Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, giovedì 15 febbraio 2024 - Il San Valentino nei tempi passati era una festa assai avvertita tra la gente, in particolare tra i giovanissimi. E questo perché dedicata all’Amore e agli incontri di coppia. Ma a differenza dei “Baccanali” degli antichi Romani, inneggianti alla massima libertà, aveva costumi piuttosto castigati non solo tra chi si accingeva ai primi incontri di conoscenza reciproca, ma anche tra gli sposati, che si limitavano senza alcun slancio particolare al solito e limitato “repetita iuvant”. Solo per i giovani, soprattutto quelli al primo pelo, l’occasione era invocata e considerata propizia, specie tra il sesso gentile, lasciato una volta tanto più libero.
Non era ancora l’epoca delle auto di massa, ma dei cosiddetti luoghi di appuntamento. Per chi avevano i genitori in campagna, la questione si presentava a portata di mano,. Bastava, infatti, lasciare l’uscio socchiuso per permettere all’ora stabilita, quando i vicini di casa erano andati tutti a dormire, l’ingresso del proprio innamorato e se aveva qualche sorella, anche al futuro cognato. Per il resto ci si doveva invece accontentare di un luogo di appuntamento in ora presta e più o meno lontano da occhi indiscreti. Un tempo i luoghi ambiti dagli innamorati si trovavano quasi tutti all’interno del bellissimo e riposante borgo antico di origine e fattura medievale. Si cominciava dalla ‘Strettola’, l’angusta galleria che collega Via Baronale con Via P.Antonio Fania (una sorta di sexy simbol anche in tempi attuali, così come lo è il vicolo dei baci a Vico del Gargano. durante la festa di San Valentino.
Su questo luogo se ne dicono di cotte e di crude (Vedi la storia di Antonio e Rocchina in “Racconti e leggende del Gargano” di Angelo Del Vecchio, 2003) Si approdava, poi, al comodo ed accessibile pianerottolo di “zia Monaca”, dove i baci dei furtivi si avvertono ancora nell’aria. In caso di ‘occupato’ ci si spostava subito sulla Ripa e ci si rannicchiava a più coppie negli angoli rocciosi. Se anche qui c’era il pieno, ci si spostava più giù per amoreggiare presso il muro di cinta dell’orto di Bisacciare sotto il chiaro di luna. In altri casi ci si avventurava in luoghi più lontani, come per esempio allo “Scannagge” (ex-mattatoio, ora località Croce, altrettanto attiva) o a ‘Varrèdde’, dove di solito si era disturbati dal passaggio improvviso di qualche auto.
Anzi, si ricorda di un autista geloso che notato che poco distante accanto ad una ‘macera’ c’erano due coppie, ne abbordò una la cui partner indossava un maglione uguale a quello della sorella, Non ci pensò due volte e, sceso dal camion, dal di dietro strattonò la donna e gli appioppò due sonori (letteralmente) schiaffoni. La stessa si girò stupita ed imprecante. L’altro, accortosi che non era il suo famigliare, si rigirò anche lui di scatto e, senza chiedere minimamente scusa, salì sull’ automezzo, abbandonando immediatamente il luogo del misfatto, con la coda tra le gambe e rosso di vergogna.
I luoghi di appuntamento erano frequentati anche di giorno dagli innamorati, specie se si trovavano fuori dal paese, per motivi di frequenza scolastica. Per esempio a San Marco in Lamis.