Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, giovedì 11 marzo 2021 - Da appena poche ore, avevamo capito la gravità dei fatti. Gente addetta all’ordine pubblico, bloccava cittadini che quasi ignari, sfidavano l’ordine di “non uscire di casa”. Uno strano coprifuoco che durava per 24 ore. Inizialmente per un mese, poi un altro. E poi di nuovo tutti fuori!! Ma prima della “libera uscita autorizzata”, siamo rimasti dentro le nostre case ad aspettare che il nemico invisibile andasse via. Senza che nessuno sapesse come e quando. Poi andò via, d’estate.
Ma dopo pochi mesi ritornò, con la stessa prepotenza e pericolosità di inizio anno. Tutti ai domiciliari!! Senza aver commesso reati!! Ma sicuri di espiare una “colpa” commessa lontano da noi, forse in Oriente. Da dove giungevano notizie di un virus di difficile catalogazione. Ma poi sapemmo tutto di quel morbo. E tutti siamo diventati degli esperti in virologia!!! Mettendo in discussione anche i pareri dei veri virologi, che spesso non sanno ancora darci spiegazioni su quello che sta succedendo!!
E allora ci siamo guardati intorno. Dentro le nostre mura. Fotografando con il telefonino tutto quello che potevamo. Al primo posto le librerie: piene di libri mai nemmeno aperti!!!! Salotti, divani, balconi (da dentro e da fuori), finestre (da dentro), cucine, i ripostigli no: non c’era molto di cui vantarsi, lampadari, e tutto ciò che potevamo mostrare agli amici virtuali sparsi per il mondo.
Ma poi, riflettendoci sopra, iniziammo a fare considerazioni molto interessanti: mura domestiche, che hanno visto piangere e ridere intere famiglie. Quando la vita scorreva come doveva: senza intrusi che fossero biologici o di pensiero. Ma solo parole anche gridate, oppure sussurrate, di quando non c’era il pericolo di essere invasi da qualcosa che non “fosse previsto” dalla logica degli uomini. Adesso anche queste mura sono diventate “nemiche”: immortalate e quasi imprigionate dentro degli aggeggi tecnologici. Ma occupate da suppellettili che le danno un po’ di anima: come se un divano o un mobile antico potessero essere considerati delle persone che occupano parte delle nostre vite. Mobili che non hanno solo la parola!
Ci siamo avvicinati a salotti quasi per convincerli di dare “il meglio di sé stessi!” Come se fossero membri della nostra famiglia, abbigliati come in un giorno di festa: “Mi raccomando, divano, mettiti bene in mostra che queste foto rimarranno per molto tempo. Su di te, per ora, non si siederà nessuno che non sia di questo nucleo famigliare. Approfittane!!”
Librerie tirate a lucido, dopo aver spolverato decine di libri, dei quali forse abbiamo letto solo il titolo stampato sul dorso. Abbiamo preso in mano quei libri, sfogliandoli (non aprendoli…) messi in posizione, e poi… click. La foto è fatta!! avanti un altro pezzo di arredamento. Forse qualcuno si sarà sorpreso prendendo in mano qualche libro e aprendolo, avrà letto quasi per sbaglio il sommario: una serie di fatti accaduti tempo addietro, dove si raccontavano gesta di soldati in guerra. La Seconda Guerra Mondiale. Gli schieramenti: chi contro chi. E per puro caso seppe che la guerra era finita con la sconfitta degli italiani(?!)
I quadri non sono stati tra i soggetti più scelti: pochissimi scatti fatti e messi su facebook. Strano. Forse perché non si usano poi così tanto, come si faceva tempo fa, quando ogni casa era tappezzata da quadri anche molto antichi (“ncassciat”). Le piante sono state immortalate penso da quasi tutti i “reclusi in casa”, secondo me tante piante erano false, di plastica, oppure erano foto vecchie e riprese per l’occasione.
Pochi televisori fotografati, lo stesso dicasi degli stereo, forse adesso non sono poi così in auge come decenni fa. Quando lo Stereo era il Re della Casa!! Chi aveva lo Stereo in casa era ricco!!! Lo Stereo quello buono, doveva costare un milione di lire!! E quello sì che sarebbe stato fotografato, se la pandemia fosse arrivata negli anni ’70!!! Adesso si fotografano i ragazzi con gli auricolari, e si mette come sottofondo quella canzone ascoltata: troppo poco per gli ex ragazzi degli anni ’70.
Le cucine. Anche queste non molto immortalate, forse perché vengono già ritratte quotidianamente, anche senza pandemia. Lo stesso dicasi del servizio di piatti da dodici!! (esiste ancora?) Giusto un anno fa, fotografavamo le nostre dimore, per farle conoscere agli amici e farli partecipi della nostra “clausura sociale”, fatta per il bene di tutti.
Giusto un anno fa, ingannavamo il tempo anche in questo modo: fotografando le nostre vite composte anche dall’arredamento. Che ci fece compagnia. Per due mesi. E poi fuori. Per vivere come prima. E adesso, da alcuni mesi, viviamo come “prima” e come durante la pandemia. Ci siamo lasciati alle spalle, come oggetti da fotografare, gli arredi. E speriamo di non dover pensare cos’altro immortalare in futuro, se la pandemia continuasse peggiorando. Sarebbe un bel problema…
Mario Ciro Ciavarella Aurelio