Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, sabato 30 gennaio 2016 - Forse c’è il pericolo che la carne non possa più risorgere(??!!) quando sarà il momento. Nel senso che il corpo dei defunti servirà per dare linfa vitale a degli alberi. Che verranno piantati sopra delle capsule dove dentro ci saranno le salme… rannicchiate, in posizione fetale, come quando si sta per nascere. Come dire: il cerchio della vita, la posizione fetale per aprire e chiudere una vita. Sembra fantascienza, ma un giorno non molto lontano sarà possibile questa soluzione, anche perchè gli spazi “vitali” nei cimiteri sono… estinti. E quindi si cercano soluzioni per ridurre al minimo lo spazio per seppellire i defunti.
L’idea delle capsule che sostituiranno le bare, è venuta a due designer, Anna Citelli e Raoul Bretzel, i quali ideando queste capsule cercano il modo di globalizzare la morte, superando gli ostacoli religiosi, superando le paure per le bare e per i cimiteri, e soprattutto rispettando l’ambiente. Il progetto si chiama Capsula Mundi.
il defunto viene posto all’interno di una capsula biodegradabile, realizzata con un materiale a base d’amido. La posizione assunta all’interno del guscio ricorda quella del feto nel grembo materno.
Da capsula viene poi chiusa e sepolta in un’area dedicata, e al di sopra di essa verrà piantato un albero che custodirà il nostro caro, il quale a sua volta costituirà la linfa vitale ed il supporto nutritivo per la pianta. Dalla morte di un uomo, dunque, prenderà vita un nuovo albero.
Quindi non saremo più carne ma vegetali. Il nostro corpo ormai senza vita darà vita e sostentamento a degli alberi. Non più polvere da polvere, ma vegetali da polvere.
In effetti tutto si trasforma, e anche noi ci trasformiamo “post mortem”. Una trasformazione che farà felici parecchie categorie: vegani, vegetariani, ambientalisti, verdi…
E il corpo? Cosa ne sarà del corpo dopo la resurrezione?? E questo è un problema. Ricordiamo che dopo la morte c’è subito il giudizio di dio, e quindi la nostra anima patirà (se peccatrice) le pene dell’inferno. Poi, dopo il giudizio universale, la nostra pena la continueremo a scontare anche con il nostro corpo, non solo con l’anima.
Ma il nostro corpo se sarà destinato ad “innaffiare” un albero poiché chiuso in una di quelle capsule, come si ricongiungerà con l’anima nell’aldilà??
E qui la faccenda si complica. Evidentemente dio alla resurrezione… vegetale non ci aveva pensato. Comunque non è mai troppo tardi, si può rimediare. Gli alberi che hanno ricevuto la linfa dei cadaveri posti sotto di essi, saranno loro a ricongiungersi con le anime dei defunti… innaffiatoi.
Quindi anima più corpi vegetali, e il problema è risolto. Gli alberi-anime continueranno a soffrire o a godere nell’aldilà. E vedremo tante di quelle piante che anche l’inferno avrà un aspetto quasi suggestivo.
Roveti ardenti che soffriranno per l’eternità, come ci saranno alberi in fiore in paradiso che continueranno a godere della visione di dio.
Nel purgatorio, invece, le piante con le anime dei defunti “incorporate” saranno tanti germogli che dovranno ancora sbocciare. Quindi una penitenza che consisterà in uno stato di non-vita. Né carnale e né vegetale.
Comunque sia, l’importane è che dei nostri corpi, dopo, la vita continui, nella memoria degli altri.
E per conservare i nostri memi (informazioni riconoscibili dell’intelletto) non è importante se si mettono le salme nelle bare o in queste capsule per l’ultimo viaggio nell’aldilà. Ma è sufficiente conservare la memoria degli altri che ci hanno preceduti in capsule molto più efficaci.
Come quelle costituite dai lobi cerebrali e ventricoli cardiaci. Capsule anatomiche a prova di Eternità.
Mario Ciro Ciavarella