Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, giovedì 16 settembre 2021 - Rignano piange un altro rignanese di fuori, come si è solito dire. Si tratta di Domenico De Angelis,classe 1938, emigrato in Australia da oltre 60 anni, venuto meno stamattina a Mildura. Qui, felicemente sposato con Rosetta Resta, classe 1940, vi viveva fin dal 1964. Entrambi sono genitori di cinque figli, di cui 4 femmine e un maschio (l’ultimo, Donato ha 40 anni), altrettanto accasati. In tutto l’intera famiglia conta, compresi i nipoti, una trentina di componenti. È stato in paese più volte.
L’ultima vacanza assieme alla moglie l’ha vissuta per tre settimane, durante le festività natalizie del 2014. Addirittura sono stati ospiti d’onore, tagliando il nastro, della XVII edizione del Presepe Vivente. Alla cerimonia aveva partecipato pure Michele Pignatelli, reduce da quelle terre lontane. Ed è per questo che il lutto, oltre a colpire la sua vasta famiglia è stato accolto da tutti con vivo cordoglio. Di lui ognuno ricorda il suo viso simpatico e sorridente e il suo parlare spassoso condito di originali frasi e parole dialettali. Riecco la sua storia tra le due patrie. Era il primo di 8 figli. Vivevamo in un bilocale (primo e II piano) tra Vico Orso e Via Montarone, nel cuore del centro storico. Il padre Donato faceva il pastore in montagna. Terminate le scuole elementari, infatti, si aggregò a lui a pascolare le pecore. La vita all’aria aperta gli piaceva tantissimo. Durante il giorno, mentre custodiva il gregge, per ammazzare il tempo, si trastullava a disegnare con un pezzo di carbone su qualche lastra di pietra, natura ed animali., emulando il Giotto, che aveva appreso e studiato in V Elementare. Altre volte si divertiva a scagliare pietre contro i cani. Erano cani di colore bianco piuttosto grossi. Ma questi lo sopportavano e mai hanno reagito alle sue angherie.
La sera poi “toccava” o meglio spingeva le pecore al guado, ossia attraverso uno spazio stretto, dove suo padre provvedeva a mungerle. Con il latte facevano cacio e ricotte gustosissimi. Un altro momento particolare era la tosatura delle pecore. La si faceva all’aperto, dove ogni pecora dopo averla sottomessa e legata veniva rasata della loro calda lana con una grossa macchina tosatrice. Questo mestiere lo fece per qualche anno. A quindici anni fu assunto dalla ditta Troiano di Manfredonia, a quei tempi impegnata nella sistemazione radicale della strada provinciale per Foggia. Il lavoro era molto duro e pesante soprattutto per i ragazzi, costretti a trasportare massi, sacchi di cemento e cesti metallici colmi di malta, e via discorrendo. Si lavorava per otto ore. Dopo stanchi ed affamati salivano la montagna per raggiungere le loro case. Bello è stato il giorno della prima paga: poche migliaia di lire. Ma lui era arcicontento perché erano soldi suoi, ossia guadagnati con il sudore della sua fronte. Il lavoro durò per circa tre anni.Dopo riprese di nuovo il mestiere del pastore, ma non da suo padre. Così girò per diverse aziende di allevamento ed anche agricole presso diverse masserie della piana e in montagna. Fece anche il manovale nel settore edilizio.
Di sera, specie nei giorni festivi, andava a ballare quando e dove si poteva, cioè presso le abitazioni dove c’era il giradischi. Durante una di queste feste, conobbe la sua futura moglie, una ragazza tutto pepe che lo colpì subito”. Anche lei Rosetta (così si chiama), appartenente a famiglia numerosa. Siamo nel 1952. Negli anni a seguire la famiglia di lei si disperse, chi in Australia, chi in altre parti d’Italia, mentre il padre si risposò.
Il rapporto tra i due giovani era fatto di cose semplici, scambio di lettere e qualche stretta di mano. Poi lei andò via e raggiunse il fratello Angelo emigrato in Australia fin dal 1951, che diventò poi anche cognato, avendo sposato sua sorella Maria. “Nel 1961 la raggiunse anche Domenico E questo grazie al cosiddetto atto di richiamo e dopo 27 giorni di navigazione sulla nave Nettuno del Lyod Trieste con sbarco nel porto di Melbourne ( Stato di Victoria). Qui lo accolsero con la gioia stampata sui loro volti tutti i famigliari, compresa l’amata Rosetta. Quindi raggiunsero Mildura, un grosso centro agricolo della zona. Allora contava circa 30 mila abitanti. Oggi ne ha più di 50 mila. Dopo qualche giorno di riposo, fu avviato al lavoro: raccolta dei limoni.La paga era buona e il lavoro gli piacque subito. Successivamente fu assunto alla “IPS”, una grande fattoria, che curava la coltivazione di migliaia e migliaia di ettari di vigneti con annessa una grande fabbrica di trasformazione di uve passite. Nel 1962, coronò il sogno d’amore con Rosetta e finalmente andarono a vivere in una casa tutta loro.
Addio, Domenico, non dimenticheremo mai il tuo volto buono e simpatico!
N.B. Nella foto, scattata sei anni fa a Rignano, Rosetta e Domenico