Socialisti per San Marco

San Marco in Lamis, mercoledì 22 agosto 2018 -  1968. Cinquanta anni fa, nella notte tra il 20 e 21 agosto, le truppe dell’Unione Sovietica, Polonia,Repubblica Democratica Tedesca, Ungheria e Bulgaria invasero la Cecoslovacchia, ponendo fine alla cosiddetta Primavera di Praga, il nuovo corso voluto da Aleksander Dubcek,  eletto segretario del Partito Comunista Cecoslovacco il 5 gennaio di quell’anno. Era l’esperimento conosciuto come il “socialismo dal volto umano”, che mirava a ripristinare i dliritti civili, la libertà di espressione  e di associazione pur nell’ambito di un modello di democrazia socialista.

 Ma questo era intollerabile per l’URSS di Breznev e per altri paesi del blocco sovietico. Il “socialismo dal volto umano” rappresentava un pericoloso esempio che andava fermato con ogni mezzo. E così fu. Per evitare il peggio per il proprio paese Dubcek e l’ala riformista accettarono le condizioni imposte dall’Unione sovietica. Si avviò un processo di normalizzazione che durò alcuni mesi.

Normalizzazione che andò avanti senza esitazione nei mesi successivi, nonostante l’opposizione del popolo cecoslovacco e il disperato tentativo di Jan Palach, che si diede fuoco, nel gennaio del 1969, per protestare contro l’occupazione sovietica.   Dubcek fu inviato come ambasciatore in Turchia e poi, rientrato in patria, espulso dal partito. Per vivere fece il manovale per venti anni. Con la caduta del muro  e con la ritrovata libertà fu eletto presidente dell’Assemblea nazionale. Morì in un incidente d’auto nel 1992.

La repressione della Primavera di Praga fu una tragedia in primo luogo per il popolo cecoslovacco e poi per la sinistra europea che non seppe reagire con la dovuta fermezza all’invasione e che, al di là di alcune formali dichiarazioni di solidarietà  , di fatto, accettò la normalizzazione imposta con i carri armati.

 

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