di Nicola Maria Spagnoli
Roma, mercoledì 7 aprile 2021 - Un solo album per questo gruppo che passato quasi inosservato ai tempi, nel 1972, fu in seguito molto ricercato e più volte ristampato sia in cd che in vinile soprattutto per il fatto che uno dei fondatori era Red Canzian che, oltre all’idea di questo peperone rosso, come tutti sanno ebbe con i Pooh una carriera ed una popolarità che arriva ai giorni nostri. Qui non ci interessa naturalmente la carriera del superpopolare gruppo dei Pooh pop di cui ci siamo interessati solo all’inizio, ai primi 45 giri ed anche vinili ma della musica e della copertina di questo disco che fa parte a pieno titolo della storia del nostro progressive.
Certo non appartengono al genere le loro prime uscite nel ’71, Ocean e Tarzan (si erano formati l’anno prima!) quando fra l’altro erano creduti un gruppo inglese, brani leggeri che comunque diedero loro l’impulso per la realizzazione di Appunti per un’idea fissa di cui stiamo parlando e che incuriosisce soprattutto per la copertina oper dell’artdirector Eldorado Sivelli e della designer Monica Palla per l’etichetta Bla..Bla di Pino Massara che da Arigliano & co. presto passò al progressive pubblicando fra gli altri molti dei dischi sperimentali di Battiato nonché degli ottimi Aktuala. Una suite sinfonica occupa la prima facciata, ispirata a Ludwig Van Beethoven e alla sua sonata per pianoforte Patetica e titolata dai nostri appunto nello stesso modo in cui, oltre al nostro chitarrista fa la sua bella figura il batterista Roberto Balocco già in precedenza con i Panna Fredda con cui aveva registrato il ben più interessante album Uno, anche questo prodotto unico.
La side B è meno valida anche se il terzo brano, Corale, è comunque lungo e decisamente prog pur mancando di un certo tocco negli arrangiamenti di Patetica che erano dovuti ad un certo Ed de Joy (uno dei tanti pseudonimi del periodo di Franco Battiato che l’anno precedente aveva fondato gli Osage Tribe). La copertina, oggi come oggi, appare più curiosa del contenuto rappresentando una testa in gesso incatenata (foto 1) ed un interno, la copertina è apribile, con quattro teste anch’esse bianco-gessate ma con una piccola foto spillata di ognuno dei componenti il complesso (foto 2) e addirittura con una testa, ma questa volta in silouette nera, sulla busta che contiene il disco (foto 3). Cosa voglia dire il tutto è lasciato all’interpretazione critica ed ogni storico dell’arte può dire la sua certo è che ci sembra di trovare delle somiglianze evidenti sia nel poco precedente secondo album degli inglesi Cressidra, il noto e di un certo spessore Asylum (foto 4) pietra miliare del prog d’oltremanica che nel notissimo In Rock (foto 5) dei Deep Purple che si rifanno platealmente ai quattro giganteschi volti in pietra dei Presidenti americani del monte Rushmore.
Qui invece possiamo trovare riferimenti anche alla statuaria romana che era solita rappresentare, ma senza catene, volti di consoli, imperatori e parentela varia (foto 6) ma soprattutto riferimenti nell’arte moderna e contemporanea. Chi infatti non ricorda le facce avvolte da bianche lenzuola di Magritte o i manichini ovoidali del Pictor Optimus (foto 7) Giorgio De Chirico, ma anche i gessi dello statunitense George Segal, più contemporaneo, che fra l’altro nella serie degli olocausti circondava le sue bianche figure di filo spinato (foto 8) ma che nei suoi calchi traeva certamente ispirazione dai ritrovamenti pompeiani appena scoperti.
Dalla statuaria classica anche la cosiddetta arte povera e concettuale nostrana trasse ispirazione, proprio nei precedenti anni sessanta e Giulio Paolini lo dimostra pienamente (foto 9) ma anche, per tornare a noi, alcune copertine successive si divertirono con facce bianche o gessate come quella di Civilian dei Gentle Giant (foto 10) o quella pallida e trafitta da spilli di Kookoo di Debbie Harris, per non parlare della recente compilation dei Pink Floyd (foto 11). Un ultimo accenno alla discografia italiana per il doppio Catene di Mina e qui sempre volto pallidissimo, doppio e funereo ma le catene sono solo nel titolo…
Nicola M. Spagnoli
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foto 2
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foto 9
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foto 11