Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, lunedì 13 giugno 2016 -  Ultimi giorni di scuola, o meglio da “segretaria generale”, per Marilena Soccio, al Municipio di  Rignano Garganico. Come preannunciato, a deciderlo è stato il Consiglio Comunale del piccolo centro garganico, nella sua recente seduta. Lo ha fatto dopo una breve discussione,  accogliendo all’unanimità la richiesta di scioglimento consensuale della convenzione, sottoscritta  anni addietro  assieme al Comune di Vieste, con  il quale condivideva la prestazione della succitata professionista.

 Se ne andrà ai primi di agosto per raggiunti limiti di età e il massimo dei contributi versati per  pensionamento. Le dimissioni sono state accolte con vivo rammarico, perché qui la Soccio era  di casa ed aveva intrecciato rapporti di conoscenza e di amicizia un po’ con tutti. E questo non a torto, avendo ella esercitata l’ attività professionale, senza interruzione alcuna,  dal 1981 al 2003. Dopo, per qualche anno è stata ad Apricena e più a lungo a San Giovanni Rotondo. Ecco, comunque,  in sintesi il suo curriculum vitae e professionale. Soccio nasce a San Marco in Lamis  nel 1952, città dove risiederà per sempre. Dopo gli studi della scuola dell’obbligo, frequenta il Liceo Classico e poi Giurisprudenza all’Università Federico II in quel di Napoli.

Qui  si laurea nel 1976 con il massimo dei voti, con lode  e “bacio accademico”. Nel 1978, dopo essersi abilitata per l’esercizio della professione forense,  partecipa e vince il concorso pubblico per l’accesso alla carriera di segretaria comunale. Lo stesso anno si sposa con Antonio Pettolino, medico – specialista di Psichiatria e futuro dirigente prima del Centro di Salute Mentale e poi del Servizio territoriale di diagnosi e cura psichiatrico , aggregato all’Ospedale “Umberto I”, il terzo della provincia e l’unico all’avanguardia per quei tempi nel credere e  mettere in essere la prassi basagliana, prima della chiusura definitiva, ope legis,   dei manicomi. Marilena, partecipa attivamente alle battaglie politiche e sociali del coniuge, come la fondazione del “Bel Lombroso”, associazione che unisce famiglie e pazienti con l’intento di superare il gap del difficile inserimento di questi ultimi nella società.

Lo si può fare attraverso il volontariato, il lavoro e l’arte in senso lato. Il predetto sodalizio è  ancora attivo nella loro città. Dal matrimonio nascono tre figlie, tra cui Maria Lea, che, come i genitori, dimostra da subito la sua inclinazione verso il sociale e la politica in genere. Con il pensionamento e l’abbandono dell’attività pubblica, spesso ognuno si isola, dedicandosi animo e corpo al privato. Per Marilena non sarà così, ma potrà arricchire la sua umanità, esercitando al meglio il pregnante ruolo di nonna e riprendendo semmai qualche antico hobby, sempre voluto ma mai coltivato per mancanza di tempo e concentrazione, come per esempio il ballo. Tanto al fine di ottenere piacevoli benefici e soddisfazioni  non solo sul piano spirituale – affettivo, ma anche su quello fisico-sportivo. Ad Maiora!