Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico - giovedì 22 luglio 2021 - In ogni alluvione emerge puntualmente dal sottosuolo un ordigno di guerra nelle campagne sottostanti, a Rignano Garganico. Un ordigno, forse residuo della fuga dei tedeschi dopo l’armistizio Badoglio del settembre 1943, o dimenticato in un deposito di rifornimento dalle forze di occupazione anglo-americane, di cui si sa tantissimo per via di storia orale e degli innumerevoli incidenti capitati ai civili, di cui alcuni anche mortali.
Si racconta che nel 1950 ne scoppiarono parecchie di bombe, tanto da far tintinnare e rompere parzialmente, a seguito dello spostamento d’aria, tutte le vetrine e le cristalliere delle abitazioni del paese, nonostante in linea d’aria distanti più di qualche chilometro. Allora si diceva sono saltate le bombe di Settepende. Il riferimento è al vallone - canale che ospita la nota grotta di Jalarde (Grotta Pagliacci) sfocia in località Palombara.
A scoprire l’ordigno pare sia stato in mattinata - a quanto emerge da un post di facebook, il legittimo proprietario del fondo, Pio Antonio Demaio, allorché stava esaminando i danni del nubifragio che ha sconquassato ed allagata la contigua pianura, di cui si è già scritto parecchio.
Sul posto, in mattinata si sono visti gli amministratori comunali, capitanati dal sindaco Luigi Di fiore e dal vice, Giosuè Del Vecchio e i volontari della Protezione Civile, capeggiati di Gabriele Nido, impegnati nella conta dei danni del nubifragio.
Sono intervenuti, invece, per ragioni di servizio nel pomeriggio i Carabinieri di Rignano, guidati dal comandante stazionale, maresciallo Antonio Acquaro e gli artificieri del Reggimento dell’esercito di stanza a Foggia, debitamente preavvisati dalle medesime forze dell’ordine.
Gli stessi hanno provveduto verso le ore 16.00 e passa, a far brillare senza colpo ferire l’ordigno, pare di fabbricazione tedesca, che ha fatto solo tanto rumore, tranquillizzando così gli agricoltori vicini, che seppure impegnati nel loro lavoro quotidiano, erano vivamente preoccupati.
L’ultimo rinvenimento in una zona vicina risale a qualche decennio fa, anch’esso fatto brillare senza alcuna conseguenza.