Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, lunedì 10 maggio 2021 - Ho trovato per caso questa foto su internet, dove si riconosce immediatamente la strada principale del nostro paese: corso Matteotti (“a mmez la chiazza”). Era lì che si svolgeva buona parte della nostra vita di sammarchesi. In poche centinaia di metri trovavi quello che serviva per poter vivere (quasi bene). Per chi proveniva dalle traverse come via Cavour, via Carducci (la strada del Purgatorio), via Incoronata, via D’Azeglio, via Cristoforo Colombo (“la strada d Sant Mechel”), via Solferino… ci si apriva un mondo.

Decine di persone che ti venivano incontro, gli appuntamenti si davano in questo corso, o al massimo in piazza Europa (“a mmez lu chian”). Quasi tutte le associazioni e i circoli avevano le sedi in questo corso, come anche tutti i partiti: PCI, DC, MSI, PSI, PSDI, PLI e in via Zuppetta c'era Democrazia Proletaria. Non si poteva evitare: il passaggio era obbligato lungo Corso Matteotti. Anche le banche erano qui: Banca Popolare di Apricena e Banco di Napoli. Le farmacie: Guerrieri, La Selva (prima di Migliorelli), Nardella. Le chiese: Sant’Antonio Abate, Santa Chiara, La Chiesa Madre e la chiesa del Purgatorio poco distante. È chiaro che le chiese… non si possono spostare, ma le ho menzionate poiché all’epoca erano luoghi di preghiera, vivi!! C’erano decine di fedeli che affollavano queste chiese anche durante la prima “funzione” che si celebrava alle ore 7,30 di tutti i giorni.

Poche macchine parcheggiate e altrettante che di tanto in tanto transitavano lungo il corso. Soprattutto biciclette e motorini (“paperini”) occupavano il manto stradale del nostro corso. E gare improvvisate di corsa, di ragazzini che si sfidavano per vedere chi fosse più veloce. Le medicine “fresche” si potevano trovare presso la Farmacia Guerrieri (la signora), che si trovava di fronte al negozio di “Dduluvich” (Antonio Cera, emporio). All’epoca le medicine erano tutte gratis, per tutte le patologie, e spesso gli anziani che non godevano di ottima salute, per non recarsi più volte in farmacia, facevano scorte di sciroppi e siringhe di “rinforzo” (vitamine). Ragazzini che si presentavano nelle farmacie, spesso portavano dei biglietti con su scritto il nome della medicina: non tutti avevano all’epoca un’istruzione tale da saper pronunciare esattamente il nome… della molecola di quel farmaco!! Ottica Bonfitto (attualmente ottica Stilla), di fronte la sede delle ACLI, punto di riferimento per i tanti che avevano problemi di vista, e che si potevano permettere un paio di occhiali.

Non ricordo ragazzini miei coetanei, che indossassero occhiali, e non credo che questi non avessero problemi nel distinguere oggetti e persone viste da lontano. Erano tempi diversi da quelli attuali: ci si arrangiava come si poteva, i sacrifici erano tanti. Famiglie composte da prole che facilmente superava le 5-6 unità. E avevamo anche un ristorante in pieno corso: “Capuano” (vacch vacch). Una sala ricevimenti non molto ampia, ma che decenni fa ospitava anche dei matrimoni con presenza di invitati non molto rilevante. È esistito fino alla fine degli ’70. Poi anche questo ristorante a conduzione famigliare è scomparso. Durante le elezioni soprattutto comunali era molto sentita “l’aria politica che tirava” in quel periodo. Quasi di fronte ad “Amedeo gioielli” c’era la sede del partito comunista (PCI). “Bandiera rossa la trionferà…” la si sentiva ogni volta che veniva annunciato un comizio nel corso. “Compagni e compagne, lavoratori e lavoratrici, questa sera in corso Matteotti, terremo pubblico comizio, parlerà il compagno…” E fino a quando non iniziava il pubblico comizio, la tromba di color grigio topo, che “eruttava” musica e parole, non la smetteva di avvisare gli elettori e le elettrici…

E sempre in questa sede, esternamente, venivano affissi per primi, i risultati delle elezioni. E anche se il PCI non avesse vinto, l’audio di “Bandiera rossa la trionferà…”, era sempre acceso!! La sede degli Scout “int lu caforchie” di Sant’Antonio Abate era un passaggio obbligato, attraverso il quale è passata “la meglio gioventù sammarchese”. E lì vicino si erigeva come un’elegante sentinella, il commerciante Matteo Limosani, proprietario dell’omonima boutique. Di fronte c’era il “Circolo dell’Artigianato”, dove veniva affisso il manifesto del cantante che doveva esibirsi nel nostro paese per la festa di San Matteo. Fino a quando non c’era quel manifesto che pubblicizzava tale evento, non si sapeva con certezza chi fosse il cantante della serata finale della festa di San Matteo. All’epoca le serate erano tre, nel senso che per ogni serata c’era un cantante di un certo spessore. Normalmente la prima serata veniva riempita dalla musica classica, la seconda da musicisti o cantanti “che si potevano ascoltare”, e la terza serata c’era il cantante famoso “direttamente dalla Rai, Radio Televisione Italiana”.

Subito dopo l’incrocio con via Roma, c’era la sede della DC (Democrazia Cristiana), adesso la stessa sede è occupata dall’UDC. Erano gli avversari storici dei comunisti. E se i compagni sparavano dai loro altoparlanti “Avanti oh popolo alla riscossa, bandiera rossa, bandiera rossa…”; i democristiani cercavano di zittire l’inno dei “bolscevichi” locali, con un canto più mesto e quasi ecumenico: “Oh, biancofiore simbolo d’amore…” Ma non c’era nulla da fare: “Bandiera rossa” era più potente vocalmente parlando del “Biancofiore”. Quando lungo le strade del nostro paese si vedeva una “vittoretta” dalla quale venivano spinte le note di “Parlami d’amore Mariù”, e allora non c’erano dubbi: era la pubblicità della Lavanderia Nardella, la Rinnovatrice. Prima lavanderia del nostro paese, esisteva almeno dagli anni ’70. Sembrava un nostalgico canto, come quelli che pubblicizzavano pellicole degli anni ’40 portate a San Marco da proprietari quasi improvvisati di proiettori cinematografici, che molti anni prima proiettavano “li vedut” (le pellicole) nella zona di San Bernardino.

E a fianco della lavanderia un quasi simulacro, dove converrebbe mettere una targa ricordo: il posto dove veniva appeso il cartellone che pubblicizzava i film del “Cinema Pompeo”, un vero e proprio pezzo di storia del nostro paese. È l’attuale cinema comunale, e fino agli anni ’80 veniva gestito da Pompeo, un signore di origine di Lucera che portò in pianta stabile una sala cinematografica a San Marco. Il cinema Pompeo ha proiettato tutto quello che si poteva proporre ad un pubblico cinematografico: western, sentimentale, musicale, karate e anche porno negli ultimi anni di attività. E all’angolo, sempre con via Roma, dove adesso c’è un negozio di calzature, a quel muro veniva affisso il cartellone di un altro cinema, Piccirella. Era all’epoca la sala cinematografica più grande della provincia, prima dell’avvento delle sale Cicolella e Ariston di Foggia. Il nostro cinema era quello di “elite”: si proponeva la stagione cinematografica ufficiale, anche se molti film arrivavano un anno dopo l’uscita nazionale. Ma nulla toglieva alla qualità di questa sala.

Il cinema Piccirella era anche un ottimo teatro, con una capiente sala e un palco non indifferente. Poi, anche questa bella realtà sammarchese è scomparsa. Peccato. “Central Bar”, il locale che attualmente è un ex genere alimentare “da Catarrar”, negli anni ’70 questo bar formava anche una squadra di calcio amatoriale che partecipava al torneo cittadino, ed era l’acerrima nemica di un’altra compagine, quella del “Bar Nota”, poi diventato “Real Bar”. Due locali che hanno fatto, anche loro, la storia di corso Matteotti. Insieme al “Bar Ginetto” che si trovava più giù, dove adesso c’è il locale “Dolce Vita”, anche il signor Ginetto organizzava una squadra di calcio per il torneo cittadino, e nella sua vetrina esponeva le coppe che venivano poi assegnate alla fine del torneo: primo classificato, secondo, terzo, alcune medaglie, capocannoniere, e la tanto agognata Coppa Disciplina, assegnata alla squadra che riceveva meno ammonizioni durante tutto l’arco del torneo di calcio.

Le schedine del Totocalcio si giocavano, soprattutto il sabato pomeriggio, “da Stoduto”, un’edicola-tabacchino-ricevitoria che si trovava dove fino a pochi mesi fa c’era l’edicola Napolitano. Anche Stoduto è stato un’istituzione, non solo per il corso, ma per tutto il nostro paese. Giocare la schedina alcuni decenni fa, era come quando si entra in chiesa e ci si va a confessare. Si prendevano le schedine e iniziava il rito di… premonizione. Si cercava di leggere il futuro, cercando di indovinare tutti e tredici i risultati finali delle partite della domenica successiva. E per sapere le quote dei “tredici” e “dodici”, bisognava aspettare il martedì successivo, leggendo tali importi da ritirare da parte dei vincitori, sui quotidiani. Più giù a sinistra, scendendo il corso, c’era il fotografo Aurelio. Con i suoi cartonati che raffiguravano a grandezza naturale, il profilo di Gesù, la Madonna, un angelo; messi in posa nell’atto di porgere l’ostia al bambino che aveva appena ricevuto per la prima volta l’Eucarestia in chiesa, e poi tutti dal fotografo. Il tutto ritratto in bianco e nero.

E poi tanti altri commercianti e personaggi che affollavano il nostro corso principale. Non conosco tutti, anche perché la mia età è avanzata, ma non di tanto… Si respirava un’aria diversa, sembrava sempre festa, era come se ci fosse sempre qualcosa da fare o da capire, tanti anni fa. Lungo il corso c’erano gli ultimi saluti della sera dei fidanzati che rincasavano, c’erano i genitori fuori dalle proprie abitazioni per vedere se i loro figli stessero rincasando. C’era gente che sapeva cosa fare domani, ma anche tanta gente che non riusciva nemmeno ad avere il concetto di “giorno dopo”. Era tutta un’altra vita, non sappiamo se migliore o peggiore di questa che viviamo adesso. Gli anni che passano lasciano sempre dei ricordi che il tempo li colora sempre di più. Di rosa. Quando si ricorda il passato, tutto quello che ricordiamo è come quando si vede una cartolina con i bordi rosa, e che piano piano quel colore invade tutta l’immagine. Così mi piace ricordare il nostro corso: tutto rosa. Dove la gente che passeggiava veniva invasa dai raggi del sole che hanno un colore che sbiadendo, nel tempo, non perde come resa. Ma acquista tonalità diverse, come i ricordi che ognuno di noi ha.

 
Soundtrack: “Una spina e una rosa” - Tony Del Monaco
Film recommended: “Baaria” di Giuseppe Tornatore
Book recommended: “Il bar sotto il mare” di Stefano Benni
 
 
Mario Ciro Ciavarella Aurelio