Antonio del Vecchio
Ischietella, lunedì 24 aprile 2023 - Tornano a riunirsi gli studiosi e i ricercatori della Carta di Calenella. Lo faranno il 26 aprile prossimo con una giornata di approfondimento interamente dedicata al tema “Le sorgenti del Gargano”. Preziosa presenza di acqua – si precisa da subito “…dolce abbandonata, in tempi di emergenza idrica e di cambiamenti climatici” La stessa vedrà lo svolgimento ad Ischitella, città bellissima e in posa panoramica, ad un tiro di schioppo dal mare.
A renderlo noto con il puntuale invito – pubblicizzazione, pervenutomi ad horas, è stata un’intrepida e inarrestabile animatrice, che si chiama Mteresa Rauzino, docente-studiosa di lungo corso delle problematiche culturali ed esistenziali del nostro ricco Promontorio, a cominciare dalla difesa dell’antica abbazia benedettina di Calena. Argomento, quest’ultimo, pubblicato su La Gazzetta e Gargano Nuovo che portò tanti anni fa lei e me in Tribunale per accusa di diffamazione, dal quale fummo prosciolti con formula piena. Il luogo preposto per l’incontro è la sala consiliare del Comune.
A cominciare alle ore 10 in punta saranno Nello Biscotti (introduzione) e il sindaco Nobiletti (saluti istituzionali). Proseguiranno nel ordine: Lucrezia Cilenti (Le vie dell’acqua- Percorso di una biologa marina); Domenico Sergio Antonacci (Aprile ’23: il diario di viaggio della visita al Gargano del Principe Umberto di Savoia); LauraMaggio (“Siticulosa Daunia”. Fiumi, torrenti, rivoli nella geografica garganica); Caputo Giuseppe (Radici per tornare e motivi per rimanere); Ida Maria D’Errico (La Guida Ambientale Escursionistica biglietto da visita del territorio per il turismo green). A chiusura della sessione mattutina ci sarà uno spazio aperto agli uditori.
La sessione pomeridiana, dedicata al presidio culturale su acqua e sorgenti del Gargano, avrà i seguenti contributi di approfondimento:Michele Morsilli (La pioggia che scava, corrode, si infiltra: un viaggio attraverso le rocce garganiche e la formazione delle sorgenti); Giovanni Russo ( Le sorgenti del Gargano: una risorsa dimenticata); Giuseppe Laganella (Le sorgenti di Ischitella nei documenti ottocenteschi).
Sempre in riferimento alle Sorgenti di acqua montana, chi scrive si è occupato di quelle di Rignano Garganico, ovviamente dal punto di vista storico-giornalistico, per esempio del deposito sorgivo di Grotta Paglicci, che ha dissetato per migliaia di anni l’uomo paleolitico, ora ridottosi a poco per la rottura dell’originaria impermeabilità dovuta al fenomeno carsico, di cui fece cenno anche il succitato Morsilli in un convegno sul tema, tenutosi a Rignano alcuni anni addietro. Ecco di seguito il mio scritto sul antico deposito acquifero di Centopozzi, ancora attivo e bisognoso di interventi di salvaguardia. Lo stesso è contenuto nel libro-guida intitolato “Rignano GarganicoViaggio segreto nel più piccolo Comune del Gargano” di Angelo ed Antonio Del Vecchio, in vetrina da alcuni anni:
“La Dolina di Centopozzi. Un’altra caratteristica del paesaggio montano di Rignano è costituita dalle doline, pure originate dal fenomeno carsico. Sono come dei piccoli crateri che a differenza di questi hanno un fondo di terreno coltivabile e permeabile. Di esse vi sono alcune ricolmate da sassi di riporto, derivate dallo spietramento dei campi, e coperte da una coltre di terreno fertile commisto a concime animale.Di doline nel territorio di Rignano se ne contano a centinaia, forse la più alta densità del Promontorio. La dolina più grande (seconda solo a quella di Pozzatina in agro di Sannicandro Garganico) si chiama Centopozzi. Una denominazione, quest’ultima, non casuale, ma che si riferisce agli innumerevoli pozzi esistenti, oggi in parte interrati, riempiti di acqua e sicuramente, ieri, anche di acqua completamente sorgiva, come testimonia un antico documento. Sorgenti in seguito estintisi, sprofondate in qualche inghiottitoio, originato dal medesimo fenomeno carsico.
Attualmente Centopozzi, grazie all’intervento del Parco Nazionale del Gargano, con l’avvenuto recupero – ripristino delle principali cisterne, dei muri a secco, del verde e soprattutto con il mascheramento delle improvvide colate di cemento e di asfalto degli anni ‘80, è diventato l’angolo più suggestivo della zona, assai frequentato dai turisti e dagli amanti della natura. Della sua antica esistenza esistenza se ne parla per la prima volta nella concessione data nel 1029 da parte del Catapano bizantino Cristoforo Protospatano al monaco Proto, abate di San Giovanni in Lamis (Attuale convento di S.Matteo). A proposito di confini, nel testo si legge, tra l’altro: “…et quomodo ascendit ad Guardiolam, et vadit ad Monte Conditii, prope Rinianum, deinde salit contra Turricellam et vadit ad locum qui dicitur Jova ubi surgunt acquae (attuale Centopozzi) ,et postae salit ad Magnum Montem Guardie...”che potrebbe coincidere con la zona del distrutto Semaforo ”. Entrambe le località si trovano a circa tre chilometri e passa da Rignano sul fianco Ovest della S.P. per San Marco in Lamis. “