Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, domenica 18 dicembre 2016 - Festa grande, ieri sera, per i novant’anni di Teresina, la collaboratrice factotum più longeva della parrocchia “Maria SS.Assunta” di Rignano Garganico, diretta da poco dal giovane ed attivo sacerdote Don Santino Di Biase. L’altro ieri (ossia il giorno prima di Papa Francesco) l’anniversario è stato commemorato con una Santa Messa di ringraziamento e l’ apposita omelia del parroco, officiata nella chiesa di San Rocco, gremita di famigliari e gente comune, accorsa da ogni dove. La festa “laica” con tanto di torta e buffet, si è svolta, invece, la sera successiva presso la Sala – riunione della canonica in Via Portagrande.
Anche in questo caso la stessa era strapiena di pubblico variegato in termini di età e di sesso, perché la “festeggiata” è ben voluta e stimata da tutti. Se non fosse stata “donna” – si dice in giro – sicuramente, a quest’ora, avrebbe raggiunto un lusinghiero grado nella carriera religiosa, se non il titolo di un vero e proprio monsignore. E’ da quarant’anni che esercita con devozione e passione la sua missione di donna di chiesa per antonomasia, onnipresente ed indispensabile in ogni occasione e momento com’è ed è stata a servizio dei vari parroci, succedutisi nel corso di questi anni. Cominciò il suo impegno a pieno tempo sotto il rimpianto e compianto parroco Don Pasquale Granatiero, scomparso nel settembre 2000 in modo tragico. Seguitò la sua ininterrotta opera a servizio di Don Fabrizio Longhi, Don Salvatore Camillo e , infine, di don Nazareno Galullo.
Con l’arrivo di don Santino, sembra che si sia congedata per sempre da ogni incarico, per via degli acciacchi degli anni e della salute. Ma qualcuno ci giura che non sarà del tutto così, perché la sua “religiosità” l’è dentro il sangue ed è come l’aria che respira; per cui senza la sua pratica quotidiana sarebbe costretta a perire. Ecco la sua breve biografia. Teresina nasce da famiglia povera e sin da ragazza è costretta ad andare giù in pianura per guadagnarsi il tozzo di pane, lavorando come bracciante dalla mattina alla sera. Ed è qui che conosce Giovanni (classe 1920) che sposerà, ventenne, il 6 settembre 1946. Nel corso degli anni metterà alla luce sei figli, quattro maschi e due femmine, ora residenti tutti fuori paese per ragioni di vita e di lavoro.
Uno di essi diventerà addirittura missionario salesiano nel Madagasgar. Il lavoro bracciantile continuerà anche durante la vita matrimoniale. Scopre la sua vocazione religiosa in quegli anni, forse per integrare su un altro piano l’impegno assolto dal marito in campo politico e sociale. L’uomo, che perirà nel 1984, è un fervente comunista alla “Peppone”, fedele ai principi marxistici della fratellanza internazionalistica e alla lotta di classe. Per un certo periodo è anche segretario della locale sezione del PCI. Giovanni, ama assai la sua donna, e non le impedisce mai di frequentare la chiesa. Ce lo conferma la stessa Teresina. “Quando arrivavo dalla campagna ( nrd. la piana sottostante), mi cambiavo gli abiti e raggiungevo subito la chiesa per assolvere al mio dovere di praticante e di collaboratrice.
La parrocchia è stata per me sempre nella mente e nel cuore e lo sarà sino alla fine dei miei giorni, aggiunge con risentito orgoglio”. Lo stesso orgoglio che pochi minuti prima l’aveva indotta a cantare, accompagnata dalla chitarra del nipote Davide, la su canzone preferita “Jéve pe d’acque alla funtanèlle”tratta dal libro, a cui ella stessa aveva collaborato”La Mudagne de Regnane” del predetto don Pasquale”. Il tutto è finito con lo spegnimento delle fatidiche candeline e l’assaggio della torta su cui campeggiava la scritta” Auguri, piccola grande Donna!”. Ad Maiora!