sostenendo di aver ammazzato Tucci, di cui ha fatto immediatamente trovare il cadavere, occultato in una valigia all'interno di una autovettura che lui aveva in uso. La sensazione che i rapporti tra Tucci (di cui già si ipotizzava un ruolo nel quadruplice omicidio) e Magno potessero condurre ad aprire un varco nelle indagini sulla strage di Apricena induceva i magistrati della DDA, in primis lo stesso Procuratore Volpe - con l'eccezionale contributo di Eurojust - a intessere rapporti con le autorità olandesi, che aderendo alla richiesta di trasferimento in Italia del caso giudiziario (il cui processo pertanto si celebrerà in Italia), hanno consegnato Magno nelle mani della magistratura italiana, dinanzi alla quale ha iniziato un percorso di collaborazione.

Magno, nel corso di vari interrogatori, ha ripetutamente riferito agli inquirenti che Tucci gli aveva svelato di aver fatto parte del gruppo che aveva ucciso Mario Luciano Romito, confermando dunque l'ipotesi investigativa. E' apparso, allora, chiaro il senso di alcune affermazioni fatte nel corso di intercettazioni proprio da Caterino, quando - dopo il quadruplice omicidio e dopo aver subito un tentato di agguato nel febbraio scorso - includeva sé stesso e Tucci tra gli obiettivi prioritari del clan Romito.

 Il contesto criminale emerso dalle indagini ha anche permesso di dare un “inquadramento” al gravissimo fatto di sangue nelle dinamiche criminali del territorio: in sostanza un passaggio "necessario" per la ridefinizione degli assetti di potere all’interno della criminalità garganica, per la quale Romito -  indiscusso esponente di vertice dell'aggregato criminale facente capo all'omonima famiglia - rappresentava un ostacolo. La Procura di Bari ha richiesto ed ottenuto dal GIP che fosse riconosciuta l'aggravante mafiosa dell'art. 416 bis 1, sia sotto il profilo del "metodo", che sotto quello della finalità di agevolare il clan mafioso Li Bergolis.




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