Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, sabato 26 maggio 2018 - Ho visto umani parlare con i cani! E questi, spesso a dargli ragione!! Senza rispondere con delle parole, ma con la coda!!! Colpi di coda e sguardo dritto negli occhi, per dire: “Amico umano, come ti capisco!!” È un buon risultato, essere apprezzati dal resto della fauna (anche gli umani ne fanno parte). Quando i tuoi simili non ti capiscono è meglio allargare il giro delle conoscenze: non è detto che i nostri migliori interlocutori siano i vicini di casa o di ufficio.
Ne sanno qualcosa coloro che vivono quotidianamente con il resto della fauna (escludendo gli uomini), come: i veterinari, i dipendenti dei circhi e zoo, e anche coloro che puliscono gli animali, facendo la toelettatura ai cani, ad esempio.
Questi condividono i loro dubbi sugli umani, e dopo aver asciugato il cane, magari, lo stesso abbaia come approvazione finale. A volte cani e umani si capiscono meglio di tanti umani quando hanno a che fare con i loro simili.
Il “canaro”. Una storia atroce e lucida allo stesso tempo. Un uomo che uccide un altro uomo poiché il primo veniva vessato e umiliato tante di quelle volte che al “canaro” scappò la pazienza e uccise il suo aguzzino. Anche perché la vittima del “canaro”, gli uccise il cane.
Il “canaro” al suo aguzzino lo torturò, lo scorticò, gli tagliò i genitali e glieli mise in bocca, gli ruppe le dita delle mani. E tutto questo venne fatto quando la vittima era ancora viva!!! Alla fine bruciò il cadavere del suo aguzzino.
Quello che fece il “canaro” alla sua vittima, è rimasto nella storia della cronaca nera italiana, e avvenne esattamente trent’anni fa. E allora la giustizia ebbe un occhio di riguardo per la vittima vessata e umiliata per troppo tempo: il “canaro” scontò 16 anni di carcere in un manicomio.
Non è importante fare nomi in questa storia, è la vicenda a prendere tutto lo spazio possibile per spiegare cosa possa escogitare la mente umana quando viene messa alle strette. Diventa una mente “animale” che agisce solo d’istinto.
Tra uomini e cani, in questo caso, la differenza non esiste. Il proprietario del cane, vistosi messo alle strette, nella sua mente è uscita fuori tutta la sua forza bruta, come quando un cane viene maltrattato, preso a calci. Nel momento in cui il “canaro” si è ribellato, finalmente al suo nemico, è diventato un cane! Come quando ti morde e non lascia mai la presa, fino a quando non vede la sua preda perdere le forze .
Il protagonista di questa storia ha vissuto per tanto tempo insieme ai cani, lavandoli; avrà assunto nel tempo la stessa “filosofia” di vita dei cani: ha avuto pazienza, ha aspettato il momento giusto, ha attirato il suo aguzzino in trappola e poi ha iniziato a mettere fine ai suoi giorni, lentamente. Facendolo soffrire all’infinito.
In quel momento l’uomo e il cane sono diventati la stessa creatura. L’istinto dell’animale e la mente umana, sono riusciti ad escogitare tale atto finale che ha fatto rabbrividire tutti coloro che si sono poi trovati a visitare la scena del crimine. Nessuno dei presenti aveva visto prima uno scempio del genere.
La vendetta di quell’uomo si è servita anche di una buona parte dello spirito del cane. E forse proprio di quello spirito che aveva il cane del “canaro”, ucciso dal suo aguzzino. A volte gli animali ci parlano, e quando hanno ragione e non vogliamo capirli, agiscono come sanno fare loro: d’istinto e senza aver bisogno dell’approvazione di nessun uomo.
Soundtrack: “More” (Ti guarderò nel cuore) di Riz Ortolani e Nino Oliviero
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Mario Ciro Ciavarella