A cura di Nicola M. Spagnoli
Roma, martedì 19 maggio 2015 - Un lavoro quasi ignorato dalla critica e dalla valutazione discografica che all’epoca non trovò il riscontro di Tabular Bells da cui forse deriva o che addirittura precede, come qualcuno sostiene. Fatto sta che la Virgin, interessata alla versione fornita da Cyrille Verdeaux (foto 2) coadiuvato dall’amico chitarrista Cristian Boulè, dal batterista Artman e dal bassista Isaacs, congelò il progetto per un paio d’anni per, appunto, dare spago all’opera di Mike Oldfield.
Quando infine fu pubblicata, finì sul lato B del disco mentre sul lato A fu pubblicata una versione più blasonata, sempre però con il liquido e solenne pianismo di Cyrille in primo piano, con addirittura i Gong (Steve Hillage, Blake e Malherbe) al completo in una versione più space-rock.
La prima versione naturalmente offre gli spunti più interessanti perché più fedele alle intenzioni dell’autore specie quando si lancia, nei momenti più orgiatici, in un free-sinfonico nevrotico e psichedelico alquanto originale che poco ha di rock ma che piuttosto molto risente di Ligeti come di Coleman, della Mahavishnu Orchestra, di Emerson Lake & Palmer e di Carl Orff come degli Hawkwind.
In seguito Verdeaux coltivò ed ampliò il progetto Clearlight che continua fino ai giorni nostri con una infinita’ di dischi, alcuni anche molto interessanti, e comunque quel disco rimane un gioiello del Progressive francese, di quelli pero’ più vicini al mondo anglosassone piuttosto che a quello teutonico, come lo furono quelli dei terrificanti Magma. Insomma questo lavoro può ben essere, col senno di poi, rappresentativo come suite d’oltralpe per eccellenza degli anni ’70 come Ys del Balletto di bronzo o meglio Di terra del Banco lo furono per il nostro paese. La copertina (fig. 1), di un misconosciuto illustratore a nome Jean Claude Michel rappresenta una testa bionica con spaccato rivelatore che risente dello spirito pop psichedelico dell’epoca e si rifà probabilmente ai profili africaneggianti che pochi anni prima erano apparsi sui dischi della svolta rock di Miles Davis ma che sono di derivazione ben più antica.
Certamente è un disegno che non appartenente ai più nobili filoni dell’arte contemporanea ma ciò nonostante ricorda i testoni di Nefertari e quelli degli elaboratissimi copricapi egizi per non parlare delle monete romane o meglio del Giano bifronte di epoca classica, del rinascimento italiano con le eleborate e nevrotiche capigliature presenti nei profili botticelliani o in quelli del Ghirlandaio o semplicemente negli eloquenti profili di Piero della Francesca.
L’art decò si sbizzarrì in profili psicanalitici, continuò da noi con certo naif psicotico che poi sfociò nell’electic-art introspettiva (vedi foto occhiello) fino ad arrivare ai sempre non eccelsi esempi su copertine di pur nobili vinili di poco antecedenti a Clearlight come quella di un ottimo disco di Keith Tippett del ’71 o di poco successivi come per il misterioso ed italianissimo Elektriktus. Questa immagine, naturalmente doverosamente aggiornata, non e’ escluso che possa comunque aver ispirato addirittura l’arte contemporanea più provocatoria come anche certa filmografia psico-orror. Chissà!
(fig. 1)
Foto 2 (occhiello)
Nicola Maria Spagnoli