Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, venerdì 25 novembre 2016 - Primo lungometraggio per il cineasta Francesco Longo di Rignano Garganico. Lo si sta mettendo a punto in contemporanea alla post produzione del cortometraggio Nyctophobia ( in co-produzione con 7 Films e Urca TV Production). L’autore ha pensato già di dargli un nome. Si chiamerà – ci ha detto – Clara. Il film avrà numerose particolarità, tra cui quella che sarà girato interamente in lingua inglese , per cercare una distribuzione all'estero.
Lo script è ispirato ad una delle più inquietanti e misteriose storie di case infestate (ovviamente da spiriti) che sono presenti lungo tutto il nostro stivale. Secondo quanto è stato anticipato, la leggenda narra di una bambina di nome, appunto, CLARA, abitante in una villa nei primi del '900 a Bologna. Quest’ultima pare che sia stata murata viva da suo padre, terrorizzato dai poteri di chiaroveggenza della piccola, che indovinava fatti che sarebbero accaduti a breve. Le voci che circolano dicono che in certe notti l’anzidetta protagonista si sentirebbe piangere, cantare, lamentarsi oppure girovagare in giardino e che la villa sia tuttora infestata. Ulteriori informazioni e particolarità verranno svelate in futuro, conclude il nostro interlocutore, con un invitante e sospensivo appello: <<…continuate a seguirci mi raccomando!>>.
La storia di Rignano Garganico, paese natale di Longo, è piena di questo tipo di racconti fantasiosi, che hanno come protagonista una bambina. Eccone uno estrapolato dal v. Lupi Mannari, Streghe e Fantasmi del Gargano di Angelo Del Vecchio, con prefazione di Joseph Tusiani e Vittorio Stagnani, Araiani, 2008, pag. 30. <<… Con la mente dobbiamo ritornare indietro nel tempo, agli inizi del Novecento. La vicenda si svolge nell’antro di Paglicci. Tre uomini, che noi per questioni di riservatezza chiameremo Michele, Antonio e Giuseppe, si riuniscono per un misterioso cerimoniale “satanico”. Con loro portano Maria (nome fittizio), una piccola di 7 anni, figlia di Giuseppe. L’idea è quella, inumana, di darla in dono al diavolo in cambio dell’indicazione del nascondiglio degli “ori” di Galardi.
I tre, con la bambina, si recano in grotta e iniziano a recitare formule incomprensibili, rintracciate, pare, in un antico volume, il Lotario (che tratta, a dire il vero, di questioni meteorologiche legate alla coltivazione dei campi e alla scelta delle colture). Dopo qualche minuto, il colpo di scena. Una folata di vento, che spegne le fiaccole, e una voce “cupa”dal fondo dell’antro annuncia l’arrivo di una strana”presenza”.La stessa voce intima di lasciar stare Maria. Gli “sfortunati”, impauriti, si danno alla fuga, convinti che il diavolo sia realmente andato a trovarli.
Non raccontarono mai a nessuno questa vicenda, fino a quando, a distanza di decenni non scoprirono, quasi per caso, che si trattava di uno scherzo ben riuscito.Nicola, un amico burlone, conoscendo il segreto dei tre amici, li aveva anticipati di qualche ora. Si era nascosto in un angolo remoto della grotta e aveva imitato (si fa per dire) la voce del “diavolo”. Grazie a lui, comunque, Maria si è salvata dalla follia degli adulti, è cresciuta, si è sposata e ha dato alla luce diversi figli.Gli ori di Galardi sono rimasti per sempre, forse, nascosti chissà dove, nell’antro che ha restituito di converso un “tesoro” più importante: reperti archeologici che fanno tornare indietro nel tempo di ben 500.000 anni, agli albori della civiltà umana>>. Chissà che ad ispirare Longo sia stato per davvero proprio questo racconto che ha accompagnato la sua ed altrui infanzia garganica!