Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, venerdì 23 settembre 2016 -  Quando ascoltiamo delle storie magari tramandate da tempo e ormai scolpite nella nostra mente, oppure leggiamo fatti (e misfatti) generati dall’animo umano, spesso ci immedesimiamo. Cerchiamo di cambiare quelle storie oppure le accettiamo poiché è proprio quello che volevamo vivere. Riflettiamo le nostre vite in quei versi stampati o in quelle parole ancora una volta ascoltate. Come se le nostre storie fossero già state scritte chissà da chi e da quanto tempo.

 Però c’è un luogo dove è più facile cambiare la nostra storia, o almeno cercare di adattarla a quello che leggiamo. Come dire: possiamo voltare pagina alla nostra vita e a quelle degli altri. Possiamo vivere come e quando vogliamo, rimettere i tasselli delle nostre vite mischiandoli con quelli di altri umani. Una babele di storie che alla fine avranno comunque un finale che scegliamo noi.

Questo luogo di trova nel Galles e si chiama  Hay-on-Wye. Un paese di 1500 abitanti e 40 librerie, la “strana” storia di questo luogo inizia nel 1961 quando Richard Booth nel vecchio edificio dei vigili del fuoco aprì il suo primo negozio di libri usati, imitato negli anni successivi da altri concittadini.

Qui troviamo quasi tutto quello che l’uomo ha potuto pensare e mettere  su carta, possiamo sceglie la nostra vita come vogliamo, la possiamo rimettere in discussione almeno nella nostra mente, nella pratica poi si vede. Possiamo immaginare di essere quello che vogliamo. Voltare pagina alla nostra vita come se fosse un libro aperto ma non ancora scritto.

Siamo noi, in questo luogo del Galles, a dire quando e come deve iniziare  la nostra vita, chi incontrare e chi evitare: basta leggere quello che ci piace, i libri “assediano” questo paesino, dove è impossibile non leggere: ci sono 40 librerie anche “a cielo aperto” e pochi abitanti, quindi è inevitabile leggere.

Possiamo pensare di essere i protagonisti dei Promessi Sposi, di Delitto e Castigo, Pinocchio, i personaggi di Giulio Verne oppure quelli di Emilio Salgari, o addirittura uno dei personaggi della Bibbia (escluso l’autore!!). In questo posto, Hay-on-Wye, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta, è sufficiente aprire un libro e iniziare a “scrivere” la nostra storia dove noi siamo il protagonista principale, sostituendo e “alterando” situazioni già note.

Potremmo immaginare di essere Renzo (quello di Lucia) che ad un certo punto decide di non volersi più sposare con “quella del ramo di Como”, poiché aveva capito che c’era qualcosa di strano tra lei e il capo della  filanda(?!); ma decide di sposare Elena di Troia (o di Sparta) a voi la scelta.

Arrivato a Sparta, Renzo si rese conto che i pretendenti alla mano di Elena erano decine: Aiace, Agapenore, Alemeone, Anfiloco, Anfimaco, Anceo, Antiloco, Ascalafo, Blaniro, Clizio, Diomede, Elefenore, Epistrofo, Eumelo, Euripilo, Fwemio, Fidippo, Filottete, Idomeneo, Leonteo, Licomede… ci fermiamo alla lettera “L”. Poi, Elena sposò uno con la lettera “M”, Menelao.

E visto così, Renzo (non più quello di Lucia) desistette e decise di viaggiare “Dalla Terra alla Luna” come nell’opera di Giulio Verne,  viaggiando in un missile sparato da un cannone in grado di avere una gittata tale da far arrivare sano e salvo un essere umano sul nostro  satellite. Il tutto calcolato dai soci del Gun Club, associazione americana di artiglieri con sede a Baltimore, inventori dello stesso cannone.

Renzo astronauta e ormai non più promesso sposo, messosi dentro tale  cannone, prima del colpo spaziale, alza la mano appena in tempo per non essere gettato fuori dalla nostra atmosfera e decide di ritornare… con i piedi per terra e parte per l’Italia dove sa che esiste un Campo dei Miracoli, qui crescono, una volta seminati, zecchini d’oro.

Arrivato nel Campo dei Miracoli incontra tre personaggi: Pinocchio, il Gatto e la Volpe, intenti a seminare zecchini d’oro in lungo e in largo.  Renzo propone ai tre di entrare nella loro società con una quota pari al 25%. Pensando che i tre mettessero anche loro il 25% dell’intero capitale, ignaro che l’intero 100% era di Pinocchio!!??

Saputo l’inganno, Renzo cercò di dissuadere Pinocchio di non far parte di quella comitiva così allegra, ma il burattino siccome aveva la testa dura (e di legno) non si fece convincere dall’ex promesso sposo, e finì come sappiamo.

Renzo girando e rigirando tra le pagine di decine di storie, decise di fermarsi per un po’ a meditare a Recanati, dove incontra un giovane nobile, Giacomo Leopardi, il quale gli raccontò tutto quello che non  riusciva a vedere oltre una certa siepe poiché “da tanta parte

dell'ultimo orizzonte il guardo esclude”. E siccome la visuale non era delle migliori suggerì al poeta di fargli conoscere qualche donzelletta.

E lui, Leopardi subito gli presentò una “donzelletta che vien dalla campagna in sul calar del sole”, però solo di sabato. E siccome quel giorno era domenica, Renzo non volle aspettare un’altra settimana e lasciò Recanati.

I libri percorsi da Renzo erano tanti, troppi e decise di fermarsi. E si fermò in un giardino chiamato Eden, dove vide due persone, un uomo e una donna che stavano prendendo il sole, nudi. L’uomo disse a Renzo:

- “Qui proprio non dovevi venire, in tre siamo in troppi”.

- “In troppi? In tre?”, chiese Renzo.

- “Eh sì, questa storia inizia male: non più di due, ogni storia scritta inizia con due persone, la terza farà nascere solo problemi. E poi stiamo  aspettando ospiti” (il serpente, n.d.a.), chiarì la donna.

- “Sinceramente io so che l’unione fa la forza”, suggerì Renzo.

- “La farà, ma non ora. Ora siamo solo all’inizio, dopo ci vorrà anche la forza, quando decideremo chi ha ragione. Per ora in due l’equilibrio è perfetto”, concluse l’uomo.

A quelle parole Renzo andò via, e capì che per voltare pagina alla propria  vita bisogna essere in due, da soli non c’è l’equilibrio giusto, si è da soli. Però capì anche che “l’altra persona” potrebbe essere non un soggetto fisico ma la propria volontà e coscienza. 

Essere in due può anche significare: decidere da soli parlando con noi  stessi. E i libri ci fanno parlare con noi stessi, non abbiamo bisogno di interlocutori umani: nei libri ci sono tutte le parole già pensate e scritte.

 

                                                                           Mario Ciro Ciavarella