Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, mercoledì 12 settembre 2018 -  Sembrerà strano: ma associare Cultura e Gastronomia non è una cosa così difficile e rischiosa. Entrambe le “situazioni” aumentano la serotonina, come se fosse una straordinaria esposizione sotto il sole. La nostra vita è fatta di tanti piccoli dettagli che, se messi insieme, fanno uno straordinario collage di sensazioni ed emozioni.  Basta sapere cosa cercare, e spesso quello che si cerca è proprio vicino ai nostri piedi, magari a pochi passi da un locale, e magari questo locale è un bistrot.

 E per essere più precisi una libreria-bistrot. Come quella che sta per aprire a Milano: la “Feltrinelli Red”, per gustare cibo e libri, messi insieme. Come vengono associati antipasti e primi, oppure cocktail e dolci.

 Una nuova libreria-bistrot di 350 metri quadri, con 80 posti a sedere, 11mila libri a disposizione. Sono numeri che fanno pensare, di quanto sia tanta la voglia di sapere e nutrirsi. Immaginate la situazione: un lettore che prima sceglie un libro, e poi sceglie il menu da gustare. E non penso che la scelta di uno e dell’altro sia indipendente.

 Si mangerà quello che si sceglie come lettura. O se volete viceversa. Siamo abituati a mangiare magari vedendo la tv, ma mangiare mentre si sta leggendo, è una nuova situazione che rende molto di più  intellettualmente della prima. Si gusta meglio la pietanza che si ha in bocca. Leggendo un giallo di Agatha Christie, il boccone che si sta mangiando, verrà masticato più lentamente, così come lentamente si muove l’investigatore nel giallo che si sta leggendo.

 E se invece si sta leggendo un’avventura in un libro di Dan Brown, la masticazione potrebbe essere più veloce, con la curiosità di capire il prima possibile chi è stato a commettere quel crimine. Ci immedesimiamo in quelle storie che gustiamo con la mente, mentre il palato fa lo stesso con il cibo che stiamo gustando. Una simbiosi perfetta che poche persone hanno capito quanto possa valere. Leggere storie che appassionano ci fa capire di quante vite potremmo vivere: non solo la nostra ma anche quelle degli altri.

 Il cibo e la lettura si integrano, complice il silenzio. Che trama  proprio in quel posto: dove siamo seduti. Ci siano solo noi, la sedia sulla quale siamo seduti, un libro e un piatto. E tutto intorno tutto ciò che in quel momento non ci appartiene. Allora viviamo solo per quei minuti di lettura e nutrizione: tutto il resto ancora non viene creato.

 E di questi tempi è un lusso avere un posto tutto per noi, senza il clamore di tutto ciò che urla fuori, e senza tanti telefonini che ci squillano dai quattro punti cardinali. Vivremo in una specie di isola deserta immersa dentro un locale pieno di tante storie, quelle degli altri, e che non aspettano altro che essere conosciute.

 In queste librerie-bistrot siamo protetti dal resto del mondo da una cortina molto più solida di una trincea. La nostra protezione è formata da cultura e cibo, tanto basta per poter dire di essere vivi, o di aver vissuto  anche capendo il perché dell’esistenza.

 Senza lettura e senza cibo non abbiamo tanta strada davanti. Ma solo chiacchiere del vicino di banco, o di strada, o di qualsiasi altro luogo  che nulla aggiunge a quello che realmente ci serve per poter dire un giorno: ho capito!!       

   Ho capito perché parliamo, ho capito perche pensiamo, ho capito perché finiremo di pensare. Capiremo la nostra mente prima di capire quella degli altri, e già questo non è poco. Il cibo assunto insieme alle letture fatte, sono due nutrimenti che pochi umani si possono permettere.

 Semplicemente basta volerlo…

 Soundtrack: “Non al denaro, non all’amore né al cielo” (album) di Fabrizio De Andrè

 Book recommended: “Un amore di carta” di  Jean-Paul Didierlaurent.

 Film recommended: “Il pranzo di Babette” di Gabriel Axel

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio