Luigi Ciavarella
San Marco in Lamis, martedì 26 maggio 2015 - Ieri Bob Dylan ha compiuto 74 anni ed è questa una buona occasione per ricordarci ancora di lui se non altro perché il primo luglio sarà protagonista alSummer Festival di Lucca, quest’anno in contemporanea conFrancesco De Gregori per un evento che si preannuncia eccezionale. Bob Dylan c’era già stato nel 1998 mentre il nostro bravo cantautore romano si è esibito insieme a Fiorella Mannoia e Pino Daniele nel 2002. Tutto ciò per dire che la manifestazione gode di un certo prestigio nella mappa festivaliera della penisola.
Tuttavia i due artisti suoneranno in set separati senza poter escludere a priori che possano intercettarsi anche se a mio avviso trovo piuttosto singolare questa possibilità. La carriera musicale di Robert Zimmerman (questo il suo vero nome all’anagrafe di Duluh nel Minnesota,Usa, dove è nato nel 1941) inizia nel 1962 con la pubblicazione dell’omonimo album per i tipi della Columbia Records che vede in lui il nuovo profeta della canzone di protesta americana sulle orme già tracciate da Woody Guthrie e Pete Seeger . In questa veste lascerà sul terreno alcuni titoli fondamentali che ancora oggi sono documenti di formazione per i giovani cantautori di tutto il mondo. In seguito Dylan deciderà di rompere col il suo passato folk ortodosso per intraprendere una nuova strada che lo porterà a incidere nuovi album con musicisti provenienti dal blues elettrico e dal rock, attirando su di sé l’ira dei puristi (Storica la dura contestazione di Newport nel 1965, dove Dylan si presentò con la Butterfield Blues Band al completo con gesto provocatorio, ma dovette interrompere bruscamente il concerto per evitare spiacevoli conseguenze ).
La svolta elettrica produce una serie di capolavori che sono quanto di più personale e di influente si possa immaginare per il Rock, con dischi epocali quali Bringing It All Back Home, che allontana per sempre lo spettro di Times They Are A-Changin’ e introduce un diverso modo, senz’altro più energico, efficace ed incisivo, di raccontare le sue storie di lotta con emotività stupefacente che attraversano la scena del mondo.
Dopo ci saranno altri capolavori che sembrano fatti in serie e che elevano l’artista americano a livello planetario : Highway 61 Revisited e Blonde On Blonde, che sono autentiche pietre miliari della storia del Rock, preziosi caleidoscopi in grado di raccontare in musica, con voce limpida e forte, tutte le sfaccettature del mondo contemporaneo. Lavori che avvengono con la partecipazione dei migliori musicisti contemporanei di provenienza rock (Al Kooper e Mike Bloomfield in primis).
Poi ci saranno altri album di infinita raffinatezza compositiva (John Wesley Harding e Nashville Skyline per esempio, più rivolti alla tradizione americana) prima di cadere e quindi risorgere più volte ma sempre con lo spirito indomito di chi sente su di sé l’attenzione del mondo.
Nei successivi decenni Bob Dylan farà sentire sempre la sua voce autorevole marcando il tempo con la sua musica ( Blood On The Tracks, Infidels, Oh Mercy, World Gone Wrong, ecc …) raccontando sempre con capacità indagatrice le vicende che investono la nostra era, sempre con acume e intelligenza.
In attesa che gli venga assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, l’unico riconoscimento prestigioso che manca al suo carnet di predatore intellettuale, peraltro sempre possibile (e sarebbe una caso clamoroso poiché darebbe dignità culturale ai testi delle canzoni e quindi un riconoscimento doveroso ai tanti cantautori che si sono espressi nel corso dei decenni, italiani compresi) auguriamo a Bob Dylan lunga vita.
LUIGI CIAVARELLA