Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 26 aprile 2021 - Tutta colpa del Superenalotto. È stato lui ad uccidere la schedina, quella del “13”. Quella della domenica pomeriggio che inchiodava milioni di italiani alla radio per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”. Era da quella trasmissione che sapevi se fossi diventato milionario (in lire). Raramente miliardario (sempre in lire).E il martedì successivo sapevi quanto avevi vinto, non solo con il 13 ma anche con il 12. Ora, il rito della radiolina attaccata all'orecchio non esiste più, veramente non esiste almeno da una quindicina d’anni.
Da quando, non solo il Superenalotto, ma anche tanti altri concorsi a premi settimanali, prima, e quasi giornalieri dopo, hanno dato il colpo di grazia al Totocalcio.La schedina veniva compilata a mano. Con la penna si poteva scegliere tra X, 1 oppure 2. A seconda se volevamo pronosticare la vittoria, pareggio o sconfitta di una squadra o dell’altra. Era un rito, la compilazione della schedina, che si consumava soprattutto il sabato pomeriggio. Quando si andava nelle ricevitorie e si controllava per l’ultima volta la giocata fatta.Non c’erano computer che ti controllassero un eventuale errore di compilazione: dovevi essere tu a scrivere esattamente allo stesso modo, la “figlia” e la “matrice” della schedina. Calcoli molto improbabili accompagnavano la compilazione di quel pezzo di carta che somigliava quasi ad una “carta velina”: era molto sottile, quasi trasparente.
Con sotto, spesso, la pubblicità dell’Ovomaltina, Cynar, Fernet Branca, oppure una pubblicità progresso dei “Giochi della Gioventù”.La radio da dove venivano annunciati i gol, in casa era messa su un comò: all’altezza dell’orecchio. Oppure su una scrivania, dove eravamo seduti, e dove pochi minuti prima erano sistemati i libri di scuola. Con una lampada che illuminava la schedina che pian piano, si riempiva di segni. Aggiornati man mano che gli incontri andavano avanti. Già alla fine del primo tempo si poteva fare un resoconto sull’eventuale “13” in vista. E spesso, dopo i primi 45 minuti di gioco, la vincita era lontana. Solo verso la fine delle partite c’era una specie di sprint finale che ci faceva ben sperare che si potesse arrivare anche ad un “12”. Se a pochi minuti dalla fine degli incontri il nostro risultato era, tipo, 8 incontri indovinati; allora si era tentati di strapparla e di girare canale radiofonico. O di andare a vedere in tv “Domenica in”, in attesa che uscisse Paolo Valenti di “Novantesimo Minuto”, con la colonna del Totocalcio, quella definitiva.
La schedina del Totocalcio era un modo per avvicinarsi al Mito: come quando Teseo andava incontro al Minotauro per ucciderlo. Oppure come quando Ulisse si fece incatenare per ascoltare il canto delle sirene. Allo stesso modo “affrontare” la schedina era quasi una sfida che andava al di là della vincita di un premio in denari. Ma era anche un modo per noi umani di essere più imprevedibili del Caso o della Fortuna. Un modo di dimostrare la nostra superiorità senza l’aiuto delle Divinità. L’Uomo facendo 13 aveva sconfitto tutti!!! Altri uomini e gli Dei!! C’erano partite di serie A e serie B. Raramente quelle di serie C. Parliamo di alcuni decenni fa. Poi tutto precipitò, con una rapidità che forse nessuno riuscì a seguire con esattezza. E adesso si ritrovano, quei 38mila italiani che inseguono non più il “13”, ma il “14”. Forse non tutti sanno che… si vince il premio più importante facendo “14”. Su una schedina che non ha più stampate le partite, ma vuota: gli incontri sono riportati su un altro foglietto che l’edicolante ti dà a parte. E tu devi mettere delle croci sulla schedina vera e propria, come se compilassi una schedina del Superenalotto o di qualsiasi altro gioco di scommesse.
Già dire che bisogna fare “14”, non suona bene. Non c’è più l’abbinamento con il giorno 13 di Sant’Antonio, che ti aveva “procurato” quella vincita. Con il 14 da raggiungere non sai… a che santo votarti. È un numero… vuoto, senza un particolare significato. Anche chiedere alla ricevitoria se ha delle schedine da darti, è una richiesta… fuori luogo. Come dire, ma hai tempo da perdere con il Totocalcio?? Ormai per cercare la fortuna ci si butta su altri giochi, dove magari le possibilità di vincita sono inferiori, ma se azzecchi i numeri giusti stai a posto per tutta la vita!! Forse sentiamo la nostalgia degli echi che giungevano dalla radio, dallo speaker che urlava per far arrivare la sua voce ai radioascoltatori, per dire che quella squadra aveva segnato all’ultimo minuto, con conseguente ribaltamento della colonna vincente: facendo diventare in un secondo, milionari alcuni, e non più ricchi altri che temevano proprio quel risultato appena annunciato dallo speaker dalla radio.
In pratica i risultati della schedina seguivano quasi la linea di un elettrocardiogramma: misuravano con quale intensità gli scommettitori vivevano i gol annunciati in radio. Il 13 allungava la vita. Ma un 13 mancato per poco… forse l’accorciava.