A cura di Nicola M. Spagnoli
Roma, lunedì 6 gennaio 2019 - Prima di affrontare l’argomento specifico parliamo un po’dell’artista che in pratica ha rilanciato lo storico gruppo apripista del progressive rock nella sua ottava reincarnazione in doppio quartetto, ovvero i King Crimson di Robert Fripp, dal 2014 a tutt’oggi. Come si sa i King Crimson hanno avuto fin dagli inizi artisti che hanno fatto storia disegnando le loro copertine e i loro poster a partire dall’esplosivo esordio del 1969 con il faccione urlante ideato dal giovane e sfortunato programmatore Barry Godberg (foto 1).
Questo giovanotto, morto solo quattro mesi dopo la realizzazione a soli 24 anni, pare che mai si fosse occupato di pittura e sembra abbia disegnato il quadro riprodotto sulla copertina come suo personale ritratto influenzato dai testi esoterici dell’allora paroliere del gruppo Pete Sinfield (il quadro originale diventò proprietà di Fripp!). All’interno della copertina apribile troviamo, oltre ai testi, il vero faccione del vermiglio monarca che, sempre pare, altro non sia che Belzebù o come sembra più plausibile, vista l’aria furbetta, il più pazzerellone Asmodeus (foto 2) anche se gli storici seri attribuiscono questo appellativo allo stupor mundi Federico II di Svevia ma tant’è.... Il diabolico Sinfield influenzò anche il pittore Tammo De Jongh per la copertina del secondo album del gruppo, In the Wake of Poseidon (foto 3) che realizzò le dodici teste, archetipi simbolisti anche se un pò naive, della ugualmente doppia copertina che meriterebbe una trattazione a parte come del resto l’artwork del terzo album Lizard (foto 4) dove vediamo raffigurate criptiche miniature della pittrice Gini Barris, zeppe anch’esse di simboli e figurine fra cui la caricatura del quartetto di Liverpool e di tanti altri, una copertina anche questa degna di un trattato.
Dopo il lungo periodo, sempre riguardo le copertine, minimalista (Lark’s tongues in Aspic, Discipline, Three of a perfect pair, Thrak e tante altre) e comunque sempre simbolista anche quando semplicemente fotografico come per gli album Island o Red, Fripp tornò a preferire l’arte figurativa con il notevole decennio affidato alle opere, cupe ed enigmatiche, della propria consorte ovvero di Pamela June Crook (foto 5). Ma arriviamo a quelle, come dicevamo, realizzate per l’ottava riedizione del gruppo, da parte di un’altra moglie, questa volta quella del batterista Bill Rieflin, la californiana Francesca Sundsten, recentemente scomparsa. Pittrice eterea e classicheggiante ma con una sensibilità squisitamente surrealista, la Sundsten aveva militato agli inizi anche nel gruppo art punk dei Beakers ma come pittrice fu influenzata soprattutto, oltre che naturalmente da Dalì e Magritte, dal suo maestro Odd Nerdrum, pittore norvegese allegorico ma a volte apocalittico, di estrazione rembrandtiana e caravaggesca, fondatore perfino di una corrente pseudofilosofica, quella dei pittori del Kitch Movement.
La nostra protagonista si lanciò nel campo copertine appunto con Nihil, il lavoro del 1995 dei KMFDM, la molto apprezzata e discussa industrial band tedesca in cui militava Rieflin dopo aver fatto parte sia dei REM che di altri importanti gruppi anche personalmente fondati, realizzando un inquietante viso di donna (foto 6) che le diede subito notorietà. La sua consacrazione in campo rock naturalmente avvenne per la collaborazione con i King Crimson soprattutto per il fortunato tour, nei teatri di mezzo mondo, di Radical Action (foto 7) con l’immagine del polifemico giovanotto d’altri tempi e le molteplici illustrazioni del relativo ed elegante cofanetto. Altre interessanti realizzazioni con strabici e fantasiosi personaggi ma al contempo assurdamente plausibili come ebbe a dire un noto critico furono quelle per i tour del 2018 (foto 8) e relative realizzazioni discografiche, specie riguardo il ricercatissimo doppio EP in vinile. Un ultimo, simpatico, poster ci viene elargito dalla Sundsten con la settecentesca dama con volatili (foto 9) proprio poco prima della sua dipartita.
Certamente questo stile pop-surrealista, poi ribattezzato anche con il nome di Lawbrow art da molti critici e gallerie ma in questo campo si sa che ognuno può inventarsi un nome, ha avuto dei precedenti illustri come in Mark Ryden, consacrato a livello mondiale a partire dalla copertina jacksoniana di Dangerous e che diede notorietà anche ad altri artisti del genere come Marion Peck che è proprio la moglie di Ryden. Costei però appare nelle sue opere più ispirata agli antichi maestri piuttosto che ad un tipo di arte fanciullesca come in Ryden, specialmente agli artisti del periodo napoleonico, considerata la sua lunga permanenza accademica proprio in Italia. E in Italia troviamo uno dei massimi indagatori dei miti della cultura popolare, Francesco Vezzoli, che non disdegna nemmeno, nelle sue realizzazioni, le icone pop e le Star del cinema con il ricorso a superfetazioni persino in uncinetto attingendo con originalità (e successo) specie tramite l’utilizzo della videoarte, anche al trash televisivo. Citiamo a questo punto una giovanissima brasiliana, Nathalia Suellen che ha sviluppato il suo stile “cinematico”e plumbeo ricorrendo soprattutto ai collage fotografici e alla pittura digitale ed infine (perché no?) il sottoscritto che faceva le stesse cose fin dagli anni ’70 ma tramite il mezzo pittorico su tavola o tela come in questo, preveggente, Cuore Infranto ispirato a Raffaello (foto 10 – courtesy:https://arsnova.gallery/collections/nicola-maria-spagnoli).
Nicola Maria Spagnoli
(foto 1)
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(foto 3)
(foto 4)
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(foto 6)
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(foto 8)
(foto 9)
(foto 10)