Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, giovedì 18 giugno 2020 -  Quando si è piccoli si crede che il posto dove si nasce e si vive, possa essere il centro del mondo!! E lo si crede fino ad una certa età. Che non deve essere necessariamente quella infantile. Anche in gioventù “avanzata” si percepisce ancora la sensazione che quel tuo paese possa essere al centro del pianeta, dove tutto scorre come Natura detta e la gente è quasi perfetta.

Nel tempo questa sensazione rimane impressa nella mente attraverso “cartoline cerebrali”: ogni tanto dei flash appaiono e ci mostrano monumenti, personaggi, momenti particolari del nostro paese e anche fatti non troppo felici. Ma che hanno segnato la nostra esistenza fino a quel momento.      

Poi, qualcosa cambia, in molti di noi, e si parte. Qualcuno ritorna. Moltissimi no, rimangono dove si trovano anche da decenni. E si va avanti così. Viviamo le nostre vite che spesso non abbiamo deciso noi, ma la Necessità! Una strana voglia, non sappiamo di chi, che detta le vite di tutti. Non diciamo destino: non avrebbe senso, ma uno strano e casuale miscuglio di eventi che alla fine ci dice come e dove vivere.

Quando posto dei miei articoli su San Marco, mi accorgo che molti sammarchesi che da tempo non abitano più qui, seguono con attenzione quello che scrivo, a volte mi correggono, a seconda dei “gusti personali” sull’argomento trattato. E spesso hanno le mie stesse sensazioni su storie e personaggi del nostro paese che non ci sono più da tanto tempo. 

È la memoria di un popolo che unisce!!

Quello che all’Uomo interessa è soprattutto il passato: è in quel momento che si tirano le somme su quello fatto. Non è tanto il presente, ma il passato, anche quello trascorso da pochi mesi. È come se facessimo una sommatoria di quello che ci è capitato!! (è poco quello che facciamo…)

L’ultimo post che ho messo su facebook è stato quello sulla fontanella del convento di San Matteo, e sinceramente non credevo che vedendo solo quel “manufatto” locale accompagnato da una storiella inventata da me come didascalia, potesse scatenare tantissime reazioni positive, molte con commenti dove si testimoniava di come, anche loro, tutti sudati, si sono serviti dell’acqua della fontana fotografata.   

Voglio dire, è bastato mettere su internet un pezzo della storia del nostro convento per far svegliare in molti di noi la nostalgia, il ricordo, il sentimento, forse una lacrima, magari la visione di una persona incontrata proprio vicino… a quel rubinetto!! È bastato poco per far confluire in un solo posto, in un angolo di facebook, centinaia di sammarchesi fuori sede che hanno testimoniato l’importanza di quella piccola fontana in pietra!!

La “stranezza” di questo fenomeno fa pensare molto: le origini di ognuno di noi sono assolutamente incancellabili!! Anche se molti dicono che vivono benissimo (e io sono contento per loro) dove si trovano da una vita. Poi quando vedono una pietra del loro paese, qualcosa scatta nella loro mente. Ma io direi, nella loro coscienza!!

Eh sì: ad un certo punto entra in scena la coscienza!! Lo dico in senso buono, ci mancherebbe. È con la coscienza che ognuno di noi che bisogna “fare i conti”: è lei che ci dice chi siamo e che ruolo abbiamo avuto fino a quel punto nel mondo. E spesso il nostro mondo è il nostro paese natio e dove siamo cresciuti.

Come si fa a mettere da parte decine di amici, momenti vissuti su un campo sportivo, la strada dove siamo cresciuti, il viale dove si iniziava a “diventare adulti”. Non è possibile cancellare “tutto quello che c’è stato prima”. La nostra coscienza si è formata proprio su quelle pietre che vediamo su una fontanella, nella villa comunale, su una maceria, su una panchina, e anche su qualche pietra… presa in fronte (ma piccola…)

Direi che non esistono sammarchesi in sede e fuori sede. Esistono i sammarchesi che vivono dove è capitato che vivano, dove la Necessità ha dettato. Ma in fondo viviamo tutti nella stessa città, molto grande. Che va abbastanza oltre la Valle di Stignano e il convento di San Matteo. I confini di San Marco girano intorno. Fino ad abbracciare tutto quello che è possibile. Sono braccia che si allargano partendo dalla Padula per poi ritornare sempre lì. Dopo aver girato per abbracciare tutto il pianeta. E salutato tutti i sammarchesi. E loro ci rispondono mettendo “mi piace” ai post dove ci sono foto che ritraggono la nostra città. Soprattutto quelli che ci mostrano com’era il nostro paese.

In quelle foto ci sono anche i pensieri di tutti noi. E i pensieri sono Ovunque. Senza confini.

Soundtrack: “Amara terra mia” - Domenico Modugno

Film recommended: “I cancelli del cielo” di Michael Cimino

Book recommended: “City” - Alessandro Baricco

Mario Ciro Ciavarella Aurelio