Marisa Giuliani
San Marco in Lamis, lunedì 22 novembre 2021 - Ho provato più volte a scrivere l’incipit di questo post, cercando di trovare le parole più adatte per affrontare l’argomento. Ho letto libri, ascoltato podcast, visto film, e nonostante una buona dose di empatia, nemmeno l’essere donna è stato utile a trattare un tema così intimo di persone con le quali condividi solamente il genere, rischiando la leggerezza dei contenuti. Quest’oggi il nostro viaggio ci porta a percorrere strade impervie fatte di violenza, quasi sempre, all’interno delle mura domestiche e che vedono milioni di donne vittime ...
loro malgrado, di quell’amore malsano, il più delle volte sono prigioniere di un senso di colpa che le porta a credere di essere esse stesse il problema. È paradossale come il rosso sia il colore dell’amore ma anche quello della violenza e del sangue versato a discapito di chi, per vergogna o fragilità, si convince di essere nel torto. Da un’attenta ricerca, ho scelto di condividere un documentario visibile su Netflix che parla di Marisela, una madre che non si dà pace per la tragica scomparsa della figlia: Le tre morti di Marisela Escobedo.
Siamo nel Messico del 2008, quando una giovane diciassettenne viene ammazzata per mano del compagno e nonostante che abbia quasi confessato l’omicidio, viene prima assolto e poi coperto da una fuga, grazie alla complicità di un governo corrotto. Anche se la storia non arrivò in Italia, per tutto il Sud America ci fu un clamore di proteste e sostegno per una madre che diventò il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne in Messico.Girato nel 2020, questo documentario in lingua spagnola con sottotitoli in italiano, diretto da Carol Perez Osorio mostra una storia vera, a tratti surreali per chi come noi non vive in quel Paese dove c'è l’inefficienza di un sistema giudiziario, la corruzione della polizia e di un governo cieco davanti allo sterminio di migliaia di donne messicane. Il ricco catalogo Netflix rischia di non dare giusta attenzione ad una storia che vede lo spettatore entrare nei panni di Marisela, la sua determinazione, la sua tenacia ma anche la sua sofferenza. Un esempio da seguire per quanti hanno perso una figlia, una sorella, un’amica che non si danno pace.
Per questo motivo mi auguro che questo post possa arrivare a quanti più lettori possibili ai quali chiedo di guadare il documentario e di consigliarlo. Panchine dipinte di rosso, sagome spezzate, ma sopratutto scarpe rosse, saranno i simboli che affolleranno le nostre piazze il 25 novembre dedicato al ricordo di quante non ce l’hanno fatta, una giornata istituita per l’eliminazione della violenza sulle donne. E poi si sa che siamo alle volte forti e anche fragili, dal cuore dolce e tenero proprio come il Tortino morbido al cioccolato che prepareremo per chi rappresenta per noi mamma Marisela, determinata e coraggiosa.
130 gr cioccolato fondente
3 uova
50 gr zucchero a velo
50 gr burro
30 gr farina
q.b. sale
- Spezzettiamo al coltello il cioccolato fondente e lasciamolo fondere a bagnomaria in un recipiente con il burro, mescolando di tanto in tanto. Una volta fuso togliamo dalla fiamma e lasciamo intiepidire.
- Separiamo i tuorli dagli albumi.
- Uniamo un tuorlo alla volta al cioccolato aggiungendo il successivo dopo averlo fatto ben amalgamare.
- Uniamo la farina, attenzione ai grumi.
- Montiamo a neve gli albumi con lo zucchero a velo e un pizzico di sale e aggiungiamo tutto al composto di cioccolato.
- Imburriamo e infariniamo gli stampini e versiamo il composto.
- Cuciniamo in forno preriscaldato a 160° C per 20 minuti.
- Sforniamo e capovolgiamo gli stampini.
- Spolveriamo con dello zucchero e serviamo ancora tiepidi