Antonio Monte
Gargano, venerdì 19 giugno 2015 - Un qualsiasi lavoro svolto con dedizione alimenta il germe della guarigione. Davanti a un folto pubblico dell’auditorium di Vico del Gargano, il 5 giugno c.a. si sono esibiti con il sassofono Gianpietro Moretti e Andrea Paolino con il pianoforte. Andrea è allievo di Carla Bonomi (musicoterapista e diplomata in pianoforte al conservatorio) mentre è Federica Petrosino ( diplomata al conservatorio in sax) l’insegnante di Gianpietro. L’iniziativa è stata ideata da Grazia D’Altilia che per l’occasione ha scritto brani di prosa letti durante lo spettacolo da Mattia Spano (madre di Gianpiero) e Francesca Paolino (sorella di Andrea).
Un lavoro di gruppo messo insieme e portato a termine con maestria. Lo spettacolo ha suscitato pura commozione e caricato di entusiasmo i protagonisti. Il numeroso pubblico, alzatosi in piedi, ha applaudito a lungo non certo per pietismo ma per l’autentica bravura dei ragazzi e delle loro insegnanti di musica,per il contenuto dei righi di prosa e per il tono e le pause con cui le lettrici hanno letto.
L’insegnamento e la Professionalità sono in grado di aiutare l’Umanità, soprattutto coloro che nel loro cammino vivono non per loro scelta delle difficoltà. Le Istituzioni possono e devono dare il sostegno a chi senza lucro offre l’impegno. “Autismo tra Prosa e Musica” si dovrà ripetere, così come si fa con lo sport, l’arte ecc.
Per meglio capire ho posto alcune domande a Grazia D’Altilia.
L’autismo non limita coordinare il solfeggio delle note?
“L’autismo è un disturbo particolare e complesso, tant’è che fare diagnosi di autismo non è semplice. Infatti si predilige la dicitura “Disturbi dello spettro autistico” per restare in un ambito più generale. Ci sono ovviamente sintomi chiave ma la variabilità comportamentale dei bambini/ragazzi che rientrano nel mondo autistico è davvero ampia. Compresa le capacità e o le predisposizioni verso un’attività specifica. Per questo, talvolta, emergono atteggiamenti talentuosi. Gianpietro e Andrea da piccoli hanno cominciato un percorso di musicoterapia con Carla Bonomi. È stato nell’ambito di questo approccio che è venuto fuori il loro interesse per la musica. Quindi, al momento opportuno, sono stati avviati allo studio dello strumento. Utilizzano testi propedeutici simili a quelli utilizzati da qualunque altro ragazzo cosiddetto “normale”….e,sì, leggono le note!Una perplessità questa manifestata da più persone alla fine della serata. Andrea e Gianpietro non ripetono a memoria una sequenza di note imparate in maniera meccanica. Loro leggono la musica. Dovranno imparare ancora tanto, ma mostrano di averne voglia e interesse.
Quali sono state le difficoltà per la realizzazione?
Allora, all’inizio, nel dover comunicare alle famiglie di Andrea e Gianpietro l’ idea di usare prosa e musica per “parlare” in fondo dell’autismo, ho provato timore. Avevo paura di essere fraintesa. Non volevo fare spettacolo, piuttosto informazione. Ma il mio carico emotivo non era il loro carico emotivo. Non nascondo di aver “studiato” , scelto le parole con cui presentare loro il progetto e chiedere la partecipazione dei due ragazzi. Non volevo “ferire” o dire qualcosa che scalfisse la loro sensibilità. Ma immediatamente mi sono resa conto che le mie paure non avevano motivo d’esistere perché ho incontrato una risposta molto positiva. Di grande apertura. Di notevole collaborazione e partecipazione Con me poi c’era Carla. Pilastro indispensabile e insostituibile. Insieme abbiamo affrontato tutto ciò che la realizzazione di tale idea richiedeva. Ognuna con le proprie potenzialità. Federica poi è stata guida impareggiabile per Gianpietro. L’unica piccola “difficoltà” è stata l’agganciarci alle attività della scuola frequentata dai ragazzi. Alla fine però è stato tutto risolto, con ampia disponibilità e in modo eccezionale.
Perché non si fanno anche presso strutture scolastiche spettacoli identici ?
Bella domanda! Purtroppo non sono io la persona più adatta a rispondere. Io posso dire unicamente che avremmo potuto sviluppare il tutto in un momento staccato dalle rappresentazioni teatrali di fine anno che sono oramai una tradizione consolidata presso il liceo di Vico del Gargano. Inventarci un’occasione. La scuola però era il contenitore più adatto, più logico, più significativo per Andrea e Gianpietro. Anche loro come i loro coetanei, come i loro amici di classe o di istituto per una volta sarebbero stati protagonisti e non spettatori in un contesto di persone dove passano buona parte dell’anno. Se si parla di integrazione, e la scuola è il luogo al momento in cui sono integrati , non si poteva optare per un differente luogo. Qualunque altro contesto mi tornava come nota stonata, anche se della scuola non faccio parte. Ma le collaborazioni tra strutture o persone appartenenti ad ambiti differenti restano uno dei sistemi migliori per realizzare idee, progetti o quant’altro.
Dopo lo spettacolo quali sono state le impressioni dei protagonisti e dei loro familiari?
La fine dello spettacolo ha dissolto molte tensioni. Come accade sempre e per chiunque in situazioni similari. Tensioni soverchiate e sostituite da una piacevole sensazione legata all’effetto visibile che l’ascolto di “prosa e musica” aveva provocato nel pubblico. Sicuramente non tutti i presenti , ma tanti, oltre ai complimenti hanno espresso un chiaro coinvolgimento. Certo, c’è chi abbraccia e pensa a tutt’altro quando lo fa o dichiara interesse quando poi è abbastanza indifferente, ma tali condotte sembrano essere più specifiche di un rapporto a due o comunque tra pochi. In un contesto di larga platea, la motivazione a fingere ha poco peso per cui è più facile mostrarsi e o mostrare quello che realmente si pensa o si prova.
I ragazzi hanno superato una grande prova. Suonare in pubblico è stata un’iniezione di autostima e di aumentata sicurezza del proprio sé. Per non dire dell’aspetto “relazione umana”. A riguardo mi limito a ricordare un’espressione di Gianpietro, quando una volta fuori dall’auditorium, a tutti diceva “Siete tutti amici miei”.Quanto ai familiari…beh…erano un insieme di gioia, soddisfazione, sbalordimento, orgoglio e commozione. Almeno è ciò che ho letto io sui loro volti. Per Francesca e Mattia sarà stato molto di più. Si potrebbe provare ad immaginare, ma qualunque immagine resterebbe ben lontana dal loro stato d’animo.
Si sarebbe aspettata un simile successo?
Lo speravo, in verità, per tanti motivi. E lo è stato, regalando a me, a Carla e a Federica una forte emozione.
Quando si propongono “spaccati culturali”, il rischio di essere poco ascoltati è un rischio reale. Affrontare poi una tematica come l’autismo , forse, lo è ancora di più, perché il collegamento con una presentazione dell’argomento in modo strettamente scientifico viene istintivo, restringendo pertanto il campo d’interesse. Ma noi non abbiamo “relazionato” su teorie avanzate dalla scienza e dalla medicina. Abbiamo vestito le conoscenze scientifiche di altro. Noi abbiamo tentato altra via. Altro modo. Perché l’intento era quello di far fare alle parole e alle note un tragitto nuovo, facendole passare, prima che arrivassero alla mente, attraverso il cuore. Perché l’intento era quello di liberare musica e prosa dalle mani e dalle bocche di chi vive e gestisce in prima persona il mondo dell’autismo nella speranza che, in chi ascoltasse ,un nuovo “sentire” e nuove riflessioni e nuovi pensieri potessero nascere. Forse è quello che è accaduto.
Per me lo è stato. E ringrazio per questo.