Antonio Daniele
San Marco in Lamis, sabato 25 aprile 2015 - In questi 70 anni si è parlato poco del ruolo dei cattolici nelle file dei partigiani nella lotta al nazifascismo. In maniera molto incauta si è sempre associata la Chiesa a una presenza di convivenza al regime fascista. Molti, tantissimi giovani e sacerdoti nel periodo fascista hanno dato la vita per i valori di libertà e di democrazia. La stessa Azione Cattolica ha pagato un prezzo altissimo per la sua opposizione al regime, con la chiusura di tutti i Circoli associativi presenti in Italia. Questo non ha impedito una formazione clandestina, tanto che subito dopo la caduta del fascismo, ai giovani cattolici fu data la responsabilità di guidare l’Italia e di scrivere la Carta Costituzionale per una Nazione libera e democratica.
Ma fin dagli anni della guerra i giovani cattolici si sono impegnati a favorire una società basata sui principi della giustizia e della libertà. Sono gli anni della stesura del Codice di Camaldoli sulla Dottrina Sociale della Chiesa. La resistenza dei giovani cattolici si distinse non per l’efferatezza delle proprie azioni, ma per la grande capacità di dare una rete di comunicazione, di accoglienza e di assistenza agli oppositori al regime fascista. Per i cattolici la Resistenza fu una grande occasione di forte impegno civile. Ma anche di un grande tormento spirituale: la lotta armata per garantire la pace. Per questi principi di libertà tanti giovani sacrificarono la propria vita. Uno dei tanti fu Gino Pistoni. Nei giorni terribili della seconda guerra mondiale, girava in bicicletta per i vari circoli giovanili e, come tanti altri giovani d'Azione Cattolica, avvertì la necessità di servire la causa della giustizia e della libertà, entrando così in una formazione partigiana, non facendo questa scelta per passione di guerra, né per un particolare odio verso i nemici, ma solo per partecipare alla Resistenza agli invasori e per la difesa dei diritti delle popolazioni occupate.
Fra i partigiani mantenne sempre un contegno lineare e irreprensibile, in coerenza con i suoi principi cristiani, suscitando stima e rispetto anche in chi si riteneva non credente. Gino Pistoni morì durante la resistenza, lasciando un testamento scritto con il suo stesso sangue: Offro la mia vita per l’AC, per l’Italia, W Cristo Re. Come non ricordare tanti altri giovani che furono, poi l’ossatura del nuovo Stato democratico: Benigno Zaccagnini, Giuseppe Lazzati, Giuseppe Dossetti, Aldo Moro, Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani, Oscar Luigi Scalfaro e tanti sacerdoti come Don Primo Mazzolari, Mons. Bianchi, don Giuseppe Beotti, don Luigi Sturzo solo per ricordarne alcuni. E il sostegno di suore e monaci che aprirono i loro conventi per accogliere e proteggere i partigiani. Quella dei cattolici, dunque, fu una Resistenza articolata e complessa, all’interno della quale il ricorso all’uso delle armi rappresentò soltanto un aspetto, e forse non il più importante.
di Antonio Daniele