Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, lunedìn16 settembre 2024 - Giornata per davvero commovente e ricca di significato umano quella svoltasi in casa dei Del Vecchio, a Rignano Garganico. Il riferimento è a quella del giornalista che ha dominato l’intero Promontorio per oltre cinquant’anni e passa di attività, in massima parte trascorsi alla Gazzetta del Mezzogiorno. Un’attività non en passant ma piena ed estesa in tutto il territorio di pertinenza. Produzione che, senza gli articoli apparsi su altre testate cartacee e on line, ammonterebbe ad alcune decine di migliaia di resoconti vari e in particolare di cronaca, indispensabili come si sa per ricostruire la storia.
Mentre chi scrive, sotto ossigenazione permanente, da alcuni anni, si intrattiene ad ammazzare l’attesa ascoltando la radio, alle ore undici in punta, suona il campanello ad avvisare che gli ospiti sono arrivati e aperto il portone salgono le scale con difficoltà a causa degli anni, dell’età e dello stato di salute che anche per loro non è florido. Si tratta del medico sangiovannese Tonino Melchionda e dello zio Vincenzo Cascavilla, superiore di lungo corso dei benedettini vallombrosani, in pensione presso Santa Prassede di Roma, pure originario della città di San Pio.
Entrambi vengono accolti con avvertita tenerezza dal padrone di casa Antonio e dalla moglie Sabina, che versano in una situazione di salute per davvero grave, essendo la donna oppressa anche lei da cateteri e tubature varie di purificazione renale. Ma tutto questo non interessa alle due coppie. Si abbracciano e si sorridono a prima vista. Sono per davvero contenti ed emozionati di vedersi e di parlare. Il benedettino, comincia subito a raccontare la sua vita romana e a sfogarsi della sua annosa lontananza. Oltre a Montenero, a Vallombrosa, è stato per diversi anni anche nella loro missione in Brasile. Ha accumulato una lunga esperienza fatta di conoscenza e di insegnamento del credo e soprattutto della vita monastica all’insegna dell’Ora et labora.
Si parla di Padre Pio e di Padre Gemelli, ma anche di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, che lui conosceva bene e stimava in gioventù, fatto da poco – egli sottolinea – servo di Dio in attesa degli altri miracoli per l’obiettivo finale del conferimento della santità. Si parla ancora di don Bruno Ponziano, prof di prim’ordine nel collegio di Montenero, originario di questi luoghi, e soprattutto di Giuseppe Zambernardi, abate generale e volto noto nella Congregazione, avendo accentrato attorno a sé per via di preparazione e cultura il variegato mondo in vista all’epoca.
Ricorda ancora i suoi compagni di probandato di Rignano, Vincenzo Draisci, attualmente dentista in pensione in quel di Milano, Mario Iannacci, di professione sarto e tutto fare deceduto molti anni fa nel Torinese, Lellino Danza, farmacista, ed altri ancora. Quindi, accompagnato dal nipote Melchionda l’autorevole ospite ha voluto affacciarsi al balcone, dove ha tirato su un vero e proprio sospiro di soddisfazione ammirando l’esteso e variegato panorama frontale e sottostante con il Tavoliere , le sue città vicine e lontane.
E proprio a un palmo di naso nel rialzo del primo gradone è rimasto colpito dalla presenza del tempio – chiesa della Madonna di Cristo, insediamento benedettino sorto attorno all’anno Mille. Rientrato, ci ha tenuto a recitare le preghiere di rito e ha impartito al gruppo la dovuta ed attesa Santa Benedizione. C’è stato un momento di viva commozione per tutti che si sono alla fine salutati, oppressi da visibile e intrattenibile commozione. Insomma, si è di fronte all’ennesimo giorno speciale ed unico da non dimenticare.