Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, sabato 26 maggio 2018 - Michele l’ho conosciuto bene esattamente nel 1992. Prima lo conoscevo solo di vista e in un modo molto superficiale. Sul viale del nostro paese c’erano “i ferri”, una mini barriera che delimitava il passaggio sul viale di fronte, era posizionata esattamente in direzione dell’ingresso della scuola elementare “Balilla”.

 Quello era il nostro luogo di incontro. Lì ci incontravamo 7-8 amici per discutere di tutto: dal torneo cittadino finito da pochi mesi, alle graduatorie di ogni ordine e grado per l’insegnamento o per altri impieghi. Con lui non ci si stancava mai di parlare, di discutere, soprattutto dell’animo umano: capimmo, dopo non molto tempo, che non c’era nulla da capire!!

 Prima di allora lo ricordo molto poco, mi sembra di averlo intravisto molti anni prima quando forse faceva il “lupetto” agli scout, buon calciatore e generoso come sempre non solo sul campo di calcio. Ricordo che mi raccontava spesso della sua infanzia, ricca di gioie. Che non è riuscito più ad assaporare appena gli anni iniziarono a sentirsi.

 La sua “Banda dell’esso” di cui faceva parte era composta almeno da una ventina di ragazzini, parliamo degli inizi degli anni ’70. Era una delle più numerose e più “forti” del paese. Solo quella di “Casarinelli” si poteva opporre alla sua. Lo diciamo in senso buono: dei ragazzini che giocavano in strada e si spostavano di quartiere in quartiere per cercare altre “bande” per poterle sfidare in incontri di calcio. Lo diciamo in questo senso.  

 Di istruzione prettamente classica, amava ripetere a memoria trattati tra i più complessi di filosofia e letteratura. La sua indole era quella: cercare dove molti hanno cercato e pochissimi hanno trovato quello che cercavano.

 Mi raccontava dei suoi anni migliori, oltre a quelli dell’infanzia, a Pavia all’università. Filosofia, era la sua laura ottenuta. Gli esami fatti, i ragazzi conosciuti in quell’ateneo, l’ambiente universitario frequentato anche da altri ragazzi di San Marco. Un vero e proprio laboratorio dove vennero formati professionisti che lavorano in tutta Italia. La sua seconda patria era Pavia, e lo diceva spesso.

 Il suo ritorno a San Marco dopo gli studi non fu molto felice: gli mancava moltissimo l’ambiente universitario. Aveva bisogno di confrontarsi e di cercare gente che avesse i suoi stessi interessi.

 Era di una generosità esagerata! Di un senso dell’amicizia altrettanto esagerato. E questa stessa generosità spesso l’ha donata agli altri, senza nessun tornaconto personale. Questo modo di essere l’ha portato ad amare moltissimo gli animali: da tempo era diventato vegetariano. Forse era anche un modo per “rigettare” l’umanità.

 Quell’umanità che lui aveva tanto amato, ma che forse, ad un certo punto della sua vita, non ne è stato ricambiato. Animalista convinto, partecipava spesso a manifestazioni in difesa degli animali, che noi cosiddetti “esseri superiori” (per me siamo una specie imprevista, e su questo non discuto con nessuno!!!), maltrattiamo e umiliamo in tutti i modi possibili!!!

 Michele era figlio di Gaetano e nipote di Nicola Palatella. Altre due persone straordinarie che tutti i sammarchesi hanno conosciuto, per la loro umanità e straordinarietà di saper vivere con il resto del mondo!!

 Ciao Michele, per te scelgo come musica tutto l’album di De Andrè, “Anime salve”. Considerato che questo cantautore a te piaceva tantissimo.

 E come film, uno di Totò, il tuo attore preferito: “Uccellacci e uccellini” di Pasolini.

 

Mario Ciro Ciavarella