Tonino Cera
San Marco in Lamis, domenica 7 giugno 2015 - Ora è possibile fare il punto sulle recenti elezioni regionali. Sempre che abbiate la forza, e la cortesia, di concedermi ancora del tempo su argomenti che ormai non hanno più appeal sulla stragrande maggioranza degli italiani. Eppure,proprio su "quegli argomenti " fondano le loro fortune, è, di rimando, la nostra rovina, coloro che, pur non possedendo capacità amministrative o doti di elaborazione politica, ed è l'aspetto peggiore, badano esclusivamente ai propri interessi. La questione qui posta, purtroppo non è circoscritta a questo o a quel partito o movimento, a questa piuttosto che a quell'altra parte del nostro Paese, essa è assai diffusa ed è lungi dall'essere risolta.
Da qui discendono i fenomeni dell'antipolitica e dell'astensionismo nelle varie tornate elettorali. Ma a quelli che "la politica fa bene" tutto ciò non interessa,essi badano al sodo: chi arriva in consiglio regionale, in uno qualsiasi, si "sistema". È ovvio, non tutti; e, tra questi, non sono soltanto quelli che ci appartengono.
Uno di costoro, nel solco di una lunga, ininterrotta e, anche se solo per chi scrive, perniciosa tradizione, lo abbiamo (lo avete? lo hanno?) "sistemato". Noi tutti, me compreso, che viviamo in questa sorta di paese dei campanelli alla rovescia che è diventato S. Marco. Dove nulla funziona, tutti si lamentano, tutti dicono di essere vessati da tasse sovrumane e chi più ne ha più ne metta , ma quando si viene chiamati ad esprimere un giudizio, e in democrazia questo avviene quasi esclusivamente con il voto, nell'urna viene depositata la più smaccata delle menzogne poiché si dice che quegli stessi amministratori così universalmente riconosciuti come responsabili dello sfascio e dell'ineluttabile declino sono, invece, designati come i più degni a rappresentarci nelle istanze istituzionali sovracomunali. E non da ora.
Cosa pensare, altrimenti, se non quello che si diceva poco sopra.
Tralascio il contorno. Candidati sammarchesi che non possono essere definiti nemmeno di bandiera poiché nessuno ha mai saputo quale essa fosse ma che si prestano a portare avanti progetti più o meno indicibili di altri soggetti, e che, come è naturale che sia , raccattano qualche decina di voti nella propria cittadina (con qualche fenomeno che sarebbe utile indagare!), e, praticamente nulla lontani da essa, non meritano commenti.
Quel che è interessante, invece, considerare è il risultato davvero ragguardevole, anche se non inaspettato, almeno dal sottoscritto (basta chiedere a coloro che mi onorano della loro frequentazione) , che sulla scorta degli eccezionali risultati raggiunti nel passato da S. I.a', e, come ho avuto modo di scrivere in precedenti interventi da questa stessa tribuna, alla luce dei "collaudatissimi e potentissimi strumenti per catturare il consenso", alla notizia della candidatura del suo rampollo ebbi modo di azzardare che " la conclamata inconcludenza" sarebbe potuto riuscire nell'impresa. E, per i tempi che corrono, più si è inconcludenti più si viene apprezzati (e votati-sic!).
Altrimenti non si spiegherebbero tali straordinari risultati ( per la dinastia "napoleonica, e solo per i suoi componenti) se solo dovessimo considerare come è ridotta la loro e, ahinoi, nostra cittadina.
E, alla fine del ragionamento, alcune domande occorre pur porsele,se non vogliamo ridurci allo stato di larve inorganiche.
In primo luogo, il partito di S. I.a' il Sig. On. Sind. a S. Marco è il primo partito, ciò vuol dire che, per restare solo a questi ultimi quattro anni, nella nostra cittadina non si potrebbe stare meglio. È giusto? Si può pensare, allora, che di quei 1580 voti circa, tolti quelli ( tanti? pochi?) di coloro che debbono ringraziare S. I.a' per qualche faccenda disbrigata nel corso degli anni ( non che anche tutti gli altri non facciano così, ma i "napoleonici" in fatto di fidelizzazione non conoscono rivali); tolti quelli ( tanti? pochi?) che sono stati irretiti per l'ennesima volta nella promessa di questa o quella utilità ( per tutti gli altri vale quello che si è detto poco sopra); tolti quelli (tanti? pochi?) che ancora pensano che non votare la "croce" equivale ad andare all'inferno (badate, che ce ne sono ancora).
Dopo tutti costoro, che possiamo capire ma non giustificare, restano tutti coloro che, invece, ancorché in maniera incomprensibile, danno il loro consenso perché convinti di fare il bene della comunità. Magari sui viali, luogo da sempre deputato alla discussione critica (nel senso letterale del termine) dei diversi e molteplici temi che riguardano S. Marco e il resto del mondo, non li si sente difendere chi detiene il governo cittadino ma nell'urna si sfogano e si schierano perché le cose continuino così. Ecco, io vorrei dopo quello che è successo ( scrissi anche nell'occasione sopra ricordata:" adesso voglio vedere quello che succede"!) conoscere, anche soltanto da questo sito, qualcuno di costoro, sapere cosa pensano, come si informano, come si spiegano quello che accade attorno a loro.
Quello che sono andato appena dicendo per il "primo" partito sammarchese, vale anche, è banale precisarlo, per il neoconsigliere regionale sammarchese.
In un film di Jeremy Irons, Quella sera dorata, visto di recente, vi è una considerazione di Anthony Hopkins, uno degli interpreti, che, per la verità facendo il verso alla stracitata frase di Winston Churchill, così si esprime : "In fondo la democrazia è stupida!". Lo diceva, tuttavia, a proposito dell'esito di una votazione i cui partecipanti erano tre soltanto, ma era evidente che l'esito della consultazione era drammaticamente sbagliato:"Ma, diceva Churchill a proposito del sistema democratico, senza considerare tutti gli altri". Ed è purtroppo così.
Tonino Cera