Mario Ciro Ciavrella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 12 ottobre 2020 - Ci sono delle strane storie che non riesci a capire se hanno una logica che possa darti una direzione che possa farti dire: “E' giusto così”. Come vivere in un modo che quasi esclude la vota sociale, ad appannaggio completo a dio. Alla spiritualità e a tutto ciò che non è visibile. Ma con la mente spesso ci si assenta per rivolgere tutti i sensi verso l'invisibile.
È l'invisibile che a volte ci pone delle domande. Spesso senza risposte. Come quando cerchiamo delle risposte su internet, soprattutto in ambito medico: le risposte ci sono, ma sono troppe!! chissà quale sono quelle giuste! Chiediamo a internet se domani pioverà o meno, se il virus (quello attuale) domani ucciderà più o meno di quante persone ne ha uccise oggi, e vogliamo sapere da internet se è vero che l'America è stata scoperta da Cristoforo Colombo oppure prima ci sono arrivati altri (a loro insaputa).
La verità la cerchiamo lì: sui computer. Ed è proprio da questo nuovo mezzo informatico che inizia la storia di un ragazzo, Carlo Acutis.
È saltato improvvisamente alla cronaca pochi giorni fa dopo l'apertura della sua tomba. Come specificato da monsignor Sorrentino, il 23 gennaio 2019 il corpo è stato riesumato ed è stato trovato nel normale stato di "trasformazione cadaverica". Nonostante questo, visto che non sono passati molti anni dalla sepoltura, il corpo di Carlo "aveva le varie parti ancora nella loro connessione anatomica".
“Per consentire quindi ai fedeli di poterlo vedere, sono state utilizzate alcune tecniche di conservazione e integrazione con cui solitamente vengono trattati i corpi dei beati e dei santi che saranno poi esposti per la venerazione dei fedeli. Quest'operazione è stata svolta con arte e amore. Particolarmente riuscita la ricostruzione del volto”, così conclude il monsignore. (Diciamo questo per informare il gentile pubblico che l'incorruttibilità del corpo non fa santo il possessore del corpo stesso!!)
Acutis ha sempre avuto la passione per l'informatica già da piccolissimo, così come dicono i suoi genitori, un bambino molto attratto anche dal soprannaturale, tanto da convertire la madre stessa a credere!! Doti che senza dubbio provengono dall'alto, come la fede. Ed è il primo beato che ha un profilo facebook!! sono i santi del “dopo 2.000”. Una nuova specie umana che creerà interessanti novità per l'evangelizzazione che verrà.
Centinai di anni fa c'erano i missionari che partivano per terre lontane e selvagge per evangelizzare quei popoli, adesso con la straordinaria possibilità che abbiamo con internet, la santità sarà accertata e promulgata tramite internet. Carlo Acutis ha sfruttato al meglio questa possibilità tecnologica e ha attirato frotte di giovanissimi verso dio, con i suoi messaggi e le sue opere pubblicizzate informaticamente.
È stato un ragazzo molto sfortunato: è morto a 15 anni nel 2006 per colpa di una leucemia fulminante che lo ha spento nel giro di poche ore. E da quel momento nella mente dei genitori e degli amici che lo conoscevano benissimo, si sono aperte vaste praterie piene di ricordi su quello che fece e disse il povero Carlo.
Non stiamo qui ad elencare le sue straordinarie e inspiegabili visioni che ebbe anche sulla sua vita (ci sono altri articolo scritti da altri per questo), ma la straordinarietà di questo ragazzo è consistita anche nel saper far veicolare la bontà degli uomini (non tutti) attraverso il web. È riuscito a giungere a tutti, senza secondi fini, se non quelli di essere fedele a dio e di fare del bene. Non vendeva indulgenze, non toglieva i peccati dietro ricompensa (sic), ma raccontava della sua vita, della bellezza nel fare del bene.
Di offrirsi agli altri da sempre. Come per sempre rimarrà negli hard disk di milioni di computer e nella memoria di Google per l'eternità. Oggi siamo tutti “famosi” grazie ad internet. Ma non tutti lo saranno per sempre. Come i santi. Loro lo saranno per sempre: le loro vite sono state scritte su centinaia di libri, e da adesso anche su milioni di file resterà tutto quello di buono che hanno fatto. Pace e bene.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio