Il Progressive Rock Italiano Part 8 verso la fine della prima fase (1978)

Nicola M. Spagnoli

San Marco in Lamis, martedì 7 novembre 2017 - Questo è un anno che sembra rinvigorire il Prog con un numero più elevato di dischi degni di attenzione, rispetto all’anno precedente i nomi classici sono sempre sulla breccia, alcuni di ritorno altri sempre ma i nomi nuovi sono pochi fra cui un misterioso tastierista che fa un disco quasi interamente strumentale alle tastiere, alquanto teutonico ma in giusto equilibrio fra avanguardia ed orecchiabilità che non raggiunge la popolarità ma desta curiosità e ammirazione.

Si tratta di Sangiuliano, all’anagrafe Antonio Sangiuliano, che con " Take Off " lascia comunque un segno anche se dopo farà poche cose pubblicate solo in Giappone. Ancora quindi le vecchie glorie al vertice come gli Area nel loro ultimo, e come sempre sanguigno, album di studio e poi il Banco che a distanza di cinque anni dall'ultima opera per gruppo ed orchestra italiana (si parla di Concerto Grosso dei New Trolls e di Contaminazione del Rovescio della Medaglia n.b.), finalmente tentano anch’essi questo tipo di avventura e centrano in pieno l'obiettivo, il loro "...di Terra", ampiamente jazzato, risulta alquanto piacevole e forse è la migliore prova del genere realizzata in Italia.

Mentre un ex-Gigante che aveva fatto parte del Telaio Magnetico di Battiato ai tempi di Aries, Mino di Martino con la compagna Terra Di Benedetto fanno un bel lavoro quasi New Age "Albergo intergalattico Spaziale" in poche copie e quindi sconosciuto ai più. Un altro collaboratore di Battiato, Lino Capra Vaccina dà alle stampe regolari il suo " Antico adagio" e Battiato stesso regala delizie per soprano e pianoforte dai solchi di "Juke-Box" (sentire la stupenda Hiver!) e monotonie ancestrali da quelli de "L'Egitto prima delle sabbie" sempre più ascrivibili alla musica classica contemporanea che al Progressive rock, e quindi sempre più distanti dal grande pubblico (il che, per la qualità, non dispiace!).

l’ex genietto della PFM, Mauro Pagani realizza il suo primo LP da solista, delicato e corposo ed a tutt'oggi godibilissimo, Demetrio Stratos continua, purtroppo prima di andarsene per sempre, i suoi esperimenti didattici lontano dal suo gruppo ma di grande qualità e Cantare la voce resta il suo capolavoro solista, esperimenti apprezzati soprattutto all’estero piuttosto che a casa nostra. Il nostro gruppo prog per antonomasia, il più popolare ovvero la PFM, invece cambia ancora rotta ancora una volta con l'ironia dei testi di Gianfranco Manfredi, realizzando un bel disco, completamente diverso dai precedenti con, in più, i disegni di Andrea Pazienza, dentro e fuori la confezione e la sua copertina risulterà la migliore fra quelle di realizzate da Paz per cantautori e gruppi.

Fra le poche novità di rilievo ecco gli Zauber, con due donne strumentiste in organico, che riprendono classicismo e assoli di flauto degni del primo Ian Anderson, ed i Signori della Galassia con uno stile più elettronico ma anche più dance. I Nova ed i Sensation's Fix e gli Osanna realizzano il loro ultimo lavoro, non diversi dai precedenti anche se per questi ultimi spezzerei veramente una lancia. I Goblin di Simonetti fanno un disco dal titolo divertente (il Bagarozzo!) ma dal contenuto interessante, da alcuni addirittura ritenuto il loro miglior lavoro mentre troviamo anche un cantautore, Mauro Pelosi, che inseriamo per via soprattutto degli arrangiamenti.

Passano invece del tutto inosservati i pure interessanti lavori, elettronico quello di Giuseppe “Baffo” Banfi ex tastierista dei Biglietto per l’inferno, etnico quello di Marcello Capra e quello favolistico, con gli arrangiamenti di arturo Stàlteri, di Susi Bellucci e soprattutto quello sperimentale, il secondo, di Donella del Monaco da solista, l’ex indimenticata voce degli Opus Avantra. Per la gioia dei ricercatori e dei collezionisti questi ultimi sono molto ambiti nelle versioni originali, considerate le quotazioni!