Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, domenica 24 giugno 2018 -  Furono i primi Mondiali di Calcio a colori. E quasi nessuno sapeva che quei colori erano macchiati di un rosso che fuoriusciva dalle ferite di tanti giovani argentini uccisi dal regime militare che vigeva in quel Paese sudamericano da due anni.  Il generale Jorge Videla dal marzo del 1976 assunse il potere da parte della giunta militare e l'instaurazione di un terroristico regime basato sulla repressione, la detenzione in strutture segrete, la tortura e l'eliminazione fisica dei presunti oppositori politici.

 Con questo clima che peggiorava di mese in mese, nel giugno del 1978 iniziarono i Campionati del Mondo di Calcio in Argentina. In quel periodo invece di diminuire, le uccisioni e i sequestri, aumentarono in modo esponenziale, e si svolsero con la massima segretezza. E in tutto questo scandaloso clima politico e sociale, la FIFA cosa stava facendo? Sostenne totalmente i dirigenti argentini nei loro programmi per i campionati mondiali. Fu una delle pagine più penose di tutta la storia del calcio!!

 Mentre i tifosi di tutto il mondo tifavano per le loro squadre, i “viaggi della morte” solcavano i cieli dell’Argentina, buttando dagli aerei migliaia di giovani oppositori al regime di cui sopra. Intanto le partite continuavano a disputarsi. Tutto questo e molto altro, si seppe anni dopo. Le notizie, sul momento trapelavano, non tutti erano sicuri su quello che veniva detto e scritto sullo stato di salute sociale dell’Argentina. I “desaparecidos” venivano considerati un’opinione da parte di  molti.

 Intanto l’Italia calcistica sognava con Rossi, Bettega, Cabrini, Scirea, Zoff e tutti gli altri che riuscirono ad ottenere un ottimo quarto posto in questi Mondiali. Dopo aver sfiorato la finale non riuscendo a battere l’Olanda per poco. Furono dei Mondiali organizzati per far vincere l’Argentina!! E li vinse!! Nella finale contro l’Olanda, anche l’arbitro italiano Gonella ci mise del suo… È quasi una regola non scritta avvantaggiare la squadra di casa, cominciando dagli accoppiamenti nei gironi. Ma in questo Mondiale il favoritismo fu troppo evidente.

 Il calcio in questa occasione è servito a mettere un velo (pietoso lo aggiungo io) su quella che era la politica dell’Argentina in quel momento storico a metà degli anni ’70. Situazione che ricordava il Ventennio Fascista, quando l’Italia doveva!! vincere i Mondiali del 1934, fortemente voluti da Mussolini e organizzati in Italia

 A volte politica e sport sono andati troppo d’accordo. Una cartina di tornasole per mettere in evidenza ciò che la realtà non poteva dimostrare. Le bandiere sventolate negli stadi servivano per coprire le brutture di quegli uomini. Mentre il resto dell’umanità potesse pensare che quello che veniva fatto in quel Paese fosse buono e giusto!! Se lo sport vinceva, allora quel popolo era sano!! 

 Vedere i Mondiali del 1978 a colori in tv, rimanevi meravigliato ancora di più di quanto fosse bello il calcio. La maglia azzurra dell’Italia era azzurra, la divisa nera dell’arbitro era nera, il cartellino giallo dell’arbitro per le ammonizioni era giallo…

 Vedevi il mondo con i suoi veri colori. Se poi tutto questo veniva gridato al mondo come facevano i tifosi in quegli stadi e davanti alle tv, e allora la vita era ufficialmente bella!!!

 Le madri dei “desaparecidos” non venivano inquadrate fuori dagli stadi, con le foto dei loro giovani figli chiedendo dove fossero quei ragazzi che da tempo non rientravano in casa. Intanto negli stadi, l’Argentina   continuava a vincere e i suoi tifosi gridavano i nomi di Kempes, Passarella, Bertoni e tanti altri che diventarono famosi soprattutto sui campi europei, dopo essere stati acquistati dalle squadre del nostro continente.

 Maradona non partecipò al Mondiale: aveva 16 anni e il commissario tecnico dell’Argentina, Cesar Menotti non lo volle “bruciare” così giovane. La Giovane Italia calcistica era quella che tutti conosciamo e che abbiamo già menzionato sopra. Paolo Rossi e Antonio Cabrini vennero scoperti dagli italiani come i futuri assi del nostro calcio. Enzo Bearzot pose le basi in quel Mondiale per la squadra che avrebbe conquistato la Coppa del Mondo quattro anni dopo in Spagna.  

 Il nostro “Vincere, e vinceremo” non era nei progetti in Argentina. Per noi quella partecipazione fu straordinaria: giovanissimi calciatori si fecero conoscere al mondo per la loro bravura. Quando la Nazionale ritornò in Italia venne accolta come quando una madre non vede un figlio da troppo tempo.

 Migliaia di madri argentine questa gioia non la assaporarono: il Mondiale d’Argentina coprì tutto questo. Un’enorme bandiera bianco-celeste, dove sotto, troppi giovani di quel Paese non poterono urlare: “A te Mundial”

 

Mario Ciro Ciavarella