Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, lunedì 6 dicembre 2021 - Durante l’adolescenza, Alberto era un tipo assai originale ed empatico. Non appena lo si conosceva e scambiava qualche parola, si faceva subito amicizia e ci si legava indissolubilmente. Capitò anche a chi scrive e a Primiano, entrambi suoi compagni di classe, originari della vicina Rignano Garganico. Io ero in ritardo negli studi di qualche anno, proveniente, come ero, da un Collegio benedettino e licenziato alle medie da poco col massimo dei voti, pur essendo privatista. L’altro era anche lui di qualche anno arretrato per via delle sue vicissitudini famigliari, di cui si dirà.
In prima ginnasio, alla sua prima lezione di Educazione Fisica, che si teneva puntualmente all’antica palestra dell’edificio Balilla, l’interessato, a differenza dei suoi compagni di classe che indossavano le tipiche scarpette telate in gomma, ma meno sofisticate di quelle odierne, si presentò calzato di tutto punto. Ossia aveva ai piedi scarpe invernali ben ferrate come i cavalli, seppure la stagione fredda era ancora lontana. E questo non perché il ragazzo non lo sapesse, ma semplicemente perché egli era orfano e campava assieme all’altro ed unico fratello, Giggino, a spese del Convento di Santa Maria di Stignano, diretto da Padre Gerardo Di Lorenzo, loro zio.
Costui era quei tempi un personaggio assai noto. Lo era per via del suo attivismo religioso e laico. Non a caso aveva contatti quotidiani con i big della DC, al governo quasi assoluto della nazione. Per via di questi rapporti, dopo il restauro, il Convento diventerà un luogo assai ambito per congressi e convegni. Qui erano ospiti fissi i i Moro, gli Andreotti, i Fanfani, i Carcaterra, i Russo ed altri personaggi illustri del Governo e del Parlamento- Non mancavano gli amministratori locali a qualsiasi livello, i rettori e i docenti di grido dell’Università di Bari, i prefetti, i consiglieri di Stato, i dirigenti di pubbliche amministrazioni ed enti vari.
Non appena se ne rese conto, il Prof. Capuano, docente ligio al dovere sino alla mania per ciò che attiene alle scarpe, fu sorpreso, ma non andò su tutte le furie come faceva in altre occasioni, pronunciando la sua fatidica frase: “Se non ti compri le scarpe di ginnastica, ti boccio. La mia materia – precisava - anche se riguarda l’educazione del corpo è alla pari delle altre. Non crediate che ve la passate liscia, ma ve la faccio pagare cara” Per lui, corrispondente locale de La Gazzetta del Mezzogiorno le parole avevano peso e spesso anche significato, avendo messo in pratica più volte le sue minacce con inattesi rimandi a settembre o, se accompagnati da altre materie, si perveniva persino alla bocciatura.
Almeno così ci riferivano i bidelli o i soliti pettegoli scolastici. Tuttavia, questa volta, il prof. non appena si accorse dell’identità del soggetto, cambiò colore e voce e balbettò: “Ragazzo, ti piace la ginnastica? Eh sì - rispose l’interrogato – Ed io ti farò grande e forte- continuò l’interrogante. Concludendo, poi, con tono sottomesso lo congedò: “Salutami caramente il reverendo Padre Gerardo e riferisci che non appena posso, lo vado a trovare”. E lo faceva per davvero, perché il Prof rivestiva, tra l’altro, anche l’incarico di segretario della locale sezione DC.
Da quel momento e fino al suo ritiro dalla scuola, Alberto diventò un beniamino dell’atletica e dello sport in genere. Nonostante le scarpe, infatti, conquistò da subito il primato in salto in alto all’italiana, portando l’asticella ad altezze mai pervenute e pensate finora non solo nella classe scolastica di provenienza, ma anche in tutto il Liceo, conquistandosi così il rispetto di tutti. Quando giocava al pallone in Largo piano, tutti erano orgogliosi di essere suoi compagni di gioco. Lui non accettava moine e da orgoglioso qual’era, sceglieva compagni ed amici. Per lo più erano tutti forestieri, principalmente sangiovannesi e rignanesi. Nel novero c’eravamo anche noi, io e Primiano.