Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, lunedì 21 marzo 2022 - Una decina di foto, scattate dal grande fotografo tedesco-americano Alfred Eisenstaedt nel 1947 decantano luoghi, persone ed animali di Rignano Garganico e dintorni. C’è pure quella di Gedeone, il bellissimo toro da monta ripreso nella Chiusa dei Ricci sotto Rignano (vedi foto). Il tutto è riportato appuntino nel romanzo “Controra” di Katia Ricci, prolifica scrittrice, originaria del paese. In realtà si tratta di due storie diverse che vedono come protagonisti due distinti tori.
La prima ha una soluzione tragica, l’altra ilare, specie per la sua funzione procreatrice. Nel primo caso l’animale non ha nome o forse è stato cancellato apposta dalla memoria della collettività per via del sangue versato , nella storia a lieto fine il protagonista è appunto il Gedeone. Ecco il primo racconto: “Una volta accadde un episodio tragico: un pastore che in quel momento si trovava solo nella chiusa (quella di Marcivico) sciolse un toro che era legato nella stalla per portarlo all’abbeveratoio, a differenza di quanto si usava fare e cioè portare l’acqua al toro. Per qualche motivo il toro si inferocì e incornò il pastore, uccidendolo. Sopraggiunse mio padre in auto, ma quando scese, incamminandosi a piedi senza rendersi conto di quello che era successo, il toro improvvisamente lo caricò e a stento riuscì a mettersi dietro il pilastro del cancello di ingresso, dove rimase nascosto agli occhi del toro, fino a quando facendo voci non riuscì ad attirare l’attenzione dei potatori che stavano lavorando nell’oliveto , i quali riuscirono a legare il toro e a riportarlo nella stalla. Ne seguì una inchiesta da parte dei carabinieri , che però appurarono il caso fortuito dovuto all’imprudenza del pastore…”
Chi scrive conosceva bene il malcapitato e lo incontrava solitamente la domenica presso la casa dello zio Luigi, pure lui pastore e di lui compare. Il pastore era puntualmente ben vestito ed incravattato, che non sembrava affatto di essere un campagnolo. Con me, ragazzo, si dimostrava sempre gentile e mi sollecitava a studiare. Lo stesso, che abitava in Via Montarone, a pochi metri da casa mia, era ammogliato ed aveva figli, tra i quali tre bellissime ragazze da tutti corteggiate. Pertanto, la disgrazia scombussolò l’intero paese che ne parlò per molti anni. Nel romanzo non si riporta il nome dell’animale, forse cancellato per sempre dalla memoria collettiva per quanto accaduto.
Ecco la storia dell’altro toro, appunto Gedeone, il biblico giudice dell’antico testamento. “…una sera durante le vacanze natalizie eravamo a cena da zio Vincenzino quando scoppiò una lite molto probabilmente per motivi futili, come spesso capita nelle famiglie soprattutto durante le festività , forse per un cibo troppo salato, o semplicemente per il nervosismo di mio zio perché era stato mandato il toro Gedeone presso l’allevamento di un parente e questa mancanza era da lui sentita quasi come fosse l’allontanamento di una persona cara. Infatti nella lettera di accompagnamento così descrive il suo stato d’animo: “Per noi altri vecchi agrari o agricoltori il distaccarsi dalla terra o dai buoni prodotti o dagli animali è una pena. Perciò una parte di me ne viene oggi con Gedeone”. É un messaggio che oggi può suscitare ilarità , ma che allora era considerato del tutto normale, anche perché i tori avevano un grande valore economico. Mio zio possedeva allevamenti bovini di razza pregiata, come la Podolica, la Frisona, Bruna Alpina, Bruna Svizzera , come fossero persone, ecc. Ai tori e alle vacche dava nomi come se fossero persone, ispirate ai loro colori (Nerina, Bianchina, Rosina, Mora), ma anche nomi di attrici (Gina, Sofia, Ava). Il suo preferito era appunto il toro Gedeone (nrd. quest’ultimo, immortalato, come accennato all’inizio, da Alfred Eisenstaedt (1898 – 1995 ), reporter della famosa Rivista americana Life, incaricato appositamente dal Comando militare, di riprendere lo stato di bisogno del Meridione d’Italia) “Quella sera mentre Gedeone faceva il suo dovere di montatore, in casa, come ho detto, dopo cena c’era una tale tensione nell’aria da consigliare a tutti di anticipare l’ora di andare a letto, anche se malvolentieri si lasciava la grande cucina dove ardeva un bel fuoco nel camino, e di rinchiudersi nelle gelide stanze da letto che nessun braciere riusciva a riscaldare...
Quando faceva molto freddo nei letti veniva posto il cosiddetto prete (nrd. Un braciere con sopra una sorta di asciuga – panni di legno) con il quale si tentava di riscaldarlo oppure un mattone riscaldato avvolto in un panno.
Ritornando al discorso dei tori, nel libro viene tratteggiata una altra scena da Far West, quella della marchiatura dei vitelli. Una scena straziante che faceva venire la pelle d’oca alla scrittrice “bambina”, come pure l’uccisione degli animali in genere (maiali, capretti, polli, ecc.). Chi scrive, ricorda che suo padre, una volta assistito allo sgozzamento di un pollo, non mangiò per tutta la vita la carne di esso.