a cura di Nicola M. Spagnoli

Roma, venerdì 9 dicembre 2022 -  Anche la religione a volte è entrata nel rock o almeno nella musica fatta da personaggi del rock in maniera esplicita o velata e comunque rappresentata, cosa che in questa parziale ricerca di più ci interessa, nelle copertine. Certo qui non staremo ad esaminare o a ricordare tutte le pubblicazioni strettamente religiose o quelle dedicate per esempio al Natale in quanto moltissimi a quell’evento si sono dedicati, Dylan compreso, con risultati quasi sempre standard e non certo esaltanti sia nel contenuto che nelle, in genere, copertine quasi sempre dozzinali.

Non staremo a citare naturalmente né il Canto gregoriano, che preferiamo, né i gospel o gli spiritual americani di questo secolo né naturalmente le varie messe etniche, tanto per restare nel cristianesimo, come la encomiabile, fra tutte, Missa Luba. Vogliamo iniziare da quel filone che nacque a metà dei ’60 proprio in Italia successivamente alle novità del Concilio Vaticano II, le cosiddette Messe dei Giovani o le Messe Beat. Naturalmente gli apripista nacquero proprio in Italia coadiuvati da un autore prolifico quale fu Marcello Giombini che organizzò nel ’66 all’Oratorio S. Filippo Neri di Roma la prima, ricordo affollatissima, esibizione con The Bumpers, Angel & the Brain e soprattutto i sardi Barritas che poi lanciarono il loro disco persino oltremanica e oltreoceano, in inglese naturalmente… ma a copertine non ancora ci siamo.

Nemmeno gli Electric Prunes statunitensi con la psichedelica Mass in F minor del ’68 (presente il loro affascinante Kyrie Eleyson anche in Easy Rider), seppure di un livello superiore alle messe nostrane, eccelsero in belle copertine, né i vari Guccini/Nomadi, Celentano, De Andrè che trattarono i ben noti argomenti religiosi. Tralasciando una copertina poco significativa datata 1982 dei Simple Mind con tanto di croce (New gold dream, foto 1), per trovare un’opera eccelsa sia come musiche che come artwork dobbiamo arrivare al 1989, ad una pietra miliare della world music, alla Passion di Peter Gabriel, da me trattato sulla rivista Raro nel 2004 ed anche su questa rubrica, una superba colonna sonora per The last Temptation of Christ di Scorsese, con un dipinto significativo ed esplicito come copertina, di genere astratto/brutalista come il film del resto, attribuito a Julian Graten  (occhiello).

Certo Genesi del nostro Battiato era ben precedente ma la copertina a spirale dorata minimalista non valeva la pena di essere citata anche se al Minimuseo avevamo fatto una mostra dedicata proprio a quest’opera (Genesi di un ritratto-foto 2bis), mentre doverosamente citiamo la successiva Opera lirica del maestro siculo, ovvero Gilgamesh, foto 2, una divinità o eroe divinizzato orientale, oltre che per alcuni brani memorabili ( da ascoltare Solo in appendice video dove è ben visibile appunto la copertina del disco dipinta dal novello pittore Franco Battiato. Altre opere religiose del nostro come Missa Arcaica non hanno copertine significative e nemmeno il disco pop di Branduardi del duemila L’infinitamente piccolo  dedicato a S. Francesco (che vide anche la collaborazione di Battiato)  che si avvalse semplicemente di un dipinto trecentesco in copertina.

Una citazione da fare per le copertine anti-religiose o almeno provocatorie come quelle di Marylin Manson a partire dal secondo album dal titolo esplicito Antichrist Superstar del 1996 fino ad arrivare al quarto album nel 2000 con appunto una trucida crocifissione in copertina (foto 3). Manson sull’argomento ne ha combinate di cotte e di crude riguardo ma non solo lui, con Dio ci Odia i metallari Slyder l’anno successivo non furono da meno, soprattutto nei testi (foto 4) per continuare con il gruppo hardcore dei Bad Religion, e il nome è già tutto un programma, con il loro primo EP nell’81 (foto 5), per finire nel satanismo di Giger per i Mega Therion (foto 6).

Nel progressive rock italiano torniamo alla tranquillità e qui possiamo ricordare innanzitutto un gruppo importante Il Rovescio della Medaglia con La Bibbia  del ‘71, il loro esordio, poi i Metamorfosi con E fu il sesto giorno  nel ’72 a cui seguì il più importante, l’anno successivo, Inferno (foto 7) con una interessante copertina pittorica poi integrato da Purgatorio e Paradiso in anni più recenti e i Jet, ovvero i futuri Matia Bazar con Fede Speranza Carità sempre nel ’72 (foto 8)  e per finire i Genfuoco con dentro l’invisibile verso la fine dell’era Prog.

Di artisti un pò auto-esaltati poi ne troviamo in abbondanza, citiamo per tutti il rapper Game (foto 9) o il celebre Black Moses con copertina apribile a grandezza naturale di Isaac Hayes (foto 10), quello del più celebre Shaft, ed anche un mito del rock come il genio degli Who, Peter Townshend (foto 11) non si sottrasse e addirittura il mito dei miti Jimi Hendrix con il suo secondo capolavoro (foto 12) anche se in questo caso pare che la colpa fu solo dei grafici che avevano preso fischi per fiaschi sulle origini del chitarrista. Anche la regina del punk, la tedesca Nina Hagen poi convertitasi a varie religioni orientali ed infine al cristianesimo (abbiamo di recente appreso che anche la  Merkel è fra i suoi fan!), celebre sia per le sue antiche provocazioni (foto 13) che per le sue più recenti e pacate performance, come sull’Ave Maria di Bach/Gounod. E finiamo con il discusso Kanye West (foto 14)

Un filone particolare e prolifico nelle copertine che possiamo inserire nell’ambito religioso è sempre stato quello degli angeli, rappresentati un pò ovunque, dai loghi delle etichette discografiche come nel caso dei Led Zeppelin (foto 15, un nudo alato che non è come tutti credono una rappresentazione di Icaro bensì l’immagine del Dio Apollo tratto da un dipinto ottocentesco) a elaborazioni grafiche come nei Judas Priest di Angel of retribution o in copertine tratte da statue classiche (foto 16), specie in quelle iconiche e cimiteriali dei Joy Division (foto 17) o da dipinti classici come nei Buffalo Springfield del grande Neil Young (foto 18) o nel mitico disco degli Smashing Pumpkins (foto 19) o addirittura nel nome di alcuni gruppi. Anche i Nirvana si potrebbero annoverare in questo filone con In Utero (foto 20) anche se la copertina alludeva a ben altro.

 

                                                                                                      di Nicola Maria Spagnoli

 

 

Foto 1

 

Foto 2

 

 

Foto 2 bis

 

 

Foto 3

 

 

Foto 4

 

 

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Foto 8

 

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Foto 20