Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, giovedì 15 luglio 2021 - Rignano Garganico va promossa con la sua vera essenza in termini di storia, di cultura e di modi di essere rimasti proverbiali nel corso dei secoli. E’ quanto ci suggeriva alcuni decenni or sono Padre Doroteo, campione della sua ‘rignanesità’ e di grande storico del paese e del francescanesimo.
In proposito egli scrisse un articolo su una importante e storica rivista di Manfredonia, intitolato non a caso “Bona m’nut’ a Rignano Garganico!”. E questo a simbolizzare la sua proverbiale e plurisecolare pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza. Concetto quest’ultimo, raccolto ed accolto con grande simpatia dall’attuale sindaco Luigi Di Fiore che, a suo tempo, ha ritenuto aggiungere al benvenuto stampigliato sul cartello di ingresso al paese (SP da Foggia) “State attenti ai bambini in istrada|” (vedi foto). Ciò a significare anche l'interesse per la gioventù e il nuovo che viene in paese.
È con questa filosofia che bisogna permearci ed affrontare il tema del rilancio turistico del paese, cancellando dalla mente, dal nostro modo di essere e soprattutto dai nostri cuori ogni forma di egoismo e onnipotenza che ci rende antipatici e spingono i nostri visitatori a rimanere delusi o ad andar via seduta stante, con una ricaduta per davvero disastrosa dei nostri progetti ed obiettivi.
Chi scrive ricorda ancora l’ultima visita che il grande storico fece a Rignano. Fu in occasione della mostra comparata tra i Centri storici di Rignano G. e San Giovanni Rotondo, entrambi di origine e fattura medievale. Fu un grande successo, grazie appunto all’ospite d’onore in parola, che tenne con grande semplicità e simpatia la sua lectio magistrale.
Ci si era promessi di farlo intervenire a scuola per fare provare anche ai ragazzi il piacere di raccontare e rappresentare il passato. Il prosieguo fu impedito da una certa professoressa, peraltro non rignanese, che arrogò tutto a sé il potere di insegnare. In seguito lei sparì nella dimenticanza e i nostri giovani persero una occasione d’oro di crescere all’ombra di un grande maestro del passato.
Chi scrive era un affezionato devoto e imparò tantissimo dalla sua sconfinata sapienza, tanto da aggiungere qualche mattone in più alla sua storia sul paese. Del che lo scomparso dimostrò in ogni occasione un grande compiacimento. Se vogliamo bene al paese e puntare sul suo sviluppo reale su ogni piano e di questi valori ed elementi che dobbiamo nutrirci, raggiungendo da subito l’unità di intenti e di azione, senza emarginare nessuno, né a scuola, né fuori, ma dando una fotografia unica della nostra comunità, fatta sì di diversità, ma unitaria nell’affrontare il proprio benessere e soprattutto di quello delle future generazioni.
Forse qualcuno dirà, ma chi è questo Padre Doroteo? Studiamo e lo sapremo. Non solo, ma ne apprezzeremo il lascito, come quello dei tanti grandi che hanno voluto bene al paese. Si tratta di sangue vitale, indispensabile per la creatività presente e futura dei nei nostri giovani.
Ora che abbiamo fatto Paglicci, formiamo i nostri giovani, a cominciare dalla Scuola. E questo, affinché il paese diventi un’unica famiglia – comunità capace, pronta a sapere di tutto e ad accogliere i turisti vicini e lontani all’insegna del “Benvenuti” di cui si è detto, possibilmente trasmesso con grazia e gentilezza e ben lungi da qualsivoglia spirito di “revanche” o peggio di arroganza di carattere o di potere fine a se stesso.