Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 17 settembre 2018 - “Mi hai perquisito gli occhi e sai sono pulito, non posso ucciderti mai più”. “Tu sei quel respiro che mi toglie ancora il fiato”. “… giuralo ancora che tu esisti per davvero”. “Avrai una sedia per posarti e ore vuote come uova di cioccolato”. “Tuo padre mani da operaio a vita che ride e gli si spacca il viso, impallidito di tv”. “Un poster che qualcuno ha già scarabocchiato dice: “Vieni in Tunisia”… Mancava solo un tendone enorme da circo. Gli equilibristi c’erano, i ballerini pure, come anche i musici.
Un pubblico colorato sempre in modo diverso da miglia di KW sparati da chissà dove. Telecamere disseminate ovunque riprendevano anche i pensieri del cantante e degli spettatori.
Si è creata un’atmosfera che a volte ricordavano situazioni alla Fellini, dove le parole non cantate non avevano spazio: in questa occasione si doveva solo cantare per provocare emozioni. Vedete, parlare non sempre serve: quando si canta non si parla, ma si racconta; si dice qualcosa che non sia ovvio e inutile. Ma si raccontano i fatti della propria vita e quelli che si aspettavano che accadessero.
Parlare è inutile!! le parole senza un sottofondo di musica non hanno senso. Anche perchè sono sempre quelle! Le canzoni spesso non sono sempre quelle, anche se molte si somigliano. È la musica che fa la differenza. Le emozioni più grandi le regalano le note musicali, che fanno da interstizio tra pensieri e parole.
Gli straordinari danzatori del concerto di Baglioni hanno dimostrato di come anche il movimento del corpo si adegua bene a note non messe per caso, arrangiamenti che nel tempo cambiano fisionomia e danno il meglio di sé, accostando note e nuove tecnologie per far nascere nuovi suoni.
Baglioni si è mosso bene, non era facile non farsi travolgere su quel palco da ballerini, musica, oggetti e tutto ciò che invadeva quello spazio che non era molto grande. Per tre ore!!! Un cantante che sa cantare deve cantare per tre ore!!! Ci siamo rotti i coglioni di santificare gente che non ha mai messo un piede su un palco e che non hanno mai scritto una sola riga di una cazzo di canzone!!! e che viene definita: cantautore. Sveglia, gente!!! Sveglia!!!
C’erano 50 anni di storia non solo di Claudio Baglioni, ma anche di alcune generazioni che si sono riviste tra amori e non, nel concerto di ieri sera all’Arena di Verona. Non lo sdoganiamo subito con la solita frase: “quello di passerotto non andare via?” Non lo merita!!
Baglioni è un cantautore completo: sa cantare, le canzoni le scrive lui e se le suona anche lui! Per il canto suggerisco di ascoltare l’album dal vivo “Incanto”, con la sola voce del cantante e il suono del pianoforte. E poi non ne discutiamo, perchè non ho tempo da perdere!!
Gli album fondamentali per capire meglio l’autore di “sabato pian piano se ne va…”, sono “La vita è adesso” e “Oltre”. L’errore quest’ultimo album è stato di averlo fatto doppio: 20 canzoni, nessuno riesce a mettere dentro un solo album 20 canzoni capolavoro. E infatti è un album molto “diluito”, ma comunque ottimo.
Il tendone che ieri sera mancava a Verona è stato sostituito dalle pareti delle nostre case: è lì che è rimasto tutto quello che si è provato durante il concerto. I tanti tendoni che in tutta Italia si erano naturalmente eretti, hanno fatto da cassa di risonanza per alcune ore, anche dopo che il concerto era finito.
Nell’Arena sono rimaste le note che cadevano ogni volta che la voce di Baglioni terminava quella strofa, e sono ancora lì. Su quel palco. Sono note che hanno bisogno che qualcuno di noi le vada a raccogliere e rimetterle sui pentagrammi che alcuni ballerini di ieri si sono portati a casa. Ballando, hanno avvolto nei loro gesti note e pentagrammi, adesso rimasti impigliati tra i loro costumi.
È un peccato che tutto quello che è stato fatto ieri sera possa perdersi nel tempo. Ma non si perderà, proprio perché le nostre mura, dove sono risuonate quelle canzoni, fanno da cassa di risonanza, e nulla sarà perduto! Le nostre mura, ieri, erano fatte di tela, la stessa che tiene su un tendone, dove dentro ci sono quelli che si esibiscono solo per noi. Come se quel concerto di Baglioni fosse stato fatto in casa, in ognuna delle nostre case!
Un servizio musicale a domicilio mai visto prima.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio