Angelo Ruberto
Sannicandro Garganico, Domenica 5 aprile 2015 - Quando succedono delle tragedie con perdite di vite umane, le persone coinvolte non sempre riescono a mantenere quella lucidità mentale per valutare l’accaduto con obbiettività e serenità e, spesso sopraffatti dal giusto dolore, finiscono con il concentrare la loro attenzione nel posto sbagliato! La triste vicenda dei giorni scorsi relativa al motopesca Cagnanese affondato nelle acque antistanti la costa marchigiana e, precisamente nella zona compresa tra Porto Sant’Elpidio e Civitanova Marche ...
- che ha comportato la perdita di due vite umane e, la presenza di ancora due persone disperse – e, le polemiche che sono sorte sulla conduzione dei soccorsi da parte del personale della Guardia Costiera, impongono delle riflessioni sia sulla conduzione delle operazioni di soccorso ma, anche sul modo di operare a bordo dei motopesca, che a volte non è quello che la buona tecnica marinaresca richiede.
In attesa di conoscere le cause dell’affondamento e, saranno l’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Macerata e, l’inchiesta amministrativa della Capitaneria di Porto di Civitanova Marche a fare luce, come detto qualche riflessione e maggiore informazione, scevra da ogni giudizio, può essere utile. Le operazioni di soccorso, normalmente vengono espletate dalla Guardia Costiera con unità navali che per caratteristiche tecniche e, tempi di approntamento sono in grado di prendere il mare entro mezzora dalla ricezione dalla richiesta di intervento e, quasi sempre l’uscita in mare dell’unità navale avviene come si dice in gergo “al fiammifero”.
Purtroppo quando succedono queste tragedie in mare e, soprattutto quando le condizioni del mare sono proibitive, pur con tutto l’impegno dei soccorritori, non sempre si riescono a scongiurare gli esiti nefasti. Da quello che è emerso dalle prime informazioni, sembrerebbe che l’affondamento del motopesca sia stato determinato da un repentino spostamento del carico a bordo dovuto alle critiche condizioni meteo marine del momento, forse vento al traverso combinato al movimento di rollio dell’imbarcazione. La fretta è sempre una cattiva consigliera. E’ noto, che i motopesca che effettuano la raccolta di mitili coltivati nei campi di allevamento, per guadagnare tempo allo sbarco sistemano i mitili su bancali di legno non rizzati, cioè non fissati in modo rigido al piano di coperta dell’imbarcazione.
Questo, fa sì che il bancale con il suo carico si comporta come carico scorrevole e, quando la nave si inclina per qualunque causa – es nei movimenti di rollio e beccheggio – provoca notevoli problemi alla stabilità. Gli spostamenti trasversali di eventuali carichi presenti a bordo cioè, quelli che maggiormente influiscono sull’assetto dell’imbarcazione, soprattutto in condizioni meteo marine critiche, possono comportare il capovolgimento della nave ed, il suo successivo affondamento. Quindi, rizzare bene i corpi ed, evitare presenza di carichi liberi di spostarsi con i normali movimenti della nave.
Un’altra questione di fondamentale importanza è quella legata alla formazione del personale ed, alla sua capacità di fronteggiare le situazioni di emergenza, sia nella fase c.d. preventiva con l’adozione delle misure necessarie per scongiurale, ma anche nella fase successiva cioè, con l’emergenza in atto. Quando le condizioni del mare non sono favorevoli, la perizia marinaresca deve intervenire per evitare che alle condizioni avverse del mare, si aggiungano anche comportamenti sbagliati dell’uomo che possono agevolare il verificarsi degli incidenti. Ma adesso, come detto, non è il tempo delle polemiche, bisogna al più presto recuperare i dispersi ed, attendere gli esiti delle indagini, tenendo a mente che raramente le cose si verificano senza “l’aiutino” dell’uomo!
di Angelo Ruberto