Marisa Giuliani
San Marco in Lamis, lunedì 8 marzo 2021 - Se parli di uvetta pensi a quell’ingrediente magari non comune e, se utilizzato, viene ben calibrato nella dose e nella scelta degli abbinamenti. Se parli di uvetta io penso all’essere indipendente e quasi raro, che fai fatica alle volte a trovare in una scodella di cereali. Proprio questo processo di difficile omologazione e di impopolarità dell’ingrediente di cui stiamo parlando, ispirò Tori Amos la canzone Cornflake girl, un brano musicalmente carico di virtuosismi, di profonda conoscenza del mondo classico e del genere jazz, ambienti molto familiari all’artista prodigio che a soli 5 anni vinse una borsa di studio in un conservatorio americano.
Il suo essere non-conformista nella vita reale ben si riflette nei suoi brani, come questo che trova ispirazione dal romanzo Possessing the Secret of Joy di Alice Walker, che narra la storia di una donna africana e dell’infibulazione, un rito così macabro di una tradizione così atroce da rendere le donne schiave anche della mancanza di solidarietà da parte delle donne stesse, come pare che avvenga sotto il consenso delle madri.
Non sarà questo post a ricordare la sofferenza di una simile barbarie, non oggi affronteremo questo tema che abbiamo ricordato come ogni anno il 6 febbraio scorso, ma vorrei sensibilizzare voi lettori proprio nella giornata nella quale tra mimose e spogliarellisti ormai orfani delle tante donne che aspettavano l’8 marzo per affollare ristoranti e discoteche, che le donne vivono il resto dell’anno in una società ancora profondamente maschilista. Non sono tra quelle persone che asseriscono “la donna va festeggiata tutto l’anno”, anzi sostengo “meno male che esiste l’8 marzo!” perché tanto il resto dell’anno è la donna bionica, multitasking e ahimè, alcune volte, sfruttata se non addirittura vittima.
Attraverso il video musicale della canzone Cornflake girl, versione americana, notiamo come Tori Amos contrappone le donne puritane e conformiste che chiama "ragazze cereali"(cornflake girls) a quelle indipendenti per l’appunto “ragazze uvetta” (raisin girls) che non si uniformano agli stereotipi e che preferiscono stare dall’altra parte, difficili da trovare nella società oggigiorno proprio come l’uvetta tra i cereali. Le prime sono le donne paragonate al pane bianco, industriale di quello che è solo apparenza ma niente sostanza, contrapponendolo al gustoso pane artigianale.
Quest’oggi il nostro viaggio si ferma in ogni casa dove ci sia qualcuno che si prenderà cura di questa “ragazza uvetta”, magari saranno i mariti, i figli, i papà, i fidanzati, le mogli, chiunque possa far sentire unica quell’uvetta rara ma tanto buona da star bene sia col dolce che con il salato. Questo post è per voi che farete sentire unica la vostra donna, che riceverà da voi la mimosa, che troverà un giorno di relax per fare videochiamate di piacere (e non solo la DAD), e magari ordinerete del cibo d’asporto, un dolce preso in pasticceria. Qualora vogliate sorprenderla vi lascio una ricetta davvero facile, ma ricordatevi poi di lavare i piatti!
Ingredienti
- 220 gr di farina 00
- 100 gr di zucchero
- 80 gr di burro
- 1 uovo
- 1 cucchiaino di lievito per dolci
- 120 gr di uvetta
- 1 limone
- 2 cucchiai di acqua (per ammorbidire l’uvetta)
Istruzioni
Per prima cosa mettiamo l'uvetta in una ciotola con 2 cucchiai di succo di limone e due cucchiai d'acqua. Mettiamo in una ciotola la farina, il lievito, lo zucchero, il burro morbido, la buccia grattugiata di limone e l'uovo. Impastiamo fino ad avere un composto omogeneo, aggiungendo l’uvetta strizzata. Formiamo delle sfere che cuocendo si appiattiranno e le poggiamo su di una teglia con carta forno. Inforniamo a forno statico preriscaldato 180 gradi per 10/15 minuti. Il tempo di cottura varia a seconda delle dimensioni delle sfere. Dopo aver sfornato i nostri biscotti, lasciamoli freddare su di una grata prima di servirli.