Il Progressive Rock Italiano Part. 10 la fine della prima fase 1979

Nicola M. Spagnoli

Roma, martedì 14 novembre 2017 - La palma d'oro, nell'ultimo anno che segna la fine del Prog “storico” italiano (altrove era già finito da tempo), non può che essere assegnata ad "Andrè sulla luna" prima opera solista di un redivivo ex Pierrot Lunaire, Arturo Stàlteri. Anche il tastierista Cacciapaglia potrebbe stare in cima ma siccome ha già avuto, in questo breve riassunto, quattro anni prima la palma d’oro dovrà accontentarsi, per quest’anno, del secondo posto anche perché la sua fatica, indubbiamente notevole, è molto più vicina alla musica classica contemporanea piuttosto che al progressive rock in senso stretto.

Cacciapaglia ci regala davvero un pregevole lavoro, forse il migliore della sua carriera e continuerà, a distanza ma continuerà, a sfornare di tanto in tanto e fino ai giorni nostri ma con più successo, piccole delizie. Ma questo per molti artisti, eccetto naturalmente i sempiterni Banco del Mutuo Soccorso (Canto di Primavera è veramente un bel disco!) e Premiata Forneria Marconi, sarà l'anno del commiato, ci lasciano i Libra, ci lasciano gli Arti e Mestieri (ma ritorneranno anni dopo) e tanti altri che, pur continuando una saltuaria attività concertistica, nemmeno producono qualcosa, forse perchè non vendendo molto non li voglio più le case discografiche o perchè il vento è cambiato.

Nel ’79 ci sono altri stili che vanno per la maggiore, il rock è tornato da un bel pò, con il punk rock, agli antichi furori senza tante raffinatezze, contaminazioni o astrusità, gli Area senza più Demetrio Stratos vireranno verso un jazz puro senza picchi particolari e sembra quasi che il grande concerto tenuto al parco Lambro di Milano da tanti protagonisti del Prog italiano in onore dell'appena scomparso grande vocalist, celebri anche i funerali di tutto il cosiddetto movimento progressive. Anche i nostri antichi eroi sono cambiati, è cambiata proprio un'era, ora c'è quella del cinghiale bianco come dice Battiato nel suo primo disco strettamente pop (e quindi di successo!), che porta anche una svolta.

Quasi quasi ci si vergogna di aver fatto certe cose complicate o cervellotiche ma la nostalgia a volte è troppo forte e quindi, come nei corsi e ricorsi storici, via al Progressive seconda fase, al Prog terza fase e così via che tornerà, in tono minore ma di nicchia, ogni tanto nei decenni successivi e fino ai giorni nostri e forse oltre, specie a livello internazionale con nomi nuovi (Muse, Porcupine Tree, Dream Teather etc. etc.). Ma in fondo cos’è stato il Prog? E’ servito a qualcosa? Secondo me sì perché l’unione, a volte felice a volte no, di tutti i generi musicali nel grogiuolo del rock, ovvero, secondo i gusti dei proponenti: il folk, il jazz, il blues, l’etnico, la classica, l’avanguardia o tutti insieme è stata una rivoluzione, che forse guardava al passato ma pur sempre rivoluzione fu.

Il rock attuale, senza etichette, deve qualcosa a questo movimento poichè è proprio quel tipo di musica, forse fatto ai tempi in maniera un pò più ingenua, che oggi propongono tutti i prodotti musicali più consapevoli e meno banali.

a cura di Nicola M. Spagnoli