Antonio Monte
Gargano, martedì 31 marzo 2015 - I riti della passione di Cristo venivano rinnovati per tutto il periodo della quaresima. I preparativi per la Domenica delle Palme si svolgevano nelle campagne o nei sotto scale. I contadini intrecciavano i ramoscelli di ulivo trasformandoli in vere opere d’arte per essere benedetti. Le discordie cessavano tra familiari, tra parenti e tra confinanti; il ramoscello d’ulivo benedetto guariva la malattia dello stupido orgoglio e cicatrizzava inutili rancori. Si osservava il digiuno per tutta la settimana Santa e alla sera del Mercoledì si svolgeva la Via Crucis.
I fedeli percorrevano le strade del paese pregando e intonando canti religiosi. Il corteo si soffermava nei quartieri stabiliti per meditare e recitare i saggi delle quattordici stazioni della Passione di Gesù. Un silenzio particolare contraddistingueva questo rito. Solo il passaggio dinnanzi a qualche abitazione segnata dal lutto spezzava questa atmosfera di intenso raccoglimento spirituale per via delle grida di dolore dei familiari. Ma poi silenzioso lo diventava anche questo dolore, e “nero”, perché di nero si vestivano le donne restando chiuse in casa per sei mesi, mentre gli uomini si cingevano con una fascia nera le maniche delle giacche e dei cappotti e si ricoprivano i bottoni delle camicie con stoffa anch’essa nera.
Silenzio e abbigliamento scuro era costume, in caso di lutto, osservato da tutti i componenti di una famiglia per diverso tempo. Lo stesso silenzio che i partecipanti della processione vestiti di scuro osservavano percorrendo le strade del paese.
La sera del Giovedì Santo si visitavano tutte le chiese partendo dalla chiesa Madre. In ognuna di esse si recitavano: tre Padre Nostro, tre Ave Marie, tre Gloria, tre Eterno Riposo e si terminava il giro delle visite ritornando nella chiesa di partenza. I fedeli pregavano in assoluto silenzio, contemplando con gli occhi del cuore le immagini dolorose della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
L’Altare veniva ornato di fiori e di germogli. Si trattava di chicchi di grano o di qualche seme di cereale fatti appunto germogliare in recipienti a forma di tomba o di croce allo scopo di decorare. La crescita veniva garantita dal riporli in luoghi caldi e luminosi . I germogli rappresentavano il simbolo del Sepolcro. ” Come il chicco di grano dalla terra rinasce e produce un buon raccolto, così Gesù, dopo il Suo Sacrificio, è stato deposto nel Sepolcro per risorgere e salire in cielo donandoci la Salvezza Eterna’’ .
Si celebrava, inoltre, una Messa durante la quale il Sacerdote lavava i piedi a undici ragazzi meritevoli e a un ragazzo “scapestrato”.
La sera del Venerdì Santo aveva luogo la processione solenne e molti fedeli camminavano per le strade del paese a piedi nudi; le confraternite di ogni chiesa, al seguito, portavano sulle spalle le statue di Gesù . Le statue rappresentavano i vari episodi della Passione. Il corteo vedeva, nelle prime file, bambini con piccole croci sulle spalle e corone di spine intorno alla testa, mentre una bimba vestiva gli abiti di Maria Maddalena con al petto l’immagine del viso di Gesù; per ultima, compariva la statua dell’ Addolorata il cui abito era opera delle laboriose mani di donne pie e devote. Lateralmente alla Madonna, sfilavano le carmelitane con il capo ricoperto di un velo nero, a simboleggiare il dolore straziante della madre di Cristo.
Ogni partecipante prendeva parte al corteo in modo ordinato e composto. Tutte le massime autorità erano presenti.
Il momento più toccante coincideva con l’arrivo della Madonna nella rispettiva Chiesa e con l’intonazione del Miserere da parte delle confraternite. Singolare l’allontanamento di tutte le statue raffiguranti il Cristo da quella dell’Addolorata. Momento emozionante, sottolineato dal suono assordante delle linguette di legno delle troccole che vibravano per effetto dell’ingranaggio dentato, facendo girare l’arnese artigianale, fino a quando l’ultima statua scompariva alla vista dei partecipanti.
Il Sacerdote esortava i fedeli ad implorare assiduamente il sostegno di Cristo.
In effetti, la settimana Santa rappresentava un momento di riflessione e di meditazione, di riconsiderazione e di rilettura della propria Fede. In verità, forte e radicata nei cuori dei contadini garganici, avvezzi a sopportare talvolta raccolti distrutti e mandrie decimate da pestilenze e a implorare ciononostante Clemenza Divina per ottenere la forza di ricominciare e fare meglio.
Antonio Monte da Milano