Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, martedì 7 luglio 2020 - Il telefono che squilla oltre trenta volte: ossessione onirica o realtà? Oppio, sogni, tempo. Non si riesce a capire bene se quello che si vive in questo film sia successo davvero, oppure il tutto sia frutto della mente del protagonista, Noodles, un gangster nell’America degli anni ’30. Dopo una vita fatta di disgrazie, omicidi, fughe e tutto ciò che possa animare un’esistenza di un uomo non più libero di vivere.

E tra il presente e il passato, in mezzo ci sono le vite di almeno altri 7-8 protagonisti che danno vita al film “C’era una volta in America” (1984) di Sergio Leone, il più bel film di tutti i tempi. Dove si può assistere ad una dichiarazione d’amore con le parole del Cantico dei Cantici, libro biblico attribuito a re Salomone. Dichiarazione fatta da Noodles a Deborah, la donna mai amata, ma sempre desiderata. I due li ritroviamo di notte su una spiaggia di un albergo, dove precedentemente, per l’occasione venne prenotato da lui, solo per loro due, con i tavoli apparecchiati tutti allo stesso modo e l’orchestra che suona solo per Noodles e Deborah la straordinaria “Amapola”.

 “Cosa hai fatto in tutto questo tempo?” “Sono andato a letto presto”, è la risposta di Noodles alla domanda di Deborah, dopo averlo rincontrata oltre 60 anni dopo. Deborah è stato il grande amore di sempre di Noodles, ma mai ricambiato, poichè cattivo. La storia si svolge in un arco temporale lunghissimo, dove tra omicidi, rapine, tradimenti tra il protagonista e il suo amico-nemico Max, si snoda anche  la storia d’amore che dà un tono, a tratti, meno violento.  

 In questo film c’e tutto quello che l’umanità ha vissuto e vivrà: amori, delusioni, vendette, ma c’è sopratutto il Tempo. Lo scriviamo con la “t” maiuscola per dargli un’entità primaria: è lui il vero protagonista del film. Il tutto si snoda su almeno tre piani narrativi temporali, con Noodles quando era ragazzino, poi adulto e infine anziano.

 Ma alla fine del film si risveglia in una fumeria d’oppio, dove era cominciato il film, quando veniva svegliato da quegli interminabili squilli   di un telefono. Si dibatte ancora se questa storia sia realmente accaduta oppure se nel film vediamo un sogno, quello di Noodles, che vorrebbe che tutto quello sognato fosse accaduto o accadesse. Oppure è tutto reale, e lui sta ricordando la sua vita e quella degli altri protagonisti della storia.  

 È in sintesi una ricerca del tempo perduto. Si cerca ritornando indietro sui luoghi dell’infanzia e della gioventù, di rivivere i momenti di una volta. Solo che quelli di una volta sono quasi tutti morti, e quei pochi che sono in vita non sono più tuoi amici, ma i tuoi nemici. Magari ora ricchi e famosi.

 È una ricerca del passato in fondo inutile, ma doverosa, da parte di un uomo che ha buttato via la sua esistenza non pensando mai alla sua redenzione, ma solo servendosi del suo istinto di sopravvivenza. L’amicizia in questo film ha un duplice aspetto: vera, ma anche vendicativa. I protagonisti, tutti gangster, non riescono a selezionare le vari fasi delle loro vite per poter dire: questo è giusto e questo è sbagliato. Non lo fanno poiché non hanno, non solo il Tempo, ma nemmeno un’analisi logica delle loro azioni.

 Tutto il film è permeato dalle straordinarie musiche di Ennio Moricone, componendo semplicemente la più bella colonna sonora di tutti i tempi. Dove straordinarie e struggenti melodie, interagiscono con momenti molto duri e violenti scatenati dai protagonisti della storia. Una musica su tutte: “Il Tema di Deborah”, struggente, ammaliante, unica musica che non ha rivali in tutta la storia del Cinema mondiale!!! Solo questa sinfonia vale almeno quanto tutto il film. Ennio Morricone, unico caso, aveva già scritto e musicato il film, quando lo stesso veniva girato: la troupe infatti ascoltava la colonna sonora del film mentre gli attori erano sul set.  

 Gli attori principali sono tutti straordinari: Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Joe Pesci, Burt Young. Fotografia di Tonino Delli Colli. Costumi di Gabriella Pescucci

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio