di Gian Pasquale La Riccia

San Marco in Lamis, martedì 22 maggio 2018 -  Tanta curiosità e clamore ha suscitato la notizia che il futuro premier Giuseppe Conte è stato allievo del Liceo Classico “Pietro Giannone” di San Marco in Lamis, ed ancora una volta ci troviamo di fronte all’affermazione che la scuola può diventare, a molto spesso lo è realmente, fornace di eccellenza e di ottima formazione culturale.

 Negli stessi momenti in cui forte si faceva la candidatura del prof. Conte alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, un altro alunno formatosi al giannone, lo scrittore sammarchese Antonio Schiena, vinceva il premio letterario LeggoQuindiSono – Le giovani parole, con il suo romanzo Non contate su di me.  Eppure, quasi in contemporanea con tali eventi che hanno dato lustro e prestigio alla scuola samamrchese, una classe del corso classico ha rischiato di essere “cancellata”, mettendo, con questa operazione, a rischio la storia e la tradizione del nostro liceo.

Perché tutto ciò? C’è una voglia di esaltare il passato e cancellarne il futuro? O, forse, l’assenza in un dirigente scolastico titolare impedisce che possa essere organizzata in maniera scientifica ed adeguata la programmazione e la progettazione futura? Senza nulla togliere a chi in questi anni è stato nominato reggente della nostra scuola, sorge forte l’insofferenza di vedere dirigenti sammarchesi, ben quattro nella sola provincia di Foggia, che rifiutano di accogliere l’incarico per guidare la nostra realtà scolastica trattenuti dal timore di veder scomparire la propria dirigenza ed essere accusati di essere responsabili della fine della scuola a San Marco.

Ed allora diventerà reale la reggenza delle tre scuole locali il prossimo anno? Dante, se avesse potuto avere a cuore la scuola locale come chi scrive, avrebbe detto “Cesare mio, perché non mi accompagni?”.  Ed allora sia forte questo appello ai dirigenti sammarchesi in attività altrove di prendere a cuore le sorti della scuola locale e abbracciarne l’incarico pubblico. Perché, parafrasando Napolillo si potrebbe dire che “Il Giannone (e San Marco) è di chi rimane, non di chi se ne va”