Angelo Ruberto
San Nicandro Garganico, sabato 2 maggio 2015 - Nei giorni scorsi il governo ha posto la questione di fiducia sulla nuova legge elettorale, iniziativa che ha scatenato le ire e, le proteste – finte - dell’opposizione e, della minoranza interna al partito democratico. Dico finte, perché è un testo già votato nei precedenti passaggi da Forza Italia e, perché la minoranza del PD, parla parla ma poi non agisce di conseguenza “ per amor di poltrona” ed, contestatori sono stati appena 38! La minoranza del PD ci ha abituati alla protesta simbolica, vedi jobs act, non è più credibile, se mai lo è stata!.
Le finte proteste vengono giustificate dal fatto che trattandosi di legge elettorale, cioè di legge che deve disciplinare il sistema di elezione dei parlamentari deve essere condivisa al massimo, legge che non può e, non deve essere approvata solo dalla maggioranza ma deve, ottenere il più ampio consenso anche nella minoranza e, perché il ricorso alla fiducia sarebbe costituzionalmente illegittimo in quanto viola l’art. 72 ultimo comma della costituzione. Ma il governo, la fiducia l’ha posta e, l’ha anche ottenuta (352 voti a favore 207 i contrari), fiducia peraltro ammessa dai regolamenti della camera dei deputati.
I punti qualificanti dell’ Italicum sono questi: suddivisione del territorio nazionale in 20 circoscrizioni elettorali pari al numero delle regioni; circoscrizioni suddivise ulteriormente in 100 collegi plurinominali; ad ogni collegio sono assegnati da 3 a 9 seggi e, saranno determinati ( i collegi) con apposito decreto legislativo da emanarsi entro 90 giorni dall’approvazione della legge elettorale; nella Valle d’Aosta e nel Trentino Alto Adige i collegi saranno uninominali; i seggi sono assegnati su base nazionale tra le liste che hanno superato il quorum del 3%; la lista che supera al primo turno la soglia del 40% dei voti, avrà l’assegnazione di 340 seggi e, se nessuna lista supera tale soglia andranno al ballottaggio le due liste più votate senza possibilità di apparentamento per le restanti liste che hanno partecipato al primo turno; la lista che prende il maggior numero di voti al turno di ballottaggio si vedrà assegnare n. 340 seggi; i seggi verranno assegnati proporzionalmente ai voti di ciascuna lista, anche nei collegi uninominali; i capilista che sono cento, automaticamente eletti mentre, i restanti seggi sono ripartiti tra i candidati che hanno conseguito il maggior numero di preferenze; i capilista non possono essere dello stesso sesso più del 60% per ogni circoscrizione; i capilista possono essere candidati massimo in 10 collegi, mentre gli altri in un solo collegio; L'elettore può esprimere due preferenze che devono essere una favore di un uomo ed, una a favore di una donna.
I partiti sono obbligati a presentare lo statuto pena l’esclusione dalle elezioni. La nuova legge elettorale entrerà in vigore il 1 luglio 2016 e sarà applicabile solo ai membri della camera dei deputati, visto che i senatori secondo la riforma in atto saranno eletti dai consiglieri regionali e comunali. La nuova legge elettorale, non è una cattiva legge ad eccezione della previsione dei capilista bloccati e, del quorum del 3% per lo sbarramento, troppo basso, che comunque consente l’ingresso alla camera dei deputati dei generali senza esercito, cioè gente che eletta con il voto dei “soli parenti” e, che può contribuire a paralizzare l’attività legislativa. Sarebbe stato meglio prevedere un quorum più alto, almeno il 5%. Così come sarebbe stato necessario aver il coraggio di prevedere il divieto di passaggio da uno schieramento all’altro cioè il cosiddetto, da tutti criticato a chiacchiere, cambio di casacca. Ma per questo sarebbe stato necessario anche un intervento sulla carta costituzionale e, visti i chiari luna vorrebbe dire cercare un ago nel pagliaio! Per concludere la nuova legge può piacere o non piacere, alla fine sempre e, comunque servono i voti!
di Angelo Ruberto